mercoledì 28 febbraio 2024

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

DA UNA FEDE DI MERCATO A UNA FEDE AUTENTICA


Continua il nostro itinerario quaresimale. Questa domenica siamo in compagnia dell’evangelista Giovanni che ci presenta Gesù desideroso di celebrare la festa di Pasqua, così come si esprime il Salmista: «O Dio, meditiamo il tuo amore nell’intimo della tua dimora» (Sal 47,10).
Ci ritroviamo tutti insieme nel Tempio con Gesù. In questa dimora sacra ci andiamo con il nostro bagaglio, presentiamo il bagaglio della settimana trascorsa e ci ricarichiamo del suo amore per iniziarne una nuova. Ma qualcosa non va. Gesù si sente urtato fortemente a causa di una sorta di “piazza affari” che non rispetta il Tempio, che distoglie da quell’essere immagine e somiglianza di Dio, che distoglie dal ricercare Dio e il suo amore, che distoglie dalla crescita interiore con Lui. Queste persone Gesù le caccia fuori perché vivono solo i propri interessi. Non hanno rispetto per il luogo sacro. Non vogliono crescere interiormente.
Quello che accadeva al Tempio ai tempi di Gesù, in qualche modo era legalizzato ma scandalizzava Gesù. Anche la stessa preghiera era sterile ma lo è anche oggi. Dio si amava e a Lui si elevava preghiere offrendogli in sacrificio un capretto, un bue, dei colombi, accompagnati da una preghiera e questo è il rischio che corriamo ancora oggi: una fede annacquata dalla realtà mondana.
Quanto mercato nelle nostre chiese ancora oggi? Chi usa la chiesa come se fosse la piazza per un comizio. Chi imperterrito, nonostante i richiami, fa uso del cellulare. Chi chiacchera col vicino di banco. Chi sta a criticare. Un modo oltraggioso e blasfemo. Questo è il simbolo della frusta fatta da Gesù e per questo rovescia questo “tavolo”, questo modo di comportarsi. Ognuno potrebbe dire: “Ma lo fanno tutti perché non lo posso fare io!”. Questo è vero e significa che queste persone non mettono Dio al centro della loro esistenza. Significa che non hanno rispetto del luogo sacro, che sono maleducati.
Gesù dà il suo stop sul modo di relazionarci con Dio. «Quando i profeti parlavano di prostituzione nel tempio, intendevano questo culto, tanto pio quanto offensivo di Dio» (S. Fausti): “io ti do preghiere e offerte, tu mi dai lunga vita, fortuna e salute”. Pensiero di ieri ma anche di oggi e se il sacerdote la pensa diversamente, richiama l'altro alla vera fede, allora è uno che “fa perdere la fede”… sempre se stiamo parlando di fede vera e sincera secondo Dio.
In questa tappa quaresimale siamo chiamati a interrogarci sul tipo di fede che viviamo: una fede attaccata a ciò che è sterile oppure una fede verso Colui che ha con la sua risurrezione ha vinto la morte. Siamo chiamati a vivere la quaresima non come un tempo morto ma un tempo in cui vivere la vera fede.
Gesù oggi si arrabbia perché ci sta una fede sterile, abitudinaria, non entusiasta. Ci sta una fede del “do ut des”, una fede di mercato.
Gesù con il suo arrabbiarsi ci dice che il rapporto con Dio si fonda nella gratuità e non nello scambio. Ci ricorda la preghiera del Padre nostro che abitualmente recitiamo dicendo “sia fatta la tua volontà” e quindi non la nostra e perché lo diciamo se poi la nostra preghiera non è vita? Se poi continuiamo a mettere al centro noi stessi?
Questa domenica ci viene chiesto di fare il passaggio da una religiosità che non conduce da nessuna parte a una fede viva, calda. Ci viene chiesto di lasciar cadere quelle immagini fasulle che abbiamo su Dio. Ci viene chiesto di lasciarci sferzare dal Signore perché ci purifichi dai vizi per poter passare dal Dio che abbiamo in testa al Dio di Gesù. Diversamente non concluderemo nulla perché, anche se l’amore di Dio è gratis, non ha però pretese, arroganze, ricatti e quant’altro di simile. L’amore di Dio richiama all’umiltà del cuore che non è una conquista ma un dono e in quanto tale va invocata. Papa Francesco ci ricorda che “solo l’umiltà è la via che ci conduce a Dio e, allo stesso tempo, proprio perché ci conduce a Lui, ci porta anche all’essenziale della vita, al suo significato più vero, al motivo più affidabile per cui la vita vale la pena di essere vissuta”. Facciamo nostra la preghiera di Sant’Anselmo (1033-1109): «Signore, insegnami a cercarti. Mostrati, quando ti cerco. Non posso cercarti, se tu non mi insegni; né trovarti, se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti! Che io ti trovi cercandoti e ti ami trovandoti!» (Proslogion, 1). Ecco come si rapporto un buon cristiano: dal purificare il suo cuore da quanto lo allontana da Dio a un cercarlo in piena umiltà, come un innamorato e non come l’amico a cui chiedere qualcosa in cambio di favori. La preghiera, infatti, non è uno spazio per accaparrarsi Dio ma un lasciarsi afferrare da Lui. Allora, insieme al Salmista potremo pregare così: «Signore, il mio cuore non ha più pretese, e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal 130).
Questo cammino umile ci mostra la vera relazione con Dio, il vero Tempio di Dio, così come si esprime san Paolo «voi siete il Tempio di Dio» (cfr. 1Cor 3,16-17) e questo per ricordarci semplicemente che il nostro cuore, la nostra coscienza sono l’unico e vero Tempio. Per questo non possiamo barattare la nostra esistenza. Per questo non possiamo buttare la nostra vita in mezzo alle logiche perverse del mondo. Per questo non possiamo svendere i nostri cuori, la nostra dignità, la nostra libertà, la nostra speranza per una fede vera per una vera vita in cambio di idoli falsi. Il Tempio di Dio è ogni vita umana e chi disumanizza l’umano profana Dio.
Ci dia il Signore il dono dell’umiltà per essere così capaci di valutare ciò che veramente conta nella vita. Ci dia il suo amore per scoprirci sempre più amati e amare come ama Lui.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!