giovedì 31 luglio 2025

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

ARRICCHIRSI DAVANTI A DIO!


Continuiamo il nostro percorso di fede con Gesù verso Gerusalemme. Camminare con Gesù significa seguirlo in tutto e per tutto. Non è così semplice ma ci disponiamo ad ascoltare la sua Parola per farla nostra, vita della nostra vita.
In questa XVIII domenica del Tempo Ordinario, il Vangelo odierno raccoglie un messaggio esplicito, per ciascuno di noi, per la società, per tutti.
Anzitutto la Parola ci invita ad aprire la mente all’intelligenza delle Scritture, proprio in un tempo in cui ogni parola può essere superflua per una scelta concreta di vita, seria ma che diventa sempre più urgente ribadire l’importanza della Parola di Dio per chi vuole vivere la propria vita alla luce della Fede.
Le situazioni della vita hanno creato una rottura con la fede. Il periodo vacanziero è talmente spensierato che la ricerca di riposo, di un po’ di refrigerio è fortemente desiderato tanto da abbandonare, pur momentaneamente, la nostra fede.
In questa evasione della vita, la liturgia della Parola di questa domenica si apre con «vanità delle vanità, tutto è vanità» per chiudersi con «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?». Parole di Dio che ci dicono semplicemente che senza Dio, senza la Sua presenza e il Suo amore, ogni cosa nella vita perde di significato e valore. Tutto ci appare come una illusione e ci si accorge con grande amarezza, che si è costruita la propria esistenza sulla sabbia e non sulla roccia (cf. Mt 7,24-27). Per questo san Paolo (nella seconda Lettura) ci invita a «cercare le cose di lassù», perché il cristiano è colui che vive con lo sguardo sempre rivolto verso l’Alto, perché è colui che vive da risorto, che vuole risorgere ed è sempre proteso nella ricerca delle cose di lassù.
È vero che ai nostri giorni c’è una esigenza di spiritualità e non di spiritualismo, un aprirsi allo Spirito Santo per respirare quella libertà che viene dal Vangelo. Ma è pur vero che davanti alla scena di questo mondo, ci attacchiamo facilmente a ciò che è materiale, ai propri beni, pur necessari alla nostra esistenza, ma senza Dio. Ecco il monito propizio di Gesù: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché la vita di un uomo non dipende dai suoi beni». Parole uscite dalla bocca di Gesù dopo una lite di eredità. Queste sono parole che anche ai nostri giorni dovrebbero far riflettere, in quanto ancora oggi non è cambiata una virgola, si continua a volere sempre di più, senza essere mai soddisfatti e quindi accumulare senza limiti.
Noi facilmente pensiamo che la nostra vita sia buona o che sta trascorrendo bene solo se tutto va bene: onestà, lavoro, salute, fortuna, guadagno, successo. Ci possono stare tutte ma non è una vita buona perché manca l’orizzonte dell’amore, manca quello sguardo allargato alla capacità d’amore, manca Dio.
Gesù sta raccontando una parabola di un uomo onesto ma che pensa solo a se stesso, al suo accumulare tesori in terra che in cielo. Dimenticando così che, quando moriremo questi tesori non verranno con noi ma solo l’amore che avremo fatto. Per questo Gesù aggiunge: «arricchitevi davanti a Dio!».
Dovremmo riflettere spesso su questo tipo di investimento che non avrà mai il suo declino ma supererà la nostra stessa vita. Allora il cercare le cose di lassù passa facendo del bene nella nostra vita.
Il Giubileo che stiamo vivendo ma anche le varie indulgenze plenarie che in questi mesi estivi viviamo come a luglio il perdono del Carmine, ad agosto il perdono d’Assisi, sono momenti di grazia per vivere bene e nell’amore la nostra fede in Dio. Abbiamo sempre più bisogno di vivere la carità che le realtà mondane: la carità conta molto più di molte altre cose. La nostra vita possiamo riempirla di “balocchi e profumi” per dirla con una vecchia canzone ma sarà una vita che conduce alla morte. La carità invece sconfigge la morte, perché «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7).
Questo è un dono che viene dall’alto, da Dio e ci indirizza verso Dio perché ci rende capaci di amare il prossimo come lo ama Dio.
In questa domenica, riflettiamo su queste parole: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?». Parole che ci ricordano che possedere qualche cosa quaggiù, più che possederla, ne siamo posseduti; e lasciarsi guidare dall’amor proprio non è altro che essere prigionieri di se stessi.
Impariamo, da Gesù e con Lui, a coltivare ogni giorno quella speranza che ci conduce ad avere in eredità la vita eterna, investendo in qualcosa di più avveduto: nell’amore, perché l'unica cosa che conta è arricchirsi davanti a Dio!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!