TENIAMO FISSO LO SGUARDO SU GESÙ
Proseguiamo il nostro cammino di fede nel Signore, continuando la lettura del capitolo 12 del vangelo di Luca. Questa domenica arrivano alle nostre orecchie parole dure, facciamo fatica ad accogliere, anche se ci toccano nel cuore.
L’Evangelista, infatti, continua a presentare alla nostra vita una serie di affermazioni e tra queste quella di uno contro l’altro. In un tempo in cui nel mondo la pace sembra una utopia, si fa fatica ad accogliere subito le parole di Gesù. Allora il primo atteggiamento da predisporre ci viene proprio dal ritornello al Salmo responsoriale: “Signore, vieni presto in mio aiuto”. Una bella preghiera di invocazione ci è proprio necessaria in questo momento, soprattutto dopo aver ascoltato la pagina del profeta Geremia e il Vangelo di Luca che in questo periodo estivo ci spiazzano, magari non vogliamo ascoltare, tanti non le ascolteranno perché hanno deciso di stare lontano da Dio in questo tempo spensierato. Eppure, è proprio in questo tempo spensierato che Dio ci offre una riflessione sul senso della nostra felicità, sul senso di essere cristiani oggi, proprio questa domenica Dio ci dice che ha passione per ciascuno di noi e ce lo ha mostrato recentemente facendoci celebrare la solennità dell’Assunzione della Vergine Maria nella Pasqua eterna; questa piccola e grande donna che di generazione in generazione è vista come quel roveto che “arde e non si consuma” (cf. Es 3,2-3).
Il Vangelo ci presenta un grande desiderio di Gesù simboleggiato da due segni: dal fuoco, da quella stessa passione di Dio che troviamo in ogni pagina della Bibbia. Dall'acqua (battesimo) come segno di morte e risurrezione che deve attraversare, essere immerso. L’Evangelista ci ricorda che in questi elementi Gesù è quel segno di contraddizione, di divisione, di scandalo già preannunziato dal vecchio Simeone (cf. Lc 2,34-35). Qui la preghiera ci indirizza ad accogliere l’amore del Signore per la nostra vita, per la nostra storia, per tutto e per tutti. In quel fuoco non ci sta solo una passione di Dio ma anche la nostra missione: quella di portare il fuoco dell’amore di Dio al mondo. E quando si parla di missione, anzitutto si parla di preghiera. La missione, infatti, non è un ragionamento da cavillo è anzitutto un crescere giorno dopo giorno con Dio nell’amore. La missione è composta da due verbi: stare e andare. Mai separarli! Spesso mi capitano persone che separano questa unica dimensione della missione, che ci permettono di capire la nostra identità cristiana. Ciascuno di noi, pertanto, è chiamato a coltivare con grande cura la propria vita di preghiera sul modello stesso di Gesù che si ritirava per stare in preghiera prima del suo agire.
In questa domenica riflettiamo sulla nostra vita cristiana, iniziando da quello che ci dice l’autore della lettera agli Ebrei: «tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento». Perché dobbiamo avere questo sguardo fisso, senza perderlo di vista? Perché ci aiuta a comprenderlo meglio. Ci aiuta a capire quelle parole difficili che spesso mette nel nostro cuore. Non perdiamolo di vista. Perderlo di vista è sinonimo di non ascoltarlo e quando non lo ascoltiamo, siamo proprio in difficoltà e davanti alle nostre difficoltà, ricordiamocelo, se il nostro cuore è sempre in lui, lo vedremo fermo che ci attende per riprendere la marcia della vita, celebrando la sua presenza nella nostra quotidianità, diversamente sarà una paranoia. Invece il Signore ci insegna a imitarlo, ad essere controcorrente e tal volta per qualcuno, a saper dare la propria vita per amore, così come fece lui sulla Croce.
Quanta coscienza davanti alla Parola di questa domenica! Certo, Gesù è cosciente che seguirlo non è facile, è una enorme fatica. Noi stessi che siamo a meditare la Parola di Dio, ad andare a Messa, a fare del bene, spesso notiamo la fatica di tutto questo e non quella gioia di essere cristiani.
Nella Bibbia vi è quell’invito a “passeggiare con Dio” (cf. Gen 17,1). Che non ci sfugga perché è insito nelle profondità del nostro essere cristiani. C’è bisogno di silenzio. C’è bisogno dello Spirito Santo per superare quella tiepidezza che ci portiamo nonostante che nel più profondo del nostro essere vi è quella fiamma che si chiama amore. Abbiamo bisogno dello Spirito Santo perché la nostra vita diventi quel fuoco, come la vita del profeta Elia che “bruciava come fiaccola” (Sir 48,1) che ravviva, che scalda e motiva il nostro vivere e tutte le nostre scelte, per essere incendiari in una lotta quotidiana e a volte dolorosa, per uscire dal materialismo e dalla vita ovattata di oggi, per portare nel nostro mondo la giustizia, la carità, la pace quella che solo il Signore sa donare.
Insieme alla preghiera, a stare con Dio, ricordiamo che Gesù è il fondamento della nostra speranza. Ecco perché non dobbiamo perderlo di vista, perché possiamo custodire la gioia dell’amicizia con Lui e lo slancio audace missionario per l’annuncio del Vangelo, vivendo in feconda armonia la fede e la vita.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
immagine: XX Domenica del Tempo Ordinario.pdf