lunedì 8 settembre 2008

COMUNIONE E CONTEMPLAZIONE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


“Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione”. Una curiosità che può venire da questo versetto preso dal vangelo odierno (vedi Lc 6, 12-19) è quella di cercare di capire cosa spingeva Gesù a starsene in preghiera, cosa aveva da chiedere a Dio, lui che era il Figlio di Dio, il Figlio dell’uomo, signore del sabato e che poteva perdonare il peccato?
Qualsiasi domanda che possa saltare fuori in questo momento curioso vi è dentro la debolezza della nostra preghiera. In questo momento, Gesù sta per chiamare a sé i suoi più intimi discepoli: i dodici apostoli. È una scelta importante. E ad essa antepone un'intera notte di orazione! Da notare che anche immediatamente prima di altre realizzazioni di grande rilievo, Gesù è colto dagli evangelisti in preghiera. Possiamo dire che da un capo all'altro della sua vita pubblica passa il filo d'oro del suo pregare. Si pensi, all'inizio, il suo lungo pregare nel deserto e, da ultimo, la preghiera nell'orto degli ulivi prima d'iniziare la Passione, vertice supremo del suo "dare la vita".
La preghiera di Gesù è preghiera di comunione e di contemplazione del Padre.
Gesù si ritira: Luca situa spesso quest’atteggiamento prima di un avvenimento importante. Tale atteggiamento è testimonianza della comunione di Gesù col Padre. La preghiera di Gesù è gratuita: è contemplazione, ammirazione del Padre. È espressione del suo slancio d’amore in quanto Figlio. Seguiamo allora i suoi passi e, nonostante la nostra debolezza, impariamo a “ritirarci”, per ascoltarci, per voler essere figli, con Gesù, in uno slancio d’amore per il Padre.
Nella nostra preghiera soffermiamoci a riflettere sulla preghiera del Padre nostro, in particolare qundo diciamo “Padre...”.