domenica 15 febbraio 2009

APRIAMO IL NOSTRO CUORE A DIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo di oggi (vedi Mc 8,11-13) narra una discussione dei farisei con Gesù. Anche Gesù, come avvenne con Mosè nell’Antico Testamento, aveva alimentato la gente affamata nel deserto, con la moltiplicazione dei pani (Mc 8,1-10). Segno che lui si presentava dinanzi alla gente come un nuovo Mosè. Ma i farisei non furono capaci di percepire il significato della moltiplicazione dei pani. Loro cominciano a discutere con Gesù e chiedono un segno, “venuto dal cielo”. In verità, il segno era lui stesso, la sua parola, la sua misericordia senza limiti, i suoi miracoli verso i deboli e i poveri. Ma essi non accettano questa "normalità" del Vangelo che pure cambia la vita al punto che folle intere si avvicinano a Gesù. I loro occhi sono appagati dalle loro pratiche e dalle loro osservanze e non riescono a vedere i prodigi che l'amore realizza. Non avevano capito nulla di tutto ciò che Gesù aveva fatto.
“Gesù sospira profondamente”, che significa la delusione di fronte al comportamento dei farisei così ciechi. Gesù non da alcun segno, non accetta nessun compromesso, non ci sta, non riconosce questi uomini presuntuosi e infantili come proprio collegio giudicante. Non c'è desiderio in loro, né amore, né curiosità autentica, né, soprattutto, alcuna capacità di mettersi in discussione. E li lasciò e se ne andò verso l’altra riva del lago. Non serve a nulla mostrare un bel quadro a chi non vuole aprire gli occhi. Chi chiude gli occhi non può vedere! Di conseguenza non vede neanche il segno. Gesù è il segno. Ma con quale disposizione interiore lo accogliamo? Con quale apertura del cuore?
Gesù non obbliga nessuno qui, ma si allontana, rispettando la decisione umana; ma fa capire che essa impedisce l'incontro e la salvezza.
La nostra vita di cristiani è un rischio possiamo correre ogni qualvolta ci appaghiamo della nostra condizione e delle nostre pratiche. Il Vangelo, che ogni giorno mette sempre in discussione l' autosufficienza e la sicurezza della nostra generazione, è il segno che ci viene dato della presenza del Signore nella nostra vita.
C'è veramente da fermarsi e capire se anche la nostra generazione è simile a quella degli scribi e dei farisei, facendo silenzio dentro e fuori di noi e pregando così: Signore, Dio nostro, a volte ci sembra che tu abbia disertato la terra e vorremmo che tu ti manifestassi con un segno clamoroso alla gente del nostro tempo. Aiutaci a riconoscere la mancanza di fede che si nasconde in questo desiderio, perché il migliore dei segni tu ce l'hai già dato in Gesù Cristo, che ha donato la sua vita per noi.