sabato 7 marzo 2009

II DOMENICA DI QUARESIMA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


La liturgia della Parola di questa domenica inizia il suo messaggio con una pagina non bella che impedisce di puntare lo sguardo verso l'alto e camminare verso il Tabor.
La settimana scorsa abbiamo visto come Gesù ha dovuto affrontare il suo deserto per poter dare forma al tipo di Messia che doveva essere per tutto il popolo.
Questa domenica anche Abramo ha il suo deserto, ma con un ordine incomprensibile da parte del Dio che lo ha chiamato e gli ha promesso una discendenza senza confini. Dio gli chiede in sacrificio il figlio della promessa.
Ora al di la di quanto possano dire a riguardo gli esegeti, questa pagina resta terribile, folle, assurda. Vi è in questa pagina antica l’assoluto della fede, e Abramo diventa il capostipite dei credenti. Una pagina che riprende anche i nostri momenti e situazioni incomprensibili, insanabili, assurde, in cui il dolore, come quello straziante di perdere un figlio, sembra prevalere.
In quel momento, anche se siamo sul Moria, anche se Dio ci appare insensato e crudele, dobbiamo trovare il coraggio di guardare verso il Tabor.
Puntare lo sguardo sul Tabor è un iniziare a purificare i cuori. In questo luogo, alto circa 600 metri, Gesù vi conduce i suoi, in particolare tre di loro per una esperienza particolare.
Gesù aveva già preannunciato la sua Passione e qui i tre discepoli sono affascinati nel scoprire lo splendore di Dio. Qualche padre della Chiesa ci suggerisce che volle portarli con sé per dar loro la capacità di affrontare un altro monte, il Golgota. In effetti, questi tre li reincontriamo nuovamente durante la passione.
Il nostro incontro con la Parola sia allora l'incontro con la Bellezza di Dio, perché se non incontriamo la bellezza di Dio, non riusciremo mai a consegnarci a lui, definitivamente.
Ad alcuni accade come Abramo e come agli apostoli: prima vivono la gloria e la bellezza, poi affrontano la croce. Altri, come Simeone, vivono tutta la vita sulla croce per poi incrociare lo sguardo della bellezza di Dio.
Nel Vangelo, Marco è l’unico che dice "improvvisamente", guardandosi intorno, non videro più nessuno se non "Gesù solo", con loro. Il convertirsi alla bellezza di Dio è improvvisa. Ma è un cammino, non dimentichiamolo. Un cammino che invita a guardarci intorno e scoprire la bellezza di Dio per giungere anche noi, infine, a vedere solo più Gesù nella nostra vita, e noi assieme con lui. E' una chiamata a vivere la bellezza di Dio scoprendola nel volto del fratello e della sorella: un volto da amare, da rispettare perché in quel volto vi è il volto di Dio.

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