Siate perfetti come il Padre vostro celeste, dice l'evangelista Matteo nel brano del Vangelo odierno (vedi Mt 5,43-48). Gesù vuol tratteggiare il volto del suo vero discepolo. Lo fa con una serie di istruzioni che, con l'amore superano la legge mosaica.
Davanti alla Parola che parla di perfezione, dobbiamo soprattutto pregare, dobbiamo implorare Gesù per poterlo vivere pienamente. Dobbiamo supplicare lo Spirito Santo di cambiare i nostri cuori al punto di poter perdonare e amare come Gesù, che ci ha dato la più grande prova del suo amore per noi sulla croce. Santa Maria Maddalena de' Pazzi quando pregava lo Spirito Santo diceva: "...togli tutto quello che è in me di mio e infondi in me solo quello che è tuo!".
La perfezione, il cammino di santità con Dio-Amore ci conduce ad amare a prescindere da da meriti o demeriti.
Il bisogno di amare e di essere amato è iscritto nel nostro essere, e quindi viene spontaneo mostrarci affettuosi là dove troviamo piena corrispondenza. Nulla di male, ovviamente, ma il "di più" che ci viene richiesto va molto oltre, perché ha un'altra origine: attinge al nostro essere "ad immagine di Dio", alla nostra relazione filiale con Lui.
Ma quante linee intrecciate su Dio-Amore, un Dio che non riusciamo a capire specialmente quando dobbiamo volgerci con amore verso chi, umanamente parlando, non ci risulta amabile.
Non si può capire Dio-Amore, Dio-Misericordia se non si è coscienti della propria personale indegnità. Abbiamo bisogno di guardarci dentro, nelle pieghe oscure del nostro cuore, per riconoscere quanto si annida dentro di noi e capire così come ci ama Dio.
È il caso di dire, di fronte a certe cadute sconcertanti che ci fanno toccare con mano tutta la nostra debolezza e meschinità, "felice colpa" che mi ha aperto gli occhi, facendomi capire chi veramente sono io e, a fronte, che cosa significhi che Dio è misericordia.
Dio ha creato il nostro cuore in modo che esso non possa essere neutrale. Quando restiamo indifferenti nei confronti di qualcuno, siamo incapaci di scoprire ciò che vi è di migliore in lui, siamo incapaci di perdonarlo veramente. Si tratta ancora, quindi, di imitare il nostro Padre celeste, non nella sua potenza, nella sua saggezza, nella sua intelligenza, ma nella sua bontà e nella sua misericordia. Lui che non solo “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”, ma che ha sacrificato il suo Figlio, il suo Figlio prediletto, per Giuda come per il buon ladrone, per tutti gli uomini ancora oggi.
Durante la nostra pausa di riflessione, fermiamo lo sguardo su Dio-Misericordia, mettiamoci per un attimo dalla parte di Dio e lodiamo il Signore così: Ti lodo e ti benedico, Padre, per tutte le volte che ti sei chinato con amore sulla mia povertà, risollevandomi dopo ogni caduta, perché rinvigorito da questa esperienza divenissi, a mia volta, più misericordioso verso gli altri.