sabato 28 novembre 2009

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Iniziamo il nuovo anno liturgico nel quale la Chiesa ci invita a leggere il Vangelo di Luca, il Vangelo dell'evangelizzatore, cioè del discepolo di Gesù che, affascinato da Lui, non può non partire immediatamente per portare agli altri la gioia che ha cambiato la sua vita. L'opera di Luca è più che mai un "lieto annuncio" che riempie di gioia chi lo ascolta e il Gesù di Luca è così "bello" che non può non suscitare stupore e fascino in chi lo incontra. L'avvento (l'avvento non è tanto un periodo dell'anno ma una dimensione della vita) è la certezza che l'Oltre, l'Altissimo, il Nuovo, una nascita, sta per avvenire in noi.
L'avvento però si può trasformare in spavento perché è l'irruzione del non aspettato, del diverso, dell'altro da noi. E Sappiamo benissimo cosa significhi ai nostri giorni la novità: subito mettiamo le mani in avanti, cioé tendiamo naturalmente a respingerla, a temerla. Nella prima domenica di avvento, la liturgia della parola usa tradizionalmente presentare la memoria della prima venuta di Cristo e la profezia del suo ritorno. Dobbiamo esercitarci ad “attenderlo”, a tendere verso di lui (“attendere” deriva dal latino ad-tendere nel senso di “tendere verso” qualcuno o qualcosa). Dobbiamo orientarci verso l’incontro definitivo con Cristo. La consapevolezza della “vicina redenzione” e di “quel giorno improvviso” fa sì che i credenti non depongano mai la veste nuziale dell’amore vicendevole e verso tutti, per non essere trovati privi di amore al cospetto di colui che li ha amati senza misura. Con il rischio di non essere riconosciuti.
L’Avvento non è dunque solo la preparazione al natale anche se il consumismo lo legge così: sarebbe riduttivo se fosse così e ci orienterebbe in una direzione sbagliata. Il problema del Natale e dell’Avvento è di saper leggere il senso della storia, cioè dove la storia va a finire, coglierne il compimento e la piena realizzazione. Questo l’Avvento ci vuole invitare a meditare. Cogliere il senso della storia vuol dire cogliere il senso del presente; sapere qual è il traguardo ci serve per conoscere la direzione da intraprendere “oggi”. A Luca interessa l’oggi. Il futuro interessa in quanto capace di orientare il presente.
In questo periodo particolare proviamo a ritagliarci uno spazio da riservare alla lettura e riflessione della Parola di Dio che la liturgia ci propone.
Preghiamo così: Trasforma, Signore Gesù, l'avvento della mia vita, in un'attesa gioiosa e impegnata del tuo ritorno. Possa in ogni istante percepire la tua presenza, viverne e alimentare in me il desiderio della piena visione.



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