venerdì 11 dicembre 2009

Sabato della II settimana di Avvento

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il brano che ci viene presentato oggi, è la continuazione dell'esperienza della trasfigurazione. I discepoli si domandano ancora: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?» (vedi vangelo del giorno).
La venuta di Elia a preparare e ad aprire con la sua predicazione l'era messianica era predetta da Malachia: "Ecco, io mando il profeta Elia prima che venga il grande e terribile giorno di Jahvé. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri, affinché, venendo, io non abbia a colpire di anatema il paese" (Mal 3, 23).
Non si tratta di un ritorno fisico di Elia, ma dell'apparizione di un profeta che avrebbe ricalcato le orme del grande predicatore dell'ottocento a.C. In questo senso non era difficile dire che era già venuto nella persona di Giovanni Battista.
Gesù conferma ai discepoli questa profezia, ma spiega che Elia è già venuto. Ma la gente non l'ha riconosciuto, anzi lo ha rifiutato.
Nel vangelo di Matteo Giovanni Battista viene identificato con Elia (11,14) e descritto con caratteristiche che appartengono al profeta come la cintura di pelle (3,4; Cfr. 2Re 1,8). Non solo la sua missione ha lo scopo di preparare la venuta del Signore (11,10), ma anche la sua morte violenta e ingiusta prefigura il destino del Cristo, che deve patire ed essere crocifisso.
I discepoli comprendono che Elia è lo stesso Giovanni Battista, che lancia l'appello definitivo alla conversione prima della venuta del Signore. E non pongono più altre questioni. Questo passo evangelico ci fa comprendere che c'è sempre bisogno che qualcuno prepari la strada al Signore che viene, che ci sia una voce che gridi forte nel deserto di questo mondo e dei nostri cuori.
In questo tempo di Avvento credo che sia bene farsi la domanda: chi è Giovanni Battista, qual è la voce che grida alle nostre orecchie? E' il Vangelo. La Lieta Notizia. La Parola di Dio che libera i nostri cuori da ogni asprezza, da ogni voragine e da ogni montagna per essere pronti ad accogliere il Signore che viene.
Impariamo allora a riconoscere i tanti segni di profezia che accompagnano la nostra vita, senza sminuirli o interpretarli: il nostro cuore sia aperto a tutto ciò che ci porta, oggi, verso l'incontro e la conoscenza del Signore Gesù.
Vieni Signore Gesù!