mercoledì 9 luglio 2025

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

ESSERE PROFUMO DEL VANGELO DELL'AMORE


Anche questa domenica continuiamo il nostro cammino con Gesù verso Gerusalemme. La Liturgia della Parola si apre con un brano preso dal Deuteronomio che proclama quanto sia vicina la Parola di Dio nel cuore nella vita di ciascuno. Viene infatti detto che questa Parola non è così alta o lontana per la nostra esistenza e tantomeno, non è una idea o qualcosa di astratto ma di concreto, di pratico da poter vivere.
Il Vangelo di questa XV domenica si riallaccia a tutto questo, proponendoci, per il nostro itinerario spirituale, la celeberrima parabola del buon samaritano. Chissà quante volte ci siamo confrontati con questa pagina evangelica per scoprire in essa il volto misericordioso di Dio e il dramma dell'uomo.
Lungo la via arriva dall'umanità una domanda: «cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Una bella domanda che fa pensare a una bella gara con una sua meta ultima: una gara già vissuta ma che ha segnato un desiderio profondo nel cuore dell'uomo!
A porre questa domanda non è un uomo qualsiasi ma un esperto della Bibbia che cerca di tentare Gesù con la sua domanda su cosa fare “per avere la vita di Dio, per avere la vita eterna”. Gesù però non risponde ma smascherando l’intenzione poco corretta, rilancia una domanda la cui risposta il dottore della legge la conosce perfettamente e gli dice: «che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Gesù non domanda cosa leggi ma come leggi. Per questo, per ciascuno di noi, c’è un punto di partenza: io, come leggo la Sacra Scrittura? Io, come vivo la mia vita? Io, come amo?
Nella Sacra Scrittura troviamo quelle risposte alle domande della vita. Occorre ascoltarle bene, ascoltarle col cuore per poter capire la Sacra Scrittura. Infatti, la Sacra Scrittura non basta leggerla e rileggerla, predicarla e annunciarla, occorre capirla mettendo al centro come primo valore il bene dell’uomo. E il dottore della legge risponde a Gesù con quella formula che conosce a memoria, facendo capire che l'amore del prossimo è sullo stesso piano dell'amore verso Dio, e che in definitiva non amare il prossimo significa non amare Dio. Qui il plauso di Gesù invitandolo a portare questa formula nel cuore e nella vita per poter vivere. Ma all’invito nascono i mille dubbi, le mille domande titubanti dove è facile trovare una giustificazione per mettere in pace la propria coscienza: «chi è il mio prossimo?».
A questa giustificazione e riprendendo la domanda “come leggiamo la Sacra Scrittura?”, Gesù fa una introspezione ed educa perché ognuno possa capire l’importanza dell’amore che salva, raccontando così dei dettagli importanti con la parabola dell’umanità rappresentata da uno sventurato anonimo in viaggio da Gerusalemme verso Gerico. Un viaggio al contrario, una strada che certamente non era quella dell’amore.
Ora quando non si percorre il cammino dell'amore, quando non si ama il contrario è la morte e quest'uomo incappa su coloro che lo spogliano della sua esistenza, del suo vivere lasciandolo tra la vita e la morte.
Per quella strada sventurata passano in tanti, perché le sorti dell’altro ci appartengono e qui la fatica a capire che ci si salva insieme e non singolarmente.
Gesù dice che il primo che passa è un uomo di Dio. Un prete diremmo oggi. Questi volge lo sguardo verso il malcapitato ma passa oltre. Anche un levita, cioè una persona dedita alla liturgia, fa la stessa cosa. Il loro servizio è rimasto attaccato alle mura del Tempio, attaccato alle proprie regole, alla propria sicurezza e tradizione senza percorrere la strada dell’amore ma solo quella della giustificazione: “tanto non c'è nulla da fare, non può essere il mio prossimo”.
Ci vuole il passaggio di una persona definita eretica, peccatrice per ricevere l’insegnamento dell’amore, per far capire che dinanzi all'amore non esistono regole e giustificazioni, per far capire che il prossimo non va ricercato perché sei tu il prossimo dell'altro, sei tu che ti devi fare vicino, perché l’amore spinge a farsi vicino.
Questo è il Vangelo di questa domenica: un Vangelo che ci insegna a percorrere la strada dell'umanità, di coloro che sono in balia del male, privi dell'amore necessario.
Ogni giorno della nostra storia, della nostra umanità, siamo chiamati a percorrere la strada dell'amore. Gerico geograficamente è collocata in basso e storicamente è una città distrutta, rovinata, maledetta rispetto a Gerusalemme che è piena della benedizione di Dio. Questo percorso fa capire quanto ci venga facile rovinarci la vita che riempirla di ogni benedizione. Lasciamo facilmente Dio per aggrapparci alla menzogna, aggrapparci alla morte percorrendo una strada a ritroso, priva di misericordia, priva di amore.
Anche oggi vogliamo attarci alle regole per non tradire le tradizioni. Occorre essere come il samaritano che va oltre le regole, anzi ne ha una sola: la compassione, la trasparenza dell’amore di Cristo Gesù.
Il Vangelo di questa domenica ci chiama a concretizzare l'essere trasparenza di Cristo, essere chiesa samaritana, diaconale: chiamati ad essere Battezzati con viscere misericordiose e non rubricisti sterili o cristiani che sanno dire soltanto «Signore... Signore...».
Siamo chiamati ad imitare Cristo Gesù, il vero buon samaritano, a saper versare il vino della consolazione e l'olio della speranza, attenti e generosi verso le sofferenze e le miserie di ogni fratello, di ogni sorella. Siamo chiamati a condurre quanti necessitano verso la locanda dell'Amore. La nostra regola è un culto che deve far sprigionare il profumo del Vangelo dell'amore dalla nostra vita.
Che il Signore ci faccia dono di tutto questo!
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!





mercoledì 2 luglio 2025

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

VIVERE IL NOSTRO ESSERE MISSIONARI


La Parola di questa domenica ci fa vedere la Chiesa in cammino, perché Gesù è in cammino, la sua stessa Parola è in cammino. Infatti, il cristianesimo è una religione in movimento, non è da salotto come piace a molti di noi.
In questo clima estivo e con calure anomale, cerchiamo tutte le vie di fuga per refrigerarci. In particolare, l’estate è diventata la scusa per andare in vacanza dalla Chiesa, da Dio e quindi dall’essere testimoni della fede cristiana. Il Vangelo di questa domenica ci dice che bisogna essere cristiani, discepoli del Signore, sempre.
Il Vangelo ci ricorda che ogni cristiano è un missionario, che la missione è intrinseca nella vita di ogni battezzato. Davanti abbiamo quindi una pagina evangelica che ci riguarda personalmente. L'evangelista Luca non aveva motivo di evidenziare l'immagine della “messe abbondante” e i “72 discepoli” se non per indicare il popolo dei battezzati, per indicare la Chiesa intera. Infatti, la Chiesa, comunità dei battezzati, esiste per evangelizzare: ognuno di noi è chiamato a parlare delle meraviglie che Dio ha fatto nella sua vita. La missione è di tutta la Chiesa e non solo di una porzione. Forse a noi piace essere anonimi, non essere disturbati, magari sepolti nella polvere di un registro parrocchiale che entrare in trincea. Però, pensare che l'annuncio del Vangelo è riservato al clero o a pochi che ci credono, significa impoverire il Vangelo e di conseguenza annullare quanto Gesù ha fatto!
Oggi più che mai siamo chiamati sempre più a relazionarci con Cristo Gesù, perché la missione appartiene a Lui. Noi, dobbiamo sempre più domandarci se quello che facciamo fa parte dei suoi desiderata, se la fonte a cui attingiamo è Lui oppure frutto della nostra fantasia.
L’Evangelista ama sottolineare per noi che gli inviati erano mandati a due a due. Questo significa che nella Chiesa non è ammesso l’individualismo ma la comunione. Essere inviati “a due a due” indica quel sostenersi a vicenda e soprattutto essere sostenuti da Cristo Gesù. Quanti liberi battitori nella Chiesa che poi creano quelle scintille di divisione e che non annunciano l’amore che il Signore ha donato a tutti. Occorre essere, sempre più, trasparenza dell’amore del Signore! Per essere trasparenza del Signore bisogna pregare, bisogna relazionarci con Colui che ci invia, perché ci purifichi dal nostro io e ci renda trasparenti di Lui, ovunque! La messe è sempre molta perché non siamo trasparenza di Cristo Gesù, perché non sappiamo relazionarci, non siamo capaci di amare, non siamo misericordiosi.
Gesù ci fa capire quanto sia importante la comunione quella che viene dallo Spirito Santo, perché conferisce quel potere sugli spiriti immondi. Infatti, è lo Spirito Santo che crea la comunione mentre il diavolo è colui che la distrugge la comunione. La missione della Chiesa è combattere l’origine del male, che è la separazione da Dio e di conseguenza la separazione dalla comunità dei battezzati.
I 72 inviati in missione l'avevano capito che dovevano assumere questo stile partendo dalla loro vita, dalla preghiera e, nonostante che sono andati come “agnelli in mezzo ai lupi”, sono tornati gioiosi perché sicuri che la loro vita era nelle mani di Dio; sono tornati gioiosi di come hanno vissuto la missione nel nome di Gesù.
Ascoltiamo sempre la Parola di Gesù, celebriamola, viviamola. Ci viene sempre facile criticare quando qualcosa non torna nei nostri “calcoli”: ma non siamo chiamati a questo! Ricordiamoci: Gesù smonta sempre il nostro modo di fare e questa domenica lo fa affidandoci una missione e insieme ad essa la grazia necessaria per compierla.
Guardiamoci dentro e puntiamo il nostro sguardo oltre l’orizzonte, perché Cristo ci spinge oltre, ci spinge all’amore, ci spinge alla riconciliazione, anche a costo di subire violenza.
Noi diciamo che il Vangelo è Parola di Dio, quindi non una parola nostra, venuta dal nostro cuore, dalla nostra pietà, dalla nostra fede, ma da Dio che l'ha messa dentro di noi, perché diventi nostra. Gesù vuole che impariamo questa parola sconosciuta che appartiene non alla nostra lingua, ma alla sua lingua. Noi siamo bravi a imparare le lingue straniere per poterci rapportare anche con chi non parla la nostra lingua, ma dimentichiamo la vera lingua straniera: quella di Dio che ci aiuta a diventare altro.  
Impariamola questa lingua per vivere bene la missione, ma non per alcuni mesi dell’anno per poi sparire, ma sempre. Occorrono operai che abbiano il senso della comunità, capaci di distribuire la ricchezza del dono di Gesù e vigilare perché il frutto non vada perduto!
Anche questa domenica Dio bussa alla porta chiedendo di diventare veri discepoli, narratori di Dio senza fanatismi e nostalgie da burattinai. Dio cerca cristiani maturi per costruire la sua Chiesa e non dei farisei che guardano l'esterno quando al loro interno ci sta del marciume.
Preghiamo per accogliere la grazia che il Signore vuole farci ogni giorno per essere discepoli della trasparenza dell’amore di Cristo Gesù.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





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