GESÙ RE DELL'AMORE
Con la solennità di Cristo Re, anche quest’anno siamo arrivati alla conclusione dell’anno liturgico (del ciclo B). Molte cose son passate durante questo anno; adesso facciamo un bilancio: chiediamoci come l’abbiamo vissuto, se abbiamo usato quella saggezza per distinguere ciò che davvero è importante, essenziale, da ciò che non lo è.
Celebrando questa solennità volgiamo lo sguardo a Gesù quale re dell’universo che ci chiama a proiettarci verso le realtà ultime della storia, cioè il suo Regno definitivo ed eterno manifestando la sua signoria, alla fine dei tempi, quando “verrà a giudicare i vivi e i morti”, così come noi, cristiani, professiamo.
Questa domenica accogliamo il Vangelo narrato dall’evangelista Giovanni, dove ci viene presentato quella scena centrale del processo di Gesù davanti a Pilato, incentrato sul tema della regalità nel contesto della passione, dell’Ora di Gesù, in cui croce e gloria coincideranno.
Domandiamoci pure: in che cosa consiste questa regalità che, sempre secondo le parole di Gesù, «non è di questo mondo»?
Gesù stesso chiarisce che la natura del suo regno non è potere mondano, politico, ma amore che serve. Lo ha sempre dimostrato. Ora, Egli “governa” il suo popolo comunicando la salvezza immolandosi per amore sulla Croce, facendo così risplendere, dal trono regale della Croce, il Regno di Dio; trono da cui scaturiscono le sorgenti d’acqua viva della grazia, della misericordia, della vita nuova, dell’alleanza d’amore piena e definitiva.
Purtroppo, ancora ai nostri giorni lottiamo contro questa regalità di Cristo, soprattutto quando dettiamo leggi o emettiamo giudizi sull’altro, quando adeguiamo l’altro al nostro pensiero o al nostro modo di fare fino a metterlo in ginocchio, con la pretesa di possedere la verità sull’altro come se fossimo il “deus ex machina”. Tutto questo non appartiene a Cristo Gesù ma al re di questo mondo legato all’esteriorità, legato a sé stesso, al suo primeggiare, al suo possedere. E chiediamoci allora: vogliamo ascoltare la voce dei re di questo mondo? oppure la voce di Gesù che ci fa camminare nel dono della vita orientandola verso una pienezza di vita?
Anche il Vangelo ci mostra la tipologia di re: da una parte Pilato legato da quel potere romano e dall’altra Gesù legato mani e piedi ma che mostra ancora una volta il suo amore per tutti e che ci insegna ad essere re attraverso atteggiamenti di ascolto, di umiltà, di servizio.
Con questa tipologia di re, il Vangelo odierno ci ricorda che uno dei doni più grandi con cui Dio ci ha benedetti è quello della libertà. Ma questo non vuol dire “fare quello che mi pare e piace” o farsi dominare da una società acefala. Il cristiano è libero, deve essere libero ed è chiamato a non tornare a essere schiavo di precetti e cose strane.
Il Vangelo ci dice che chiunque è dalla verità, cioè da Dio, ascolta la sua voce. Ascoltiamo allora la sua voce che non è altro che renderla fattiva nella vita di ogni giorno. Solo così Gesù esercita la sua regalità, il suo essere re. Essere sudditi di Gesù re significa essere evangelicamente e spiritualmente liberi (cfr. Gv 8,31-32). Gesù non costringe nessuno, lascia a ciascuno quella libertà di dare il proprio cuore, la propria coscienza, il proprio intimo, solo mossi e illuminati dalla Verità, trasformati dall’amore di Dio. È questo il potere regale che Gesù va annunciando. Questo è quello che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro battesimo: la saggezza di Cristo Gesù per mezzo dello Spirito Santo! Questo dobbiamo vivere con una libertà matura che ci proietta verso il bene.
Forse vivere cristianamente in questa maniera è faticoso ma non impossibile, perché solo l’amore che viene dalla Croce di Cristo ci permette di vivere liberi, gioiosi, felici.
Oggi, celebrando e contemplando la regalità di Gesù, entriamoci fattivamente, lasciamo che l’amore che scaturisce dal cuore di Gesù pervada la nostra anima, la nostra vita. Accorgiamoci che servire e regnare sono il segreto di una pienezza di senso che ha maturato il dono di sé. Questa celebrazione ci ricorda di riprendere in mano il nostro battesimo perché abbiamo una regalità da esercitare sul mondo, partendo da se stessi, partendo dal nostro cuore perché regni l’ordine, l’armonia, la pace, l’amore.
Con questa solennità di Cristo Re, noi celebriamo questo potere, la regalità propria di chi ama senza misura e offre al mondo, con la propria vita, la vita stessa di Dio, unica vera salvezza e unica fonte di speranza e di gioia, anche se agli occhi di tante persone Cristo Gesù appare sconfitto ma ancora una volta non subisce una sconfitta, ma vive trionfante nell’amore, nel servizio, nella misericordia.
Allora concludiamo il nostro anno liturgico interrogandoci sulla regalità, sull’amore. È importante che ognuno di noi risvegli questa coscienza della Parola e della Verità nel proprio cuore. Intanto Gesù continuerà a mostrare chi è Dio: un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dell'amore l'unica misura, l'ultima ragione, la sola speranza.