UN CUORE APERTO ALL'AMORE
Seguendo l’itinerario di fede, in questo Anno di grazia, siamo giunti alla IV tappa del Tempo di Quaresima. Questa è anche la domenica della gioia. La liturgia trova il suo motivo di gioia con l'antifona d'ingresso alla Messa, dandoci il giusto motivo per quel passaggio dal cuore triste, chiuso al cuore gioioso. Del resto, il ritorno a Dio da peccatori è e deve essere sempre un momento di gioia.
Questa è la domenica dove ascolteremo ancora una volta il capitolo 15 del Vangelo di Luca, in particolare la terza parabola di questo capitolo che parla di misericordia, incastonata in un contesto ben preciso: «un uomo aveva due figli».
Quante storie iniziano così. Nella Bibbia ne troviamo diverse. Ma anche nella nostra storia dove rivalità e sangue versato continuano ai nostri giorni.
Quindi la parabola che il Signore ci racconta, più che un figlio che vive da dissoluto e poi ci ripensa e torna a casa, oppure la mormorazione del secondo figlio che rimane inchiodato al dovere, sembra che si vada oltre: un affetto che si spezza e poi si ricompone, una distanza tra chi parte e chi resta, il rancore di chi si sente dimenticato, di chi si sente tradito dall’ingiustizia, e sullo sfondo una riconciliazione non completata. Ecco la storia di questa parabola: due fratelli, una storia dove la ferita non si rimargina, una vita irrisolta, spaccata. Il figlio minore che prende la sua parte e va via di casa sprecando la sua vita ottenendo polvere e sconfitta. Occorre rientrare in sé stessi per far ritorno a casa dove c’è quella rimanenza del figlio maggiore. Nel frattempo il fratello maggiore intuisce un’ingiustizia, si sente defraudato, privato di quanto gli apparteneva e non può cogliere in quella situazione la misericordia, l’amore del Padre. Vede davanti a se solo un padre ingiusto.
Nello sguardo del figlio maggiore ci ritroviamo anche noi, soprattutto quando facciamo fatica a capire la misericordia di Dio: una misericordia che non ha pretese, che non cerca prove di redenzione, non pesa, non misura, non conserva rancori ma sa cancellare anni di peccato, dimenticando e perdonando.
Questa è la storia che ci appartiene e che spesso ci fa ritrovare tra le mormorazioni, tra le critiche e il cuore chiuso all’amore, al perdono.
Perdonare non è facile per nessuno fin quando il cuore è chiuso. È più facile comportarsi come gli scribi e i farisei che stanno sempre a mormorare, a puntare il dito lasciando tutto nel disordine anziché perdonare.
Nella vita di questi due fratelli leggiamo una vita spaccata a metà, tra la ribellione del primo e la fedeltà dell’altro. In tutti e due fratelli ci sta un grande vuoto: manca tutto, manca la misericordia.
La misericordia «è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (MV, 2). E quando manca tutto questo nasce il vero dramma: ci sarà sempre un fratello che resterà fuori con il peso di una giustizia incapace di diventare amore, ci sarà un fratello che punterà sempre il dito verso il Padre che accoglie e verso il figlio che fa ritorno, ma mai comprenderà!
La vicenda finisce irrisolta come molte vite, molte storie di ogni giorno. Davanti però ci sta ancora una Porta da attraversare. Chissà se vedrà il nostro cuore convertito? Chissà se il puzzle familiare si ricompone? Tutto è lasciato lì intanto il Padre misericordioso getta lo sguardo da lontano, sempre, senza smettere di sperare. Questa è una Porta che non si chiude, che sa gettarsi sempre al collo di chiunque e le cui braccia non si stringono a pugno. La Porta della Misericordia è lì per chi torna, ma anche per chi fatica a tornare, ad entrare, che resta fermo sulla soglia della sua stessa casa, sulla soglia di sé stesso.
Questa domenica, questa tappa spirituale quaresimale ci insegna anche a «sperare contro ogni speranza» (Rm 4,18) e fare in questo Anno Santo un pellegrinaggio che va dalla superficie al cuore. È molto semplice vivere il pellegrinaggio attraversando una delle Porte sante con tanto di rito e preghiere e perché no, anche di selfie. Ma quello più difficile, sarà quello che scende nel profondo del cuore perché è un «allargare lo spazio della propria tenda» (Is 54,2), un imparare ad amare senza paura, comportandoci in modo misericordioso con noi e con gli altri. Solo così vivremo l’esperienza della gioia, dell’essere felici: rendendo felici gli altri scoprendo nel fratello e nella sorella Cristo Gesù, che è per noi la fonte di ogni salvezza e misericordia.
Riconsideriamo allora la nostra vita, le nostre azioni, chiedendo perdono e cercando di perdonare. Il richiamo alla misericordia è un invito a costruire ponti, a promuovere la pace e a vivere una fede attiva e autentica. Questo è fare Giubileo: un momento di festa e di celebrazione, ma anche un’opportunità di conversione e di rinnovamento della propria vita secondo il modello di amore e di misericordia che ci viene offerto da Cristo Gesù.
Che ognuno di noi possa realizzare l’esperienza dell’amore misericordioso del Padre, perché anche noi possiamo sentirci amati ed amare.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
immagine: Carmelites | Carmelitani | Carmelitas :: O.Carm :: Celebrating At Home - 4th Sunday in Lent