mercoledì 11 marzo 2009

BEATO CHI CONFIDA NEL SIGNORE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


La liturgia odierna ci presenta un episodio drammatico del ricco epulone e Lazzaro, il povero (vedi Lc 16,19-31). Due persone, due situazioni. Lazzaro con gli occhi attento al ricco in attesa di qualche briciola, e il ricco, invece, che fa tutto come se Lazzaro non esistesse, neppure lo vede. Era accecato dalla ricchezza, una cecità che continua ancora oggi nelle nostre città e nel nostro mondo: un popolo di poveri sta alla porta dei ricchi, alla porta della vita, in attesa delle briciole che cadono dalla tavola di chi banchetta lautamente. Infatti, l'uomo ricco che banchetta lautamente non è relegato al passato, e anche Lazzaro non è una figura scomparsa.
La pagina evangelica presenta un incontro che tocca la nostra coscienza, soprattutto nella nostra vita o esperienza quotidiana e, quindi, ci proietta nel nostro domani. La parabola evangelica ascoltata, rivela il tragico inganno di chi confida solo in se stesso e nei suoi beni.
La tentazione di allontanare il nostro cuore da Dio presumendo di poterci gestire e salvare in autonomia è una tentazione sottile e sempre presente. Anche per quelli che conducono una vita buona, dentro i parametri della legge di Dio. Sì, si fanno le cose che si devono fare, travolti dalla corsa assillante del tempo. La preghiera, se c'è, è affrettata e priva di quella partecipazione consapevole che viene dal pregare non solo con le labbra ma col cuore. Ricordiamo che la Parola di Dio è una Parola feconda, capace sempre di generare buoni frutti.
In questo tempo quaresimale possiamo leggere questa parabola interrogandoci sui beni veri della nostra vita. Infatti, siamo tutti assai preoccupati di noi stessi, del nostro agio, dei nostri interessi... ma “Quant’è difficile, per coloro che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!” (Lc 18,24).

La vera privazione, la più importante agli occhi di Dio, è quella che libera il nostro cuore dal suo egoismo e che lo apre agli altri. Il Vangelo ci dà modo di conquistare veri tesori che nulla può intaccare: mettendo al servizio dei poveri, con umiltà, tutto ciò che abbiamo in beni materiali, talento, potere, qualità. Allora, coloro che avremo soccorso verranno da questa terra in nostro aiuto: non solamente faranno scaturire ciò che vi è di migliore in noi, la gioia del dare, ma ci faranno ottenere per noi un posto nel regno di Dio, che non appartiene che ai poveri.
Perciò è necessario, dice Gesù, un cambiamento radicale del nostro atteggiamento. È necessario liberarci di tutte le ricchezze che appesantiscono il nostro cuore, è necessario staccarsene, perché esse ci impediscono di vedere il povero che “giace alla nostra porta”.
Sia oggi la nostra preghiera un "mettere radici" nel terreno fertile della fiducia. E' fiducia nel suo amore provvido sempre, anche quando le apparenze non ce lo confermano. Non guardiamo dunque a noi, ma contempliamo Lui, il Signore Crocifisso e Risorto consegnandogli anche la volontà di piccole realizzazioni concrete per aiutare i vari "Lazzaro" che attraversano la nostra giornata: fosse anche solo il sorriso, l'ascolto, un piccolo aiuto.