venerdì 13 marzo 2009

PADRE, HO PECCATO CONTRO IL CIELO E CONTRO DI TE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Oggi la liturgia ci presenta la parabola del Padre Misericordioso (vedi Lc 15,1-3.11-32). È la parabola conclusiva, è la più ricca delle cosiddette tre parabole della gioia che formano la bellissima collana del cap. 15 del Vangelo di san Luca. Questa è la parabola che rivela il centro del vangelo: Dio come Padre di tenerezza e di misericordia. Egli prova una gioia infinita quando vede tornare a casa il figlio da lontano, e invita tutti a gioire con lui.
I destinatari della parabola sono gli scribi e i farisei, che si credono giusti. Gesù li invita a convertirsi dalla propria giustizia che condanna i peccatori, alla misericordia del Padre che li giustifica. Mentre il peccatore sente il bisogno della misericordia di Dio, il giusto non la vuole né per sé né per gli altri, anzi, come Giona (4,9), si irrita grandemente con Dio perché usa misericordia. La conversione è scoprire il volto di tenerezza del Padre, che Gesù ci rivela, volgersi dall'io a Dio, passare dalla delusione del proprio peccato, o dalla presunzione della propria giustizia, alla gioia di esser figli del Padre.
La parabola del figliol prodigo è certo la storia di tutti. E' molto facile ritrovarci nei pensieri, nelle scelte, nell'esperienza di questo giovane. Ci sono i passi che lo allontanano dalla casa paterna, metaforicamente da Dio, senza rimpianti, perché ha un forte desiderio di libertà, di essere veramente se stesso, libero da ogni legame. Però, quando un uomo vuole gestirsi la vita a modo suo, secondo le proprie sensibilità, pensa sempre che la vicinanza di Dio gli impedisca di vivere tutta la sua libertà; vede Dio come qualcuno che gli toglie ingiustamente qualcosa (così come si sente dire dai cosiddetti "sbattezzati"). Il peccatore, infatti, ha un'altra logica che il Vangelo descrive così: "Radunò ogni cosa e partì per un paese lontano". I suoi passi sono passi di fuga incosciente. Porta via tutto, ma non l'amore del padre, che gli appariva in quel momento ingombrante. Può vivere di quanto ha, ma non per tanto tempo. Si fa estraneo perfino a se stesso.
Il figlio però fa ritorno dalla terra della solitudine, dell'abbandono dove si sperimenta, in nome di una libertà illusoria, il male in tutte le sue forme. La casa che accoglie il figlio è invece la casa aperta alla gioia ed alla condivisione dove tutti possono partecipare agli stessi beni. Con questa parabola Gesù vuole togliere quella patina di ipocrisia e gelosia che talvolta ci impedisce di vivere il nostro essere cristiani nella fiducia di un Padre che ci ama sopra ogni altra cosa (vedi il fratello maggiore). Nella vera condivisione le gioie di uno solo – anche del più piccolo – sono le gioie di tutti. Entriamo anche noi nella casa del Padre e partecipiamo con gioia al banchetto, sicuri che anche per noi, nella vera conversione di cuore, vi sarà un banchetto da condividere.
Durante la nostra preghiera scopriamoci peccatori e condividiamo la gioia di un Padre che sempre ci accoglie a braccia aperte. Preghiamo così: Converti il mio cuore a Te, Signore.Che io mi percepisca amato da Te e ami tutti in Te.