domenica 14 febbraio 2010

Lunedì della VI settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nel vangelo odierno, Marco presenta Gesù come un uomo addolorato per il rifiuto dei farisei e meravigliato e deluso per il comportamento dei discepoli che ancora non capiscono (vedi Mc 8,11-13).
Chiedere segni... Il Vangelo odierno rispecchia il nostro modo di vivere. Abbiamo scelto di vivere uno stile di vita, ma il valore della vita o i valori contenuti in essa, sono diventati un optional.
C'è una chiusura alla vita, a se stessi che ogni cosa ci fa paura e per difenderci l'aggrediamo chiedendo qualcosa di reale, tangibile, concreto.
Ma ci sta un atteggiamento di incomprensione nei confronti di Gesù: Egli è colpevole. Hanno il cuore indurito perché si ostinano a non capire e non riflettono su ciò che vedono e odono. Quante volte anche noi non riflettiamo sulla nostra vita, sulla nostra esistenza. Ecco che il Signore Gesù si sforza di farci ragionare; ci ricorda le due moltiplicazioni dei pani, ma deve concludere con una amara constatazione: "E non capite ancora?". Sono ciechi e sordi davanti a Dio che si rivela.
Gesù ci ha già dato il suo massimo segno donandoci se stesso nel suo pane. Non bisogna chiedergli altri segni, ma credere nel segno che ci ha dato. Oltre a questo non c'è più niente: è Dio stesso il segno per eccellenza, tutto per noi. Non resta che riconoscere, adorare, gustare e viverne.
Il discepolo, invece di chiedere nuovi segni, chiede la capacità di vedere quelli che Gesù gli ha già dato e di farsi proiettare su nuovi orizzonti.
Preghiamo perchè la nostra vita sia sempre trasformata dall'amore di Gesù e con il Salmista diciamo: Tu sei buono, Signore, e fai il bene, insegnami i tuoi decreti (Sal 118).