lunedì 10 maggio 2010

Martedì della VI settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continua il discorso di Gesù durante l'ultima cena, nell'imminenza della sua passione e morte (vedi Gv 16,5-11).
Gesù sta per tornare al Padre e sente il bisogno di premunire i discepoli dalle tentazioni dello sconforto e dell'apostasia. In tali circostanze dolorose i discepoli sperimenteranno angoscia e sofferenza, simili alle doglie del parto. Così Sant’Agostino spiega tale sentimento di abbandono dei discepoli: «avevano paura al pensiero di perdere la presenza visibile di Cristo… Erano contristati nel loro affetto umano, al pensiero che i loro occhi non si sarebbero più consolati nel vederlo» (Commento al vangelo di Giovanni).
Gesù percepisce che la tristezza ha riempito il cuore dei discepoli perché si sentono già soli ed abbandonati.
Anche per noi è difficile comprendere che un distacco fisico e una lontananza incommensurabile non debba significare abbandono e solitudine; anzi Gesù ribadisce: "E' bene che io me ne vada, perché se io non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore".
In queste parole si perpetuerà la sua presenza: sarà la forza dello Spirito Santo a "convincere" il mondo "quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio".
La presenza vivificante ed illuminante dello Spirito ci consentirà una verifica circa il peccato come tradimento dell'Amore, generato dall'incredulità, circa la giustizia come atteggiamento di docilità a Dio per essere giusti al suo cospetto e circa il giudizio inteso come rinnovamento della storia con la sconfitta del male.
Tutti noi sperimentiamo che quel Gesù che è salito al Padre è più che mai presente nella nostra storia e nella nostra vita.
Anche noi, come e forse più degli Apostoli, siamo tentati dalla tristezza della solitudine, dalla paura di essere abbandonati a noi stessi, di non farcela di fronte alla prova della sofferenza fisica, dell'emarginazione sociale, dell'apparente insignificanza delle nostre vite.
Solo il pensiero e la fiducia in questa promessa della presenza dello Spirito può ridarci coraggio, forza, consolazione. Ma è necessario invocarlo questo Spirito di pienezza perché invada i nostri cuori e vinca le nostre paure e fragilità.