venerdì 4 dicembre 2015

I DIACONI NELLA CHIESA



Incontrare un diacono per molti in una nostra Chiesa è ancora una novità. Nella maggioranza dei casi si tratta di un personaggio che compare nelle celebrazioni liturgiche, vestito del suo bianco camice e di una stola portata trasversalmente, e che fuori di Chiesa si mostra accompagnato da moglie e figli e, lungo la settimana, va al suo lavoro in ufficio, o in fabbrica, o in ospedale, là dove la sua professione lo conduce.


Ciò che colpisce di più è il fatto che la sua condizione di vita, differente da quella del prete e del vescovo, è del tutto identica a quella dei laici: non ha l'obbligo del celibato, salvo che non sia stato ordinato da celibe con il voto di restare tale e, normalmente, conserva la sua professione, dalla quale trae il sostentamento per sé e per la sua famiglia. Con tutto ciò egli non è un laico, ma un ministro della Chiesa, che ha ricevuto il sacramento dell'Ordine sacro.
In realtà il ministero del diacono, esistente fin dall'antichità, ma poi decaduto negli usi della Chiesa lungo i secoli, è stato ripristinato dal concilio Vaticano Il. I padri conciliari hanno voluto che non mancasse alla Chiesa questa figura di pastore che, per la sua condizione di vita di tipo laicale, facesse quasi da ponte fra il prete celibe e totalmente dedicato al servizio della Chiesa e la società in mezzo alla quale vive la comunità cristiana.
Il suo carisma, infatti, da un lato lo destina al compito della predicazione e della cura pastorale, da un altro lato al servizio della carità e allo svolgimento di alcune funzioni nelle quali la missione della Chiesa si concretizza nell'assunzione di una responsabilità sociale verso il mondo. È per questo che molto spesso troviamo i diaconi impegnati nell' assistenza spirituale e sociale dei carcerati, nell'attività pastorale al servizio dei malati nelle corsie degli ospedali, nell'organizzazione della Caritas al servizio dei poveri, degli immigrati, dei tossicodipendenti, degli handicappati, e così via.
L'attuale situazione di scarsità di preti ha fatto si che spesso al diacono venga affidata la cura pastorale di una parrocchia, sotto la guida del parroco della parrocchia contigua. In questo ministero possiamo vedere il diacono all'ambone che legge e spiega la Sacra Scrittura e poi all'altare che distribuisce la comunione.
Il diacono però non celebra l'Eucaristia, perché non ne ha il potere sacramentale, che il suo grado dell'Ordine non comporta. Egli può assistere al matrimonio e benedire le nozze, fare i funerali, celebrare il sacramento del Battesimo. Tuttavia, quei gruppi di fedeli o comunità parrocchiali che abitualmente dovessero essere serviti da un diacono, per celebrare l'Eucaristia, devono ritrovarsi sempre intorno al loro prete o al vescovo e vivere così nella comunità più grande il momento più alto e più ricco di grazia della loro unità ecclesiale. 

Don Severino Dianich 

(articolo tratto da Famiglia Cristiana n. 43/2009)