sabato 4 giugno 2016

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Dopo il Tempo Pasquale, abbiamo ripreso il Tempo Ordinario, cioè siamo ritornati alla ferialità. E' vero che alcune domeniche dopo la Pentecoste abbiamo celebrato qualche solennità del Signore, ma ecco che siamo "rigettati" nel tram tram della vita.
Ora, proprio in questo tram tram che incontriamo Gesù. Non sempre ce ne accorgiamo, perché viviamo uno stato di morte, la nostra vita è spenta dal non senso, dalla malvagità, dalla cattiveria e falsità e spesso non ci viene così facile riprendere i passi, qualcuno deve portare il tuo feretro, la tua bara e deve fermarsi. E' quanto ascoltiamo o ascolteremo durante la Liturgia della Parola e in particolare nel Vangelo di Luca.
Tutto, dice l'evangelista Luca, accade alla porta della città, dove due cortei si incontrano. Un corteo è funebre: il figlio di una vedova viene accompagnato alla tomba. L'altro corteo accompagna e segue Gesù, vera Porta.  
La porta della città di Nain è il testimone dell'incontro di questi due cortei contrapposte: entrare e uscire, morte e vita (vedi la sequenza pasquale), fine e inizio, sterilità e fecondità, dolore e gioia, disperazione e speranza.
In queste direzioni contrapposte forse i due cortei non sfiorano lo sguardo, ma lo sguardo di Gesù si posa con tenerezza e misericordia sulla vedova, che ormai aveva perso, con la morte del figlio le ultime speranze. Ella aveva già pianto la morte del marito adesso precipita dentro la bara insieme al figlio.
Questo precipitare nella bara non è altro quando la nostra vita è piatta, non ha reazione e relazione. Quando non comunica... precipitiamo nella fossa di morte e lì vi restiamo fin quando il nostro sguardo non si scontra con quello del Signore, con quello del Cristo Risorto.
In questo incontro Gesù si lascia accarezzare dalla sofferenza, dalle ferite, dai silenzi o mutismo, dal pianto e da quelle lacrime amare... da quel cuore che continuamente langue.
In tutta questa scena fatta di tanti personaggi, uno solo rimane nascosto. Forse è nascosto da noi stessi. L'abbiamo rinchiuso, lasciato solo. Gli abbiamo voltato le spalle... questo personaggio è il Padre. Quel Padre che ancora una volta si avvicina, guarda, si ferma, tocca.
Oggi il Signore continua a fare il suo "miracolo", ma al contempo Lui ci chiede di fare noi il miracolo, perché noi siamo il miracolo di Dio, ogni qualvolta che la nostra vita si fa relazione, si rivela al prossimo, si avvicina al dolore altrui, caricandolo sulle spalle, consolando, alleviando, guarendo... ridando vita.
Chiediamo al Signore il dono di rialzarci dalla nostra fossa di morte, perché possiamo continuare a testimoniare la nostra vita, glorificando Dio con la nostra vita nella nostra ferialità.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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video a cura di Gaetano Lastilla