sabato 10 novembre 2018

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

DARE TUTTO SE STESSI

XXXII domenica dell'anno liturgico, ancora qualche altra per iniziarne uno nuovo. 
In questo peregrinare, l'Evangelista Marco ci regala delle batoste per far emergere quello che in noi non funziona.
Nelle scorse domeniche abbiamo parlato di discepolato cercando di capire chi è disposto a seguire Gesù Maestro che ci porta alla croce e questa domenica, capire che il discepolo non è colui o colei che dona il superfluo ma tutto se stesso.
Gesù, come il fotografo che con la sua macchina fotografica cerca di inquadrare la scena, mette a fuoco, con questo brano particolare, una contrapposizione tra due personaggi. Il primo sarebbe gli scribi, cioè coloro che oggi chiameremo teologi. Essi sono persone potenti e temuti. Di loro Gesù disse: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole» (Lc 16,15). L'altro personaggio è una donna: povera e vedova. Una persona insignificante, lo scarto, che non vale nulla ma non agli occhi di Dio, così come abbiamo già visto, perché Dio non giudica dall’apparenza, ma guarda il cuore (1Sam 16,7).
Questi due personaggi sono la contrapposizione che riscontriamo ancora oggi nella nostra società, che deturpa quella bellezza creata da Dio e che ancora oggi fa breccia in coloro che si sentono i detentori di un "telecomando".
Oggi potremmo rileggerlo diversamente questo brano: cambiando i personaggi e mettendoci noi, noi che non abbiamo il coraggio di essere noi stessi, che non siamo neanche capaci di fingere, che abbiamo la malattia dell'apparire (salgo sull'altare così mi metto accanto al sacerdote; faccio sempre per primo per la comunione eucaristica; salgo sul fercolo processionale; sempre pronto a dire la mia) e questo ci assolve da poter alzare il dito contro l'altro e dimentichiamo il vero scopo della vita cristiana, dimentichiamo che abbiamo bisogno di coltivare la vita interiore invece dell'effimero della vita, dimenticando che il discepolo è colui o colei che dona se stesso senza riserve.
L'esempio della vedova, non è una questione di dare denaro (anche se in certi ambienti ecclesiali necessita) ma una questione di cuore.
Tutto parte dal cuore e non dal superfluo. Il cuore è la vita il superfluo quello che ci circonda.
La vedova non dona quanto la circonda per poi andarsene via, così come si nota nelle nostre chiese: "armiamoci e partite". 
La vedova non è la nonnina della devozione, della messa domenicale ma è una donna che nonostante viva sola, non ha un marito che la sostiene, non perde la sua dignità ed ha il coraggio di donare se stessa perché cresca il Regno di Dio. 
Questo donare se stessa è simboleggiato dagli spiccioli. In quei spiccioli la donna ha gettato nel tesoro la sua stessa vita.
Ecco la santità tanto decantata dalla Sacra Scrittura, dai nostri Santi, dal nostro Papa Francesco con la sua esortazione Gaudete et exsultate. In quella vedova è racchiusa la prima beatitudine declamata dal Vangelo.
La santità parte dall'ascolto, un ascolto che si fa desiderio del cuore verso una conversione permanente cercando di discernere se si è veramente discepoli di Cristo Gesù, prendendo a modello, in questa domenica, una vedova.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!


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immagine, fonte: https://www.la-domenica.it/xxxii-domenica-del-tempo-ordinario-2018/