martedì 12 marzo 2019

Mercoledì della I settimana di Quaresima

CERCARE SEGNI O CERCARE LA SAPIENZA?



Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,29-32)

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». 




Abbiamo già iniziato la nostra Quaresima e seguire Cristo Gesù tra le prove della vita. Una vita di cui spesso ci sentiamo stanchi, nauseati fino al punto di non reagire e cerchiamo la logica di san Tommaso.
Il Vangelo di oggi è la conseguenza del rifiuto di Gesù: un muro di diffidenza innalzato tra i familiari, nella sua patria, in casa sua. Per questo non viene accolto e riconosciuto come profeta, come Messia. Saranno altri, i più lontani, del resto alla nascita si è ritrovato gente che veniva da lontano, che in qualche maniera lo hanno protetto. Ora Gesù si ritrova ancora una volta a denunciare dicendo che siamo gente malvagia. 
La malvagità è quell'atteggiamento distruttivo di cose e persone e che nonostante tutto cercano dei segni per capire. È una malvagità a doppio gioco, perché non si cerca la Sapienza ma si cerca l'autodistruzione innalzando continuamente steccati pregiudiziali che ci impediscono di ascoltare l'altro, che ci impedisce di ascoltare chi predica qualcosa di nuovo o chi ci invita alla conversione. 
In questo tipo di trappola Gesù non ci cade. Possiamo facilmente intrappolare con la nostra malvagità altri come noi, ma non Gesù, non Dio.
Dovremmo essere i cercatori della Sapienza e invece ci giustifichiamo dietro la ricerca di segni che non avremo mai. Pensiamo di vivere un certo arrivismo e invece siamo sempre sul punto di partenza. Questo perché l'unico segno è Cristo e noi dovremmo esserlo sul Suo esempio.
Oggi, nella regina del Sud, abbiamo il modello del vero cercatore di Dio. Ella fa il suo lungo cammino, esce dalle sue sicurezze in cerca della sapienza a quel tempo personificata nel re Salomone, non si sente arrivata. Uscire dalle proprie sicurezze ci conduce a trovare la Sapienza anzi sarà la Sapienza a trovare noi. È lo Spirito Santo che ci sospinge a vivere la nostra fede in diversi contesti.
Ci definiamo battezzati, cattolici, consacrati al Signore e ci dimentichiamo di cercarlo sempre. Credere, però come si pensava nel medioevo, è "cor-dare", un dare il cuore che implica la continua ricerca, la continua lotta con l’Altro, che non viene afferrato, ma sempre di nuovo ti afferra.
Ecco perché il credente è e resta in questo mondo un cercatore di Dio, un mendicante del Cielo, sulle cui labbra risuonerà sempre quest'invocazione: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27,8-9).