CONVERSIONE E PAZIENZA
Continuiamo il nostro percorso quaresimale che ci conduce verso le celebrazioni pasquali. In questa terza domenica di quaresima, il Vangelo più che una lieta notizia sembra un necrologio, terribile, inquietante. Ma non è questo il messaggio di questa domenica, per quello ci pensano i nostri media giorno dopo giorno.
Il Vangelo è sempre una lieta notizia non è noia, non è morte ma vita perché annuncia sempre la speranza, scuotendo quel torpore che abbiamo addosso.
Il cuore del Vangelo contiene sempre quell’invito a cambiare il nostro modo di pensare, a convertire il nostro cuore per cambiare stile di vita e non essere come quelli che cercano sempre “il pelo nell'uovo”. È vero che nella vita personale ci sta sempre qualcosa che non va, ma è un dato di fatto che riscontriamo in tutti. Però in ciascuno di noi ci sta un desiderio di pienezza spesso oscurato dal dolore.
Quante situazioni di dolore nella nostra vita: malattie gravissime che nella maggior parte dei casi sono ancora sconosciute, incidenti mortali, morte improvvise, tutte situazioni che lasciano senza un perché e magari diamo colpa a Dio. Del resto, è facile puntare il dito, trovare un capro espiatorio.
Questa domenica a Gesù viene presentato una situazione di dolore, di morte drammatica di cui si cerca una risposta ben precisa senza trovarla, neanche sfogliando le pagine della Bibbia.
La risposta di Gesù è disarmante, spiazza quella stoltezza umana, quell’irresponsabilità della persona perché ognuno prenda coscienza di quanto sta accadendo. È vero che ogni cosa ci parla di Dio ma è anche vero che ogni cosa è oggetto e soggetto di una revisione di vita, di una conversione. In altre parole, Gesù ci dice che non siamo come dei burattini nelle mani di Dio e tantomeno Dio non è un burattinaio ma è essenziale convertire il nostro cuore per poter gustare ogni attimo della nostra esistenza.
La Quaresima, tutto il Vangelo ci parla di “conversione”, perché? Perché Gesù ci parla di conversione e non di altro? La parola “conversione” in ebraico, ha un significato particolare, vuol dire “tornare alle origini” e quindi “tornare al punto di partenza”, tornare alla verità, all’essenziale. E oggi più che mai ne abbiamo bisogno!
Gesù invita a fare un vero cammino di fede, a cambiare lo sguardo sulla realtà che ci circonda, a cambiare stile di vita. È importante chiedersi pure: la mia vita risponde allo stile del mondo o allo stile di Dio?
In questo contesto Gesù inserisce una parabola: quella del fico sterile, dove Gesù ci insegna a sapere gestire la vita con pazienza e a saper rispondere alla vita con amore, come il padrone della vigna per il suo albero di fichi di cui si aspettava dopo tre anni un raccolto abbondante ma non trovò nulla.
Oggi noi faremmo il contrario: elimineremo ed estirperemo in modo radicale e drastico l’albero senza sé senza ma e magari piantandone uno nuovo. Come del resto, abbiamo fatto con tante di quelle nostre relazioni o situazioni difficili anziché comprenderle, guarirle, sanarle, accoglierle e viverle come farebbe Dio: gli zappa intorno e lo concima, sperando che porti frutto.
Questo significa che il dolore o quanto di triste possiamo sperimentare nell’arco della nostra vita, può essere letto da una prospettiva diversa senza lasciare che la nostra vita inaridisca.
Dio è infinitamente paziente e ci invita a vivere la pazienza con lui. Ci infonde quel giusto coraggio per poter ricominciare dando quel giusto frutto che è gioia, amore, fraternità, armonia, prosperità, pace. Questi sono i frutti che Dio, «un tale» cerca nella sua vigna, in mezzo a noi e insieme a ciascuno di noi crede che anche noi li cerchiamo.
Dio è infinitamente ottimista, spera sempre che riusciamo a cambiare, a dare sempre il meglio di noi stessi, a fiorire e portare buoni frutti, sorpassando i fatti della vita, valorizzandola, vivendola in pienezza, con amore.
Il tempo di Quaresima è il tempo favorevole dello Spirito perché ci è data l’opportunità di guardarci dentro, di guardare la nostra vita, per vedere se i frutti che si producono sono gustosi o acerbi. È il tempo propizio perché ognuno si segga dinanzi alla Parola di Dio per poter crescere rigoglioso, evitando così di chiudersi a riccio e continuando a vegetare.
Siamo nell’Anno Giubilare, un anno dedicato alla speranza, un anno che ci permette di accostarci più frequentemente al sacramento della riconciliazione, che ci permette di sostare più a lungo con un esame di coscienza. Che ci permette di leggere la nostra vita alla luce della Parola di Dio. Che ci permette di fermarci di più alla Sua presenza. Un anno in cui potremmo sperimentare meglio la pazienza di Dio. Approfittiamone! Dio dona sempre una altra chance per ricominciare onestamente la nostra vita anche trasmettendo agli altri quest’amore misericordioso che Dio ha avuto nei nostri confronti.
Dio scommette ancora un anno su ciascuno di noi, cioè sempre. Dissodiamo allora il nostro terreno, il terreno del nostro cuore, perché dia dei buoni frutti, per noi, per gli altri, per la vita eterna.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!