In questo sabato, l'evangelista Marco ci presenta l'evento della Trasfigurazione e lo colloca al centro della sua narrazione evangelica, quasi a sottolinearne la centralità sia nella vita di Gesù che in quella della comunità cristiana che i tre discepoli rappresentano (vedi Marco 9,2-7).
Davanti abbiamo una scena straordinaria che mostra alla comunità cristiana chi è veramente Gesù: il Messia che avevano preannunciato le Scritture (Mosé ed Elia, i due profeti che colloquiano con Gesù).
Gesù dopo aver predicato il vangelo dell'Amore per tutta la Palestina e scelto i dodici, sa che la Buona notizia non è ancora stata compresa che in piccola parte: vede i discepoli ancora dubbiosi e tiepidi, soprattutto hanno un'idea diversa della messianità di Gesù.
Per confermare nella fede almeno i più intimi, dopo aver istruito tutti sulla sua futura passione e sul rinnegamento del mondo, "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come luce".
Sia Marco, che Matteo e Luca situano la vicenda nei giorni immediatamente successivi alla confessione di Pietro avvenuta a Cesarea di Filippi. Si tratta, quindi, di un momento decisivo della vita di Gesù. Un momento segnato dal progressivo allontanamento delle folle di Galilea, il cui motivo è causato, forse, da una visione messianica contraria alla prospettiva della Passione.
In questa luminosissima scena, Gesù, trasfigurandosi, anticipa per un momento quel mistero ineffabile che è la sua e che sarà la nostra Resurrezione. Anzi attraverso il mistero della sofferenza che conduce alla Resurrezione, l'intento di Gesù sarà quello di rafforzare e incoraggiare per seguirLo nel suo cammino di sofferenza. Inoltre, assicurerà che tale cammino di sofferenza e di morte sfocerà nella vita e nella gloria del regno di Dio.
L'imperativo del Padre: "Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo" vuole essere il documento di una identità divina, Colui che vale la pena, in assoluto, di ascoltare e, nello stesso tempo, della necessità di un ascolto profondo e radicale della parola del Cristo, che passa dalla croce per giungere alla risurrezione.
Risuona forte per noi allora l'invito di oggi e di sempre da parte di quella voce "alta", dal cielo: «Ascoltatelo!". La parola umana può e deve divenire parola di benedizione, di gioia, di pace, e lo è solo in quanto parola ricevuta, generata a partire da un profondo ascolto del Verbo di Dio, della sua Parola fatta carne in Gesù.
Fermiamoci a contemplare l'icona della trasfigurazione e contempliamo Gesù come luce del nostro esistere, come Parola che illumina e salva.
Preghiamo così: Ti amo Gesù anche senza averti visto e perciò il mio cuore esulta di gioia indicibile. Donami un cuore attento alla tua voce e amoroso della tua Parola. Che io ti ascolti e viva per le strade di ogni giorno testimoniando l'Amore.