sabato 28 febbraio 2009

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Come ogni anno, anche oggi, prima domenica di quaresima, si legge il passo evangelico di Gesù che si ritira per quaranta giorni nel deserto, dove subisce le tentazioni di satana.
A differenza degli altri due Sinottici, l’evangelista Marco non descrive il contenuto delle tentazioni, dando così rilievo al fatto in sé, di Gesù che si ritira e soprattutto che affronta la prova, quasi ad indicare tutta una vita inserita nella prova.
Il fatto risulta alquanto sorprendente per chi è abituato a pensare a Gesù-Figlio di Dio, uguale al Padre: ogni uomo conosce bene la tentazione; ma come può Dio, perfezione assoluta e fonte di ogni bene, essere anch’egli tentato al male?
Gesù inizia la sua vita pubblica nel deserto. La Bibbia ricorda a proposito del deserto: i quarant’anni nel deserto di Israele, il deserto luogo di incontro dei Profeti, da Isaia a Osea, il Battista…
Marco descrive l'essenziale a differenza di Matteo e Luca che si dilungano nella descrizione delle tentazioni. Gesù va nel deserto dopo il battesimo, sospinto dallo Spirito. Solo i credenti, i battezzati, coloro che cercano ancora e meglio Dio, sanno sentire lo Spirito e spingersi nel deserto. Il mondo fuori fugge il deserto, lo teme, ha orrore della solitudine, non sa che esiste una solitudine e un deserto pieni di melodia, pieni di Dio. Lo Spirito ci spinge nel deserto, quando la nostra vita di credenti scricchiola, vacilla, si stanca, o, peggio, si siede.
Il credente va nel deserto, perché nel deserto si riscopre fuggiasco, pellegrino, viandante. Il deserto è il nostro essere, il nostro cuore, perché nel deserto possiamo avvertire la sottile e silenziosa presenza di Dio. Ma urge anzitutto di liberare quel silenzio che soffochiamo .se vogliamo sentire la presenza di Dio.
In questo tempo di quaresima, dice il Papa, "Serve un digiuno dalle immagini e dalle parole. Abbiamo bisogno di un po' di silenzio. Abbiamo bisogno di uno spazio senza il bombardamento permanente delle immagini, di crearci spazi di silenzio per riaprire il nostro cuore". La quaresima è ormai divenuto un tempo eversivo nella nostra società votata al culto dell’ "io": un tempo di spogliazione da molte cose, ma soprattutto di allontanamento dalla "philautía", dall’amore egoistico. In questo senso la quaresima è anche tempo di ritorno all’essenziale nello spazio stesso della fede: una ritrovata essenzialità nell’adesione al Signore che ci chiede solo di «praticare la giustizia, amare con misericordia e camminare nell’umiltà con Dio» (Mi 6,8). Per fare questo bisogna dare spazio, vita e voce al silenzio che può diventare in noi un peso insopportabile perché è compresso, soffocato e soffocante. Familiarizzare, abituarci al silenzio, amarlo e desiderarlo. È difficile liberare il silenzio perché i pensieri hanno il sopravvento; smaltirli o renderli innoqui richiede tempo e pazienza.
Marco ha una curiosa annotazione su Gesù che cercava di liberare il silenzio: "stava con le fiere e gli angeli lo servivano". Nel deserto, quando gettiamo le maschere, quando ci mettiamo in gioco, quando siamo tentati dall’avversario, siamo assaliti dalle fiere: l’orgoglio, l’invidia, la rabbia, la blasfemia, la violenza abitano in noi, sono accovacciati in un'angolo della nostra interiorità. È ingenuo pensare di non esserne sedotti, è cristiano scegliere di lasciarli fuori dalla porta. In questa lotta, gli angeli di Dio ci sostengono. Non demoralizziamoci allora. Discreti, silenziosi, gli amici di Dio ci sostengono nella nostra battaglia, ci incoraggiano nel nostro cammino.
Preghiamo così: Vieni ancora a chiamarmi, Signore. Non privarmi delle tue parole salvifiche, nonostante le mie ripetute lentezze.

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