La parola del Vangelo di oggi (vedi Mt 5,20-26), traccia per noi il cammino verso la santità suggerendoci il tema della conversione, del cambiamento. La santità che ci viene proposta come meta non si identifica con una conoscenza arida e sterile della Parola di Dio, e neppure con una rigida, fredda e puntuale osservanza di tutte le norme prescritte dalla Legge. Il "di più", che qui viene indicato, attinge alle profondità dell'essere, a quel "cuore", di cui ci parla Gesù, da cui nascono i pensieri e i desideri. È di qui che bisogna partire, risanando e raddrizzando, perché, se la radice è ammalata, i frutti saranno necessariamente bacati. Potranno anche avere una bella apparenza, cioè dare e darci l'illusione di 'essere a posto', ma prima o poi riveleranno la loro inconsistenza.
Il cammino quaresimale che stiamo facendo ci porta a scavare attorno a noi perché Dio è Colui che conosce a fondo la nostra realtà. E' colui che dice che è possibile cambiare ed è Lui stesso che ci spinge a cambiare. Certo, il cambiamento, cioè la conversione costa… Ma Dio diminuisce le difficoltà, le polverizza... come fece con il profeta Elia.
Il cammino quaresimale ci invita allora a scavare per individuare e rimuovere quanto di negativo si annida dentro di noi e, al tempo stesso, favorire la crescita e la maturazione di quegli impulsi positivi, di quei germi di bene che ci sollecitano ad aprirci al dono autentico.
Martin Luther King, apostolo della non-violenza, raccontava: "Una notte, un membro del Sinedrio venne da Gesù perché voleva conoscere che cosa dovesse fare per salvarsi. Gesù non disse: "Guarda, Nicodemo, non devi più mentire", oppure: "Devi smettere di frodare". Invece di lasciarsi andare a proibizioni singole, Gesù lo guardò e disse: "Nicodemo, devi rinascere a nuova vita"".
Il Vangelo sottolinea, come del resto la quaresima, l'importanza della preghiera e in particolare della preghiera che si svolge davanti all'altare del Signore. Una preghiera paragonata al profumo di incenso che sale verso Dio, che arde d'amore, di lode e riconoscenza. E' un turibolo particolare quello della preghiera, in quanto il fuoco è alimentato dalla nostra vita che realizza, nella quotidianità, la vera esperienza di amore. La preghiera è allora quella dinamica che coinvolge tutto il nostro essere perché possiamo presentarci a Dio con sincerità e purezza di cuore e realizzare il mandato che Gesù ci ha offerto dal monte delle Beatitudini.
Oggi, nella mia preghiera mi fermo a pensare dentro di me, a scandagliare le profondità del mio cuore per liberarlo da quanto mi impedisce di portare frutti di santità.
Preghiamo insieme così: Toglimi, Signore, l'illusione di una santità edificata unicamente sull'osservanza, e splancami all'azione liberante e vivificante del tuo Spirito.