Nel leggere il brano di oggi (vedi Mc 7,1-13), che la liturgia ci propone nella memoria di santa Scolastica, può apparire un pò ridicolo sentire certe questioni. Ma rimane qualcosa per noi, popolo di questo secolo. C'è un cuore che si è allontanato dal cuore di Dio.
Questo lungo brano evangelico riporta una discussione tra Gesù e i farisei sull'osservanza di alcune prescrizioni riguardanti la purificazione. I discepoli di Gesù si sentivano "liberi" da queste norme rituali che poi non erano dettate dalla Scrittura ma aggiunte dalla "tradizione degli antichi".
Inizialmente le disposizioni ricordate erano riservate ai sacerdoti; solo successivamente vennero estese a tutto il popolo. La disputa che nasce tra Gesù e i farisei si sposta subito su ciò che è puro e ciò che non lo è.
Il brano presenta una religiosità delle labbra e una religiosità del cuore. La prima è di facciata, fatta di parole, intrisa di doppiezza, che fa di te un sepolcro imbiancato, bello fuori e marcio dentro.
La seconda invece è pura manifestazione d'amore e l'amore sgorga solo da un cuore semplice che accoglie la Parola di Dio e la mette in pratica. Chi vive sinceramente della Parola non dice: "Signore, Signore..." rimanendo chiuso nel proprio egoismo, ma cerca e compie sempre in tutto la volontà di Dio.
Gesù riporta il problema dell'osservanza delle norme sul suo punto nodale: il cuore. Il cuore, infatti, è la fonte dell'impurità. Dal cuore nascono i pensieri malvagi, le intenzioni impure, le decisioni cattive. È il cuore perciò che bisogna curare; è dal cuore che deve essere sradicata la gramigna ed è nel cuore che va accolta e custodita la Parola di Dio. Maria, la prima dei credenti, ce lo insegna fin dall'inizio. Essa, scrive il Vangelo, "custodiva nel cuore tutte queste cose", tutto ciò che vedeva accadere a Gesù.
Nella preghiera personale cominciamo a respirare lentamente come se dovessimo respirare ossigeno. Proviamo a volgere il nostro sguardo verso Gesù "respirandolo" custodendo nel cuore la Sua Parola per sottrarci con volontà decisa da quella sottile ambiguità che talvolta affiora dal nostro ego inautentico. Preghiamo così:
Donami di custodire con ogni cura il mio cuore, Signore, perché non mi accada d'essere un sepolcro imbiancato e d'infrangere con fantasmi di cose vané il ricordo puro e incessante della tua legge d'amore.