martedì 26 ottobre 2010

Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo di oggi ci narra un episodio avvenuto lungo il cammino di Gesù dalla Galilea verso Gerusalemme (vedi Lc 13,22-30).
Qui l'evangelista Luca vuole sottolineare che il cammino di Gesù tra gli uomini ha come mèta la città della pace, il luogo della salvezza.
In questo cammino sorge una domanda fondamentale comune a tutti: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Forse non tutti se la pongono, in particolare, coloro che nella vita non hanno nessun obiettivo, coloro che non si riconoscono ad immagine e somiglianza di Dio, coloro che non sento il bisogno di immergersi in Colui donde abbiamo tratto la vita e l'esistenza.
A questa domanda Gesù, interpellato sul numero di coloro che si salvano, ci parla della porta stretta. Perchè la porta è stretta? La porta è diventata stretta per noi dopo l'abbandono. Ci è consentito di rientrarvi solo se siamo capaci di diventare piccoli nell'umiltà del pentimento e del filiale abbandono. Non sono ammessi colpevoli ritardi perché ignari del momento e dell'ora in cui lo sposo verrà, se non pronti con l'abito nuziale e con le lucerne accese. Accadde anche alle vergini stolte rimaste senz'olio. Nessuno allora potrà accampare scuse dinanzi al giusto giudizio di Dio; a nulla varrà il vanto di pretese intimità con Dio non suffragate dalla verità e dall'autenticità dei nostri comportamenti, potremmo sentirci dire: «Non vi conosco, non so di dove siete».
L'evangelista Luca ci vuol far capire che quando la fede si spegne licenziando Dio dalla nostra vita, non solo smarriamo la via del Regno, ma la rendiamo stretta, inaccessibile a noi stessi e ci ritroviamo fuori, proprio come accadde ai nostri progenitori dopo l'esperienza del primo peccato.
Gesù però ancora una volta ci conforta e, riprendendo questo stesso limite, si definisce la porta delle pecore in maniera che se uno entra attraverso di lui, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Per questo una volta traversata diviene ampia di misericordia e il cuore si allarga a dismisura.
L'ammonimento rivolto prevalentemente al popolo eletto, serve anche a noi: ora siamo noi gli invitati alle nozze, noi i prediletti del suo amore, noi i redenti, i salvati, gli attesi alla mensa eterna. La nostra valida risposta è l'amore a Dio e al nostro prossimo.