giovedì 16 novembre 2017

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A)

Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.


Siamo agli sgoccioli dell'anno liturgico e la Parola di Dio ci fa assaporare ciò che sono "gli ultimi tempi". Parole che riprenderemo nuovamente con l'inizio dell'Avvento.
Questa domenica ascoltiamo la parabola dei talenti. Una parabola chissà quante volte ascoltata, forse in "tutte le salse". Però ogni  volta possiamo cogliere sempre il nocciolo della questione: c'è un talento da coltivare e custodire la felicità altrui.
Talento... una parola che traduciamo con capacità, doni particolari ricevuti. Cosa abbiamo ricevuto noi cristiani? Il Battesimo.
Dire il Battesimo è dire la grazia divina, è dire Dio stesso, è dire amore. Ciò ci dice che ogni persona che incontriamo è un talento, un dono di Dio per me, quel seme prezioso che Dio ha seminato nel mio campo, nella mia vita.
La Bibbia ci ricorda che "In Principio" l'uomo e la donna furono messi a coltivare questo campo e a custodirlo (cfr. Gen 2,15). Anche oggi è così. L'Adamo di ieri è l'Adamo di oggi: coltivatore e custode.
Il verbo "coltivare" richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso! Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma ad ognuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. Ecco i talenti!!!
Quella consegna dei talenti Dio li da' a tutti secondo le proprie capacità. I numeri che troviamo: uno, due, cinque non è una questione di bravura, non rientra nel pensiero di Dio. Dio guarda il cuore, la qualità e non la quantità. È la vita del Vangelo che deve fiorire e rifiorire. Far rifiorire la vita del Vangelo significa far rifiorire l'amore di Dio in tutto il creato.
Purtroppo l'essere umano vive delle sue paure. Anche il cristiano ha le sue paure. La pagina evangelica odierna ci dice: quale fiducia metti in Dio? Solo con la fiducia, con l'abbandono puoi sconfiggere le tue paure. Non è necessario sotterrare il talento. Non abbiamo bisogno di fasciarci la testa prima di rompercela. "Il Vangelo è maestro della sapienza del vivere, della più umana pedagogia che si fonda su tre regole: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura. E soprattutto da quella che è la paura delle paure: la paura di Dio" (Ermes Ronchi). Urge sviluppare i doni spirituali donati da Gesù stesso: la parola di Dio, la fede. In altre parole: il regno da lui annunciato.
Rinnoviamo la nostra fede e affidiamoci a Lui per vivere serenamente il Vangelo in novità di vita.

Buona Domenica nel Signore.

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immagine, fonte https://alessandroabri.wordpress.com