mercoledì 21 novembre 2018

PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?»

 Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,46-50)

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.

Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».

Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».


Celebriamo la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria. Essa è una delle feste più care alle chiese d'Oriente che la celebrano dal secolo VI, dal giorno dopo la dedicazione della basilica di Santa Maria Nuova (543) costruita presso il muro del tempio di Gerusalemme, in ricordo della consacrazione della Vergine Maria.
Ogni volta che apriamo i Vangeli, troviamo Gesù che insegna, ammonisce, annuncia il Regno di Dio. 
Nel Vangelo odierno abbiamo un linguaggio duro da parte di Gesù: il suo modo di fare esce da ogni schema. I parenti, stando ai fatti, lo reputano pazzo; mentre gli scribi un posseduto dal demonio. 
Per comprendere quanto sta accadendo, dobbiamo rifarci a Mosè che aveva comandato di mettere a morte i falsi profeti, i maghi che operavano miracoli (cfr. Dt 13,3-5).  Inoltre, a quei tempi era ammessa la responsabilità collettiva, cosicché i genitori erano responsabili se non denunciavano nel loro figlio un falso profeta. Da qui possiamo capire il comportamento dei Nazaretani. È necessario rendere innocuo Gesù, impedirgli di perdersi. E non solamente lui, ma anche i suoi, eventualmente l’intero villaggio. Allora i fratelli di Gesù, portando con loro sua madre, la Vergine Maria, gli chiedono di rinunciare alla sua follia, ossia alla sua missione.
Immaginatevi di richiamare vostro figlio da una situazione di imbarazzo e nello stesso tempo sentirsi dire: “chi è mia madre...?”. Quindi un comportamento che non stupisce.
Però pone delle domande: quante volte cerco di rendere inoffensivo Gesù perché mi disturba, mette a soqquadro i mie interessi, punta il dito contro la mia cattiva coscienza. Quante volte lo ridicolizzo e lo tratto come uno stupido e poi con le parole lo benedico, lo ritengo il mio Signore e dopo voltandogli le spalle lo espongo al pubblico ludibrio e lo lapido sulle piazze della mediocrità? Quante volte lo rinchiudo nel “manicomio” dell’incoerenza, di una schizofrenia esistenziale che offende Lui, me stesso e quanti mi circondano? 
Essere cristiani, non ci permette di far tutto questo, di zoppicare in base alla convenienza. Magari continueremo a non capire chi è Gesù (come si vede al capitolo successivo), ma non rispecchiamo il nostro essere in Colui che è la Vita fattasi carne.
Il punto di partenza è l’ascolto. Ascoltare Dio appare in ultima analisi. Anzi, Dio è una di quelle parole più dimenticate e più bestemmiate. Eppure in Lui abbiamo la vita, quella stessa vita che ci permette di andare oltre, di arrivare agli ultimi, di amare e invece regrediamo. Più affermiamo la nostra convinzione di essere cristiani e più facciamo il contrario.
Maria è donna dell’ascolto capace di imparare dalla vita ad ascoltare Dio e a mettere in pratica ogni sua Parola. In ogni istante, in ogni cosa ha lasciato che Dio fosse Dio perché tutto rispecchiasse di Lui, Amore infinito.
L’ascolto per la Vergine Maria era quanto ebbe a dire successivamente san Gregorio Magno: «Le parole di Dio crescono insieme con chi le legge». E ha spiegato: «Nella misura in cui uno progredisce personalmente, nella stessa misura la Scrittura progredisce con lui». E cioè: quanto più si offre ascolto ed accoglienza alla Parola divina, tanto più essa apre orizzonti alla vita del cristiano e della Chiesa.
Impariamo allora da Maria, la discepola fedele, a consacrare la nostra vita al Signore e a servirlo con la massima fedeltà perché tutta la nostra vita si possa trasformare in amore.