Letture
del giorno:
Gn 49, 2.8-10; Sal 71; Mt 1, 1-17
O Sapienza che sei uscita dalla bocca
dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e forza,
vieni ad insegnarci la via della prudenza.
Iniziamo oggi, nel secondo giorno della novena di natale, "le Ferie Maggiori di Avvento", un tempo per capire chi è Gesù nella nostra vita. L’evangelista
Matteo, per farcelo conoscere, apre il suo Vangelo con
una lunga e monotona genealogia; un elenco di nomi, di cui
solo di alcuni ne conosciamo le storie e, tra l’altro, non tutte edificanti. Infatti, Dio sposa anche eventi tragici.
Tutti
noi abbiamo una genealogia. Tutti alle spalle abbiamo un’infinita generazione con una sua precisa storia. Però tutte queste
generazioni convergono in un punto fermo e ultimo della storia: Cristo Gesù,
alfa e omega, principio e fine.
Nelle
ultime domeniche dell’anno liturgico la domanda di fondo è: dove va la storia, il mondo? Forse una domanda
difficile per il nostro limite, perché non sappiamo leggere i segni dei tempi e
ci limitiamo ai fatti di un giornale o al chiacchiericcio di strada.
Il
Vangelo ci sollecita fortemente a legare la storia a Dio e Dio alla storia.
Questo è il motivo per cui gli eventi raccolti e narrati nella Bibbia diventano
storia sacra: perché letti alla luce di Dio. Abitualmente facciamo uso di quei
proverbi popolari su Dio come: «l’uomo propone e Dio dispone», oppure «non si
muove foglia che Dio non voglia»; ma questi proverbi hanno solo valore se
sappiamo leggere la nostra vita e quella del mondo alla luce della salvezza e
della redenzione.
Il
credente non è la persona che si rassegna o che pensa che il mondo rimanga
esclusivamente in balìa degli uomini o che Dio ne perda il controllo. Solo Lui
è in grado di coniugare, con l’infinita sua sapienza, la libertà degli uomini,
anche di quelli che si rendono responsabili delle peggiori malvagità.
La
venuta del Figlio di Dio, ormai prossima, serva a ripeterci questa
indispensabile garanzia che la storia, anche quella dei nostri giorni, è nelle
mani di Dio.
Ecco
perché in questo secondo giorno invochiamo la Sapienza che esce dalla bocca
dell’Altissimo. Egli è una persona viva, così come descrive il Libro dei
Proverbi, onnipotente e creatrice, compagna inseparabile di Dio.
Il
Nuovo Testamento presenta la Sapienza personificata come Parola creatrice ed
eterna di Dio: “Egli era, in principio,
presso Dio” (cfr. Gv 1,2) e ora “Questa
parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la
metta in pratica” (Dt 30,14).
È
una parola molto vicina a noi e aspetta noi per renderla efficace, perché sia
Parola di Dio nella vita di tutti. Dio con la sua Parola si è fatto relazione.
Noi con le nostre parole complichiamo e distruggiamo la relazione.
Abbiamo
bisogno di amare la Sapienza di Dio sperimentandone il fascino, la bellezza e
l’armonia nel creato.
Quando
Dio fa qualcosa di nuovo e di straordinario, non è solo, ma pensa a qualcuno,
convoca altri a partecipare alla gioia di una comune attività (cfr. Lc
15,8-10). Soprattutto, noi sappiamo che con Dio creatore c’era davvero
qualcuno: quel Verbo di Dio, quale Parola di Dio “mediante la quale tutto è stato creato” (Gv 1,2), e che poi “divenne carne” (Gv 1,14) in Gesù
Cristo. È il Verbo incarnato, è Gesù Cristo la Sapienza di Dio come è descritta
al cap 8 del Libro dei Proverbi. È questa Sapienza che da alla mia, alla tua
vita il suo vero significato e ti aiuta a viverla nel suo giusto valore.
Necessitiamo di sentirla sempre più vicino alla nostra vita, perché illumini
sempre di più il cammino, perché insegni la via della saggezza.
La
Sapienza è Colui che al nuovo scriba del Regno dei cieli fa estrarre dal
forziere cose antiche e cose nuove (cfr. Mt 13,52), perché ascolta e mette in
pratica i comandamenti del Signore (cfr. Dt 4,1-2.6-8).
Gesù!
È Lui la Sapienza che esce dalla bocca di Dio. San Giovanni della Croce,
mistico carmelitano del 1500 scrive: «Dal momento in cui ci ha donato il Figlio
suo, che è la sua unica e definitiva parola, Dio ci ha detto tutto in una sola
volta in questa sola Parola» (Salita al
Monte Carmelo, II, 22,3).
Questa
Parola, il Verbo uscito dalle labbra e dal cuore del Padre, ha raggiunto ogni
angolo del mondo, anche quello più buio e lontano, per disporre tutto con
soavità e forza: disporre significa “fare ordine”, “pulire”, “sistemare”, “ridimensionare”;
con soavità, con dolcezza, ma anche con forza e determinazione.
L’invito
di oggi è di essere fervorosi nel dialogare con Gesù Sapienza di Dio presente
nel proprio cuore. Accogliere e proclamare la sua Parola perché si compia
attraverso la propria vita e poter dire insieme a san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in
me” (Gal 2,20).
immagine: www.evangelizzare.org