lunedì 17 dicembre 2018

Feria propria del 17 Dicembre

II GIORNO DELLA NOVENA DI NATALE


Letture del giorno: 
Gn 49, 2.8-10; Sal 71; Mt 1, 1-17

O Sapienza che sei uscita dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e forza,
vieni ad insegnarci la via della prudenza.


Iniziamo oggi, nel secondo giorno della novena di natale, "le Ferie Maggiori di Avvento", un tempo per capire chi è Gesù nella nostra vita. L’evangelista Matteo, per farcelo conoscere, apre il suo Vangelo con una lunga e monotona genealogia; un elenco di nomi, di cui solo di alcuni ne conosciamo le storie e, tra l’altro, non tutte edificanti. Infatti, Dio sposa anche eventi tragici.
Tutti noi abbiamo una genealogia. Tutti alle spalle abbiamo un’infinita generazione con una sua precisa storia. Però tutte queste generazioni convergono in un punto fermo e ultimo della storia: Cristo Gesù, alfa e omega, principio e fine.
Nelle ultime domeniche dell’anno liturgico la domanda di fondo è: dove va la storia, il mondo? Forse una domanda difficile per il nostro limite, perché non sappiamo leggere i segni dei tempi e ci limitiamo ai fatti di un giornale o al chiacchiericcio di strada.
Il Vangelo ci sollecita fortemente a legare la storia a Dio e Dio alla storia. Questo è il motivo per cui gli eventi raccolti e narrati nella Bibbia diventano storia sacra: perché letti alla luce di Dio. Abitualmente facciamo uso di quei proverbi popolari su Dio come: «l’uomo propone e Dio dispone», oppure «non si muove foglia che Dio non voglia»; ma questi proverbi hanno solo valore se sappiamo leggere la nostra vita e quella del mondo alla luce della salvezza e della redenzione.
Il credente non è la persona che si rassegna o che pensa che il mondo rimanga esclusivamente in balìa degli uomini o che Dio ne perda il controllo. Solo Lui è in grado di coniugare, con l’infinita sua sapienza, la libertà degli uomini, anche di quelli che si rendono responsabili delle peggiori malvagità.
La venuta del Figlio di Dio, ormai prossima, serva a ripeterci questa indispensabile garanzia che la storia, anche quella dei nostri giorni, è nelle mani di Dio.
Ecco perché in questo secondo giorno invochiamo la Sapienza che esce dalla bocca dell’Altissimo. Egli è una persona viva, così come descrive il Libro dei Proverbi, onnipotente e creatrice, compagna inseparabile di Dio.
Il Nuovo Testamento presenta la Sapienza personificata come Parola creatrice ed eterna di Dio: “Egli era, in principio, presso Dio” (cfr. Gv 1,2) e ora “Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Dt 30,14).
È una parola molto vicina a noi e aspetta noi per renderla efficace, perché sia Parola di Dio nella vita di tutti. Dio con la sua Parola si è fatto relazione. Noi con le nostre parole complichiamo e distruggiamo la relazione.
Abbiamo bisogno di amare la Sapienza di Dio sperimentandone il fascino, la bellezza e l’armonia nel creato.
Quando Dio fa qualcosa di nuovo e di straordinario, non è solo, ma pensa a qualcuno, convoca altri a partecipare alla gioia di una comune attività (cfr. Lc 15,8-10). Soprattutto, noi sappiamo che con Dio creatore c’era davvero qualcuno: quel Verbo di Dio, quale Parola di Dio “mediante la quale tutto è stato creato” (Gv 1,2), e che poi “divenne carne” (Gv 1,14) in Gesù Cristo. È il Verbo incarnato, è Gesù Cristo la Sapienza di Dio come è descritta al cap 8 del Libro dei Proverbi. È questa Sapienza che da alla mia, alla tua vita il suo vero significato e ti aiuta a viverla nel suo giusto valore. Necessitiamo di sentirla sempre più vicino alla nostra vita, perché illumini sempre di più il cammino, perché insegni la via della saggezza.
La Sapienza è Colui che al nuovo scriba del Regno dei cieli fa estrarre dal forziere cose antiche e cose nuove (cfr. Mt 13,52), perché ascolta e mette in pratica i comandamenti del Signore (cfr. Dt 4,1-2.6-8).
Gesù! È Lui la Sapienza che esce dalla bocca di Dio. San Giovanni della Croce, mistico carmelitano del 1500 scrive: «Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva parola, Dio ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola» (Salita al Monte Carmelo, II, 22,3).
Questa Parola, il Verbo uscito dalle labbra e dal cuore del Padre, ha raggiunto ogni angolo del mondo, anche quello più buio e lontano, per disporre tutto con soavità e forza: disporre significa “fare ordine”, “pulire”, “sistemare”, “ridimensionare”; con soavità, con dolcezza, ma anche con forza e determinazione.  
L’invito di oggi è di essere fervorosi nel dialogare con Gesù Sapienza di Dio presente nel proprio cuore. Accogliere e proclamare la sua Parola perché si compia attraverso la propria vita e poter dire insieme a san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).


immagine: www.evangelizzare.org