domenica 16 dicembre 2018

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE

«CHE COSA DOBBIAMO FARE?»


Si avvicina sempre più il grande giorno del Natale del Signore e, il carattere liturgico di questa III domenica di Avvento vuole esserne un anticipo. Infatti viene denominata domenica gaudete, riflettendo il carattere gioioso dall'antifona d’ingresso alla liturgia della Parola. 
La motivazione della gioia non è perché le cose vanno bene ma perché il Signore è vicino, è presente nel mondo, viene a partecipare alla festa. La sua vicinanza alla nostra vita ci pone questa domanda: di che cosa e di chi dovremmo aver paura?
Quanto è importante affrontare le situazioni e i problemi della vita con la luce della fede! È importante essere sereni, avere fiducia, non scoraggiarsi. Il Signore è vicino, con noi c'è il Signore, Lui sa di che cosa abbiamo bisogno. Anche nei momenti più difficili, vogliamo credere e sperimentare che è un Salvatore potente e farà tutto per noi, anche al di là delle nostre attese. 
Il vangelo, che a prima vista appare in contrapposizione al motivo della gioia ma non è così, vuole indicarci la strada della gioia che consiste nell'amore al prossimo e nella fedeltà ai nostri doveri. Da questo contesto scaturisce la domanda fondamentale, punto di partenza per la conversione: cosa dobbiamo fare?
Il fare nel vangelo indica un cuore in movimento, indica il mettersi in gioco. Se vogliamo vivere la conversione del cuore e della vita, se vogliamo vivere la giustizia e dare dignità e possibilità di esistenza all'altro, partendo dalla normale quotidianità se vogliamo che il Veniente prenda forma nella nostra storia, allora il fare della Parola di Dio vuol dire interrogarsi e agire.

Su cosa interrogarsi e agire? Sulla giustizia di cui si parla nel vangelo. Essa è in riferimento all'uomo e non a Dio. Il Battista non propone rivoluzioni di vita, ma una vita rivoluzionaria! Sarà Gesù a portare a compimento, sarà Lui a indirizzare meglio verso Dio, occorre però partire da un condividere la propria vita e non “guardare al proprio mulino”. 
C’è un amore che può guardare oltre l’orizzonte e non secondo le proprie tasche o i propri ruoli sociali ma in un “allargare lo spazio della propria tenda. stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti” (Is 54,2). 
Quanto dice il profeta rimanda nella quotidianità della nostra attesa: lì può prendere forma una vita rivoluzionaria, perché è l'Amore che può aprire il cuore al Veniente. È l'Amore che può trasformare il luoghi della grigia monotonia quotidiana, in un cielo colorato, nuovo, per vivere come testimoni dell'Atteso. È sempre l'Amore che può cambiare il nostro sguardo sui fratelli e sulle sorelle vicino a noi.
Accogliamo allora l’invito alla gioia, lasciamo che lo Spirito e il Fuoco sciolgano il gelo delle nostre mediocrità e delle nostre piccolezze.
Con questa domenica ha inizio la seconda parte del Tempo di Avvento, quella che ci orienta a celebrare la prima venuta del Nostro Signore Gesù Cristo nel Natale. Alla data odierna, infatti, è fissata l’inizio della novena di Natale. 
Essa è un periodo particolare caratterizzato da preghiere proprie, dal canto delle profezie, e da una serie di sette antifone, da cantare al Magnificat dei vespri dei prossimi giorni, che ci accompagneranno da oggi fino alla vigilia di Natale. Si tratta di invocazioni al nostro Redentore che sta per venire: hanno la particolarità di cominciare tutti con l'interiezione "O", per questo sono conosciute anche come "antifone in O", seguite da un titolo del Salvatore.
Componendo le iniziali di questi titoli in ordine inverso, dall'ultimo al primo, si forma l'acrostico “Ero cras”, che vuole essere la risposta di Gesù Cristo alle insistenti invocazioni novendiali; significa infatti: “Sarò domani”. 
Il domani è il nostro giorno e il giorno è illuminato dalla luce del volto di Dio perché possiamo essere sicuri sulla strada che stiamo percorrendo. Egli è il nostro faro, il punto di riferimento per ciascuno di noi, per i nostri figli, per gli amici, per i vicini di casa, per le persone che ci conoscono: è una lampada che arde e risplende.
Fare la novena deve essere un punto di forza per rimotivarci alla grazia. Dentro e fuori di noi vi è un “blackout”. Accendiamo la candela del nostro battesimo, prepariamo il Natale. Impastiamo quel pane e andiamo insieme a Betlemme. Non è un caso che Betlemme significhi “casa del pane”. Ci avviciniamo verso questo “forno” per gustare il profumo, il sapore, la bontà del Pane che si chiama Gesù.
Facciamoci aiutare da una donna meravigliosa: Maria. Ella è stata la prima a fare la novena di Natale insieme al suo sposo Giuseppe. Anche lei avrà, in qualche modo, pregato le antifone maggiori, che le ha tradotte nella vita secondo il progetto che Dio aveva su di lei.
Ecco il primo passo della nostra Novena natalizia: aprire la porta della nostra vita all'Amore di Dio, condividere con Lui la strada che stiamo percorrendo, con tanta semplicità, sapendo che Lui non è un despota ma un amico, non è un padrone ma il servo di tutti. Lui, proprio Lui viene, ormai manca poco!

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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immagine: https://www.la-domenica.it/iii-domenica-di-avvento-2018/