giovedì 3 ottobre 2019

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

ACCRESCI IN NOI LA FEDE!


La liturgia della domenica XXVII del tempo ordinario ci fa leggere gli ultimi versetti della seconda tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme (cfr. Lc13,22-17,11): si tratta della sintesi di ciò che Gesù chiede ai suoi discepoli come risposta alla proposta di entrare nel progetto del Padre: fare dell'umanità una famiglia raccolta attorno all'unica mensa dove si sperimenta l'amore, la condivisione, la fraternità, dove i primi posti sono riservati agli ultimi, perché non sono i meriti che danno diritti particolari ai migliori, ma solo la gratuità della misericordia del Padre rende il cuore di chi si lascia amare capace di gustare la gioia e la bellezza della mensa comune.
In questa tappa conclusiva, i discepoli chiedono al Signore di accrescere la fede. Cos'è la fede? Chissà quante volte ce lo domandiamo. La fede non è una questione di capacità intellettuale. Non risulta dai grandi personaggi di fede, dalle persone semplici che alle volte incontriamo o magari qualche video particolare su youtube. La fede, piccola o grande che sia, deve incidere nella vita personale e nei confronti di quanti incontriamo nel nostro cammino. Ecco perché la risposta di Gesù è tutt'altra, anzi apre altri sentieri e propone novità di prospettiva. Non si vive la fede in base alla sua quantità: se ne può avere una quantità microscopica, ma è sufficiente per la vita intera, perché possiede in sé la potenza dell'Altissimo.
Con due parabole Gesù risponde all'interrogativo. Quella del granello di senape che si presenta per quello che è e si sviluppa per quello che è. La potenza vitale che è in lui gli consente di crescere e di diventare un albero. E la parabola del servo per una ulteriore comprensione della fede.
Due parabole che ci portano a capire che la fede è una questione di fiducia, di relazione con il Signore seguendolo e ascoltandolo in ogni ambito della mia vita.
Essere cristiani, aver fede, non è da ridurre all'atto domenicale eucaristico o altri pii esercizi per poi vivere il quotidiano burrascoso.
La fede non è qualcosa che sistema Dio in un determinato giorno o momento della settimana. La fede del credente si sviluppa in un continuo servizio, in un continuo amore avendo quel grembiule pasquale di cui Gesù si strinse alla vita lavando i piedi a tutti. È il caso, allora, di chiedersi se la nostra fede è autentica, se la nostra fede è accompagnata dalle nostre paure. La Parola di Dio ogni giorno ripete alla nostra vita: "Tu sii forte e mostrati uomo. Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi, i suoi decreti e le sue prescrizioni, perché tu riesca in ogni tua impresa e in ogni tuo progetto" (1Re 2,2-3). Questo perché la Parola di Dio è quella luce che permette di camminare, far crescere la fede, andare incontro all'altro con amore: è la via che rende possibile la gioia della vita nuova in Cristo.
Ci aiuti la Vergine Maria che in questi giorni la celebriamo sotto il titolo "del Rosario". Ella non portò se stessa ma Cristo e la sua Parola.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!








immagine: https://www.la-domenica.it

LA CHIESA DI CRISTO HA UN CUORE MISSIONARIO

Giovani volontari impegnati nella distribuzione di aiuti (dal video ufficiale del Mese Missionario).
VIVERE un «mese missionario straordinario», questo è l’invito di papa Francesco per l’ottobre 2019. La Chiesa è sotto i riflettori per tante cose, non sempre belle o edificanti. Eppure, non può ripiegarsi su se stessa: essa non è solo scandali, carrierismo e potere. Ci sono numerosissimi cristiani che dedicano la loro vita per gli altri, perché a tutti giunga l’annuncio del Vangelo.
L’invito di papa Francesco giunge a cento anni dalla «Maximum Illud», la lettera apostolica del suo predecessore Benedetto XV (1914-1922), considerata il documento chiave sulla missione della Chiesa in epoca contemporanea. Quando scriveva cent’anni fa, papa Benedetto aveva sotto gli occhi il tragico lascito di morte e di odio del Primo conflitto mondiale. Pur in quelle circostanze la Chiesa non poteva non concentrarsi sull’essenziale della sua missione: l’annuncio del Vangelo.
Oggi è cambiato il contesto, ma ci sono nuove tensioni sociali, politiche ed economiche. Viviamo una “guerra a pezzi”. I cristiani sono frastornati, in molti sperimentano il peccato, la tristezza, il vuoto interiore e l’isolamento. I poveri, gli emarginati, i profughi sono considerati un peso, ed aumenta l’intolleranza. La stessa cultura è sempre più indifferente di fronte al Vangelo.
Accogliamo allora l’invito del Papa a fare di questo mese un tempo straordinario di riflessione, di impegno concreto e, soprattutto, di preghiera: per chi alla missione dedica la propria vita e per chi da questa missione attende di ricevere l’annuncio evangelico di speranza e di liberazione. Ma anche per ogni cristiano, affinché non dimentichi mai che la fede è un dono da donare.
Michele Giuseppe D’Agostinossp (testo preso da: https://www.la-domenica.it)