giovedì 14 gennaio 2021

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

FISSARE LO SGUARDO IN DIO

Abbiamo celebrato il Natale del Signore, ci siamo ritrovati attorno alla greppia di Betlemme e riscoperti come figli amati e ora, dopo aver celebrato il Battesimo del Signore, riprendiamo il Tempo Ordinario. Siamo pronti? Siamo pronti per fare esperienza di Dio nella vita di tutti i giorni?
Il Vangelo ci colloca nello stesso luogo. È il luogo del Battesimo di Gesù, è il luogo del nostro Battesimo. E noi siamo ancora lì, cosa ci stiamo a fare? Cosa cerchiamo?
Queste sono domande che, fin quando non troveranno la giusta risposta, si ripeteranno sempre. Quindi siamo nello stesso luogo, quasi affezionati e la domanda è sempre la stessa: che cercate?
Se ci viene fatta una domanda simile, una ragione ci sarà. Cosa cerchiamo veramente nella vita? Siamo qui adunati in assemblea, cosa cerchiamo realmente? Questa è una domanda importante che tende a scavare le intenzioni più intime.
Una pista per trovare la giusta risposta ce la fornisce l'evangelista Giovanni. Anzitutto ci parla di uno sguardo.
Questo è lo sguardo di Dio che passa dalla nostra esistenza. È il passaggio di Colui che ci cerca. Chissà se ce ne accorgiamo. Sant’Agostino aveva paura di non accorgersi del passaggio di Dio, e noi?.
Nel Vangelo è il Battista che sta concretizzando la sua anima sullo sguardo, su Dio. Non è semplice. Del resto non è mai stato semplice guardarsi negli occhi. 
In questo periodo grazie alla pandemia che ci fa usare una mascherina, siamo costretti a guardarci negli occhi. Ma il Battista ci insegna a guardare oltre, a guardare l’Agnello di Dio e saperlo indicare agli altri. Siamo pronti a vivere questa dimensione? Il Vangelo ci fa capire di no, perché non siamo capaci di leggerci dentro. 
La domanda che ci viene fatta, quindi, non è a caso e la risentiremo nuovamente all’inizio della passione di Gesù. Il Battista ci insegna ad avere una grande relazione d’amore con Gesù. E per avere questo grande rapporto d’amore non basta chiamare Gesù col titolo di Maestro, dobbiamo essere certi dove abita, quale è la sua identità, cosa significa dimorare in Lui. Ecco perché al nostro cuore risuonano le parole di Gesù: venite e vedrete. Due verbi congiunti che sono esperienza di vita, interpretazione del desiderio di tutti noi, del desiderio di Dio. Due verbi ma in stretta relazione col verbo credere. E quando si crede veramente, non possiamo dimenticare quell’esperienza, quell’incontro. 
Se ci avete fatto caso, l’Evangelista annota l’ora come se avesse l’orologio: “erano le quattro del pomeriggio”. Ecco dove ci conduce il vero incontro: possiamo fare mille cose importanti e dimenticarcene ma solo facendo concretamente esperienza di Dio, un cammino personale con Gesù, possiamo essere così precisi, come un orologio svizzero, possiamo ricordarcene il momento preciso, perché è l’ora di Dio, l’ora che da’ senso alla nostra vita, l’ora che rende fecondi i nostri desideri, i nostri progetti, ogni nostra iniziativa.
Il Vangelo ci mostra questa fecondità come una catena contagiosa che trasmette quel fuoco interiore, quella luce ricevuta dall’Agnello di Dio. Chi incontra il Figlio e dimora in Dio, incontra il fratello e lì si rinnova l’incontro con il Figlio perché capaci di saperlo annunciare: Abbiamo incontrato il Messia.
Quest’annuncio è un invito per tutti, perché Gesù vuole incontrare tutti. Egli mostra il suo volto. Quando lo cerchiamo con cuore sincero Gesù volge verso di noi il suo volto.
Cosa significa per noi “incontrare”? La quotidianità ci fa incrociare tante persone, ma ci trasforma? Solo l’incontro autentico ci trasforma. Oggi stiamo riducendo tutto tramite la tecnologia, basta pensare alla Dad per i nostri figli. Inoltre, il cellulare e i vari social non potranno mai sostituire la bellezza di un incontro autentico. La tecnologia ci disabitua allo sguardo. È solo l’incontro autentico che può dare spessore e pienezza alla nostra vita. Solo Gesù continua ad invitarci a cercare di vivere una vita piena.
Lasciamo allora che il nostro sguardo si incroci con lo sguardo di Gesù. Forse faremo fatica ma in quella fatica ci sentiremo chiamati con un nome nuovo, ci sentiremo amati, figli, fratelli e trasmetteremo amore a tutti con il nostro sguardo.
 
Buona Domenica nel Signore.






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