venerdì 8 gennaio 2021

BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO B)

 RISCOPRIRSI FIGLI AMATI

 
Abbiamo celebrato da poco l'Epifania del Signore, saltiamo una buona parte della vita di Gesù: la fuga in Egitto e la sua vita a Nazareth, per ritrovarci questa domenica, prima del Tempo Ordinario che chiude il ciclo natalizio, a celebrare ancora una Epifania del Signore, una delle sue manifestazioni: è la festa del Battesimo del Signore, non da pensarla in una forma cronologica, ma teologica.
Con questa celebrazione iniziamo l’ordinarietà della vita, anche se la nostra ordinarietà per il momento è segnata da restrizioni.
Alle sponde del Giordano iniziamo questo anno con Gesù trentenne. 
Anzitutto troviamo il Battista che con la sua missione parte dalla ferialità e attraverso un rituale battesimale permette di iniziare quest'itinerario di conversione del cuore per incontrare il Messia veniente.
L’evangelista Marco, in una forma breve, ci parla della manifestazione di Gesù, del suo battesimo. Egli non viene dalla Giudea come coloro che ascoltavano Giovanni, ma viene dalla Galilea, da Nazareth un luogo ignorato ma è proprio da un luogo privo di senso, che Dio inizia una nuova storia, con me, con te, con tutti. Ecco perché dentro questo movimento, insieme a Gesù di Nazareth, ci siamo noi.  
Il cristiano di oggi si presenta sempre più freddo senza ripensare al suo battesimo, senza ripensare a quel seme innestato nel profondo del cuore e lasciato lì, in un angolo, senza accudirlo, senza innaffiarlo, senza farlo crescere. Non si può ridurre la vita cristiana a una pratica religiosa (esercizio spirituale utile) occorre rendere testimonianza di Dio con la vita.
Il Battesimo del Signore segna questa ferialità della vita che diviene incontro tra l'uomo e Dio.
Occorre ripartire dal luogo del battesimo. Occorre ripensare il proprio battesimo. Ripartire dal battesimo è il punto di partenza per riscoprire nuovamente la nostra fede.
Ripensare la fede partendo dal battesimo è un ripercorrere il cammino del catecumeno lasciandosi toccare dalla grazia del ritorno o di un nuovo inizio.
Al tempo del Battista la gente era al Giordano perché avevano intuito che qualcosa non andava nella loro esistenza. Che si erano staccati dall’amore di Dio e volevano ricominciare. E iniziano dal basso. Da quel fiume che è situato sotto il livello del mare.
Partire dal basso è un riconoscere la propria miseria, è un atto di umiltà ma anche impegno concreto per ricostruire, insieme a Dio, il suo meraviglioso progetto d’amore.
Celebrare il battesimo del Signore allora ci riporta alle fonti del nostro battesimo, con quell’impegno di vivere in umiltà riconoscendosi figli amati, figli di Dio.
Al Giordano, ci dice l’Evangelista, che l’identità di Gesù viene rivelata, manifestata: “Tu sei il Figlio mio, l’amato”. 
L’evangelista Marco ci aiuterà, in questo nuovo anno, a conoscere meglio, Gesù, Figlio di Dio. Ci aiuterà a scoprire meglio la nostra vita di figli amati da Dio, anche se accompagnati dalla pandemia e dalle sue conseguenze.
Al Giordano, Gesù ci presenta un Dio amore che si spoglia di tutto e si fa servo, portando su di sé il peso del nostro male, lo stesso male che ogni giorno incontriamo sul cammino, qualcosa che ci ricorda la precarietà, la provvisorietà della nostra vita terrena: la malattia, la morte, l'impossibilità di realizzare tutti i nostri desideri... E Gesù viene in questa situazione, si immerge in quelle acque della nostra quotidianità per unire, saldare i rapporti tra Dio e l’uomo, rendendolo con la sua solidarietà presente ovunque. Nell'immersione di Gesù abbiamo l'anticipo, forse appannato, della sua morte di croce. In quest'immersione ci siamo anche noi. Per questo siamo invitati a rivedere ogni giorno la nostra vita, così come si presenta lasciandoci guidare dalla voce di Dio, dalla sua Parola.
Marco ci dice che la presenza dello Spirito che scende richiama alla vita di Dio che si rende presente nell’umanità e che ridona a ciascuno la dignità di figlio. 
Il simbolo di una colomba richiama l’arca di Noè (Gn 8,8). Esso è figura del battesimo, che segna l’inizio di una vita salvata dalle acque. Un altro simbolo che possiamo ricavare dalla colomba è quello che incessantemente tuba, quasi a richiamare Dio che da sempre canta all’uomo il suo amore e attende ancora oggi una risposta.
Nel brano ritorna ancora una volta la “voce”. Questa volta, però, non è quella del messaggero che dona voce alla Parola (Gesù) ma è la “voce che viene dal cielo”, da Dio Padre. Egli non ha volto, ma voce. Marco tiene a sottolineare questa particolarità: il volto di Dio è quello di chi ne ascolta la parola. Questa voce da conferma alla figliolanza divina di Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. La sentiremo nuovamente durante il percorso dell’anno.
Questa voce è il marchio che attesta l’identità di Gesù e la sua missione. Questa voce manifesta un’approvazione incondizionata alla stessa solidarietà con i peccatori. Manifesta quel desiderio che tutti, uomini e donne segnati dal dolore, dalla morte, schiacciati dalla colpa, scoprano di avere Dio come Padre.
Lasciamo, allora, emergere quelle paure che si annidano: tristezze, delusioni, brutture, minacce, complessi vari, difetti fisici o morali... mettiamo nel cuore di Gesù ogni problema che ricama la nostra persona. Rivediamoci tra le braccia di Dio, come un bimbo sollevato da terra.
In questo giorno del battesimo del Signore, guardiamo alla Mamma delle mamme. Guardiamo a Maria. Con lei abbandoniamoci felicemente in Dio. Viviamo ogni giorno tutto alla luce di Dio che continuamente ama. Sentiamoci figli amati e come Gesù accogliamo l'amore del Padre che anche al nostro cuore ripete: "tu sei il figlio mio amato, tu sei mio compiacimento". 

Buona festa del Battesimo del Signore a tutti voi!





 

immagine: https://www.santuarionsmontallegro.com/