giovedì 26 maggio 2022

ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

CERCARE LE COSE DI LASSÙ


Celebriamo l'Ascensione del Signore al Cielo, occasione per riflettere sulla nostra meta finale. Questa festa ci ricorda che la nostra vita è un cammino verso il cielo, verso l’eterna comunione con Dio.
Questa meta è celata da paure, da difficoltà varie. Nella prima Lettura, i discepoli chiesero a Gesù se fosse finalmente venuto il momento in cui avrebbe ricostituito il regno di Israele. Una richiesta pregna di un desiderio di non faticare più contro la divisione e le difficoltà, un desiderio che contiene un'attesa dei discepoli deboli e incerti di fronte a un mondo ostile, segnato dal male.
Se ci facciamo caso, questa è una domanda che si affaccia, in modo particolare, quando vediamo il male abbattersi accanto a noi, in questa umanità dolente dove ognuno rinnova quel “dove sei Signore?”; "perché Signore?"; "fino a quando, Signore?"; "quando vincerà l'amore e la morte sarà sconfitta per sempre?"; "quando le lacrime degli uomini saranno asciugate?". Domande di allora, domande di sempre, che ci fanno perdere il gusto di festeggiare una ricorrenza come quella di oggi, domande che, magari, ci allontanano da Dio amore.
Gesù però non risponde alle nostre domande. Non l'ha fatto nemmeno quando camminava coi suoi discepoli. Noi siamo tra quelli che le cose le vogliamo subito, all’istante. Diversamente capiamo così poco della vita che facilmente la riduciamo a quello che capisco io, alle mie cose, a quello che io provo.
La vita, sembra suggerire Gesù, è ben più grande, e non spetta certo a noi conoscerne i tempi ed i momenti! Ma il Signore non lascia soli e promette la forza vera, quella dello Spirito di amore che scende sui discepoli, che scende su di noi.
La liturgia vuole iniziare riprendendo l’atteggiamento dei discepoli dinanzi all’Ascensione di Gesù: “Uomini di Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà” (At 1,11).
Stare con lo sguardo verso il Cielo significa “cercare le cose di lassù” (Col 3,1). È un invito ad uscire spiritualmente dalla realtà terrena, abbandonando le passioni della vita per essere guidati in ogni cosa dallo Spirito di Dio.
Purtroppo, stare con lo sguardo verso le nuvole ci fa sentire anche il forte distacco da Gesù. Però l'ascesa di Gesù al cielo non vuol dire che egli si sia allontanato dai discepoli. Significa, piuttosto, che egli ha raggiunto il Padre e si è assiso accanto a lui nella gloria. Ascendere perciò vuol dire entrare in un rapporto definitivo con Dio. Ecco perché l'Ascensione ci mostra qual è il futuro che Dio ha riservato ai suoi figli. Futuro di cui Egli ha sempre parlato e che noi abbiamo assunto fin dal Battesimo: la vita divina, vita divina promessa da Lui stesso: “vado a prepararvi un posto”, perché anche noi possiamo vivere di questa gioiosa dimensione insieme a Lui.
Quest’orientamento alla vita divina non significa aver risolto ogni problema, dubbio, paura. Tutt'altro! Rimaniamo sempre persone deboli, increduli, pieni di paura. Infatti, il Dio in cui crediamo è il Dio che è vivo, che accompagna, ma che affida il cammino del Vangelo alla fragilità della sua Chiesa, che con l’Ascensione inizia a prendere corpo. Questo, infatti, è il tempo per costruire relazioni e rapporti a partire dal sogno di Dio: essere una comunità di fratelli e sorelle radunati nell’amore, nella tenerezza e nella franchezza nel Vangelo. Per vivere di quest’amore, abbiamo bisogni di essere rivestiti della forza dallo Spirito Santo, per avere quel coraggio di andare oltre l’apparenza ed esserne testimoni nella quotidianità.
Impariamo allora a cercare Gesù non verso i Cieli, non verso la terra ma in mezzo al suo popolo, nei sacramenti, negli ultimi, tra coloro che aspettano di essere amati, in quanti il Signore Gesù ha voluto rendersi presente (cfr. Mt 25,31-46). È il tempo di cercare la gloria di Dio disseminata nella quotidianità di ciò che veramente siamo e viviamo per poi viverla in Paradiso. La “separazione dei discepoli da Gesù” non è altro che un continuare a vivere l’amore del Signore nella vita di tutti i giorni, predicando la conversione e il perdono: una nuova primavera dello Spirito.
Non è semplice questo compito, infatti, per attuarlo ci sta una promessa da parte del Padre: lo Spirito Santo. Promessa che, solo rimanendo nelle cose di Dio, ci trasforma e ci permette di annunciare con la propria vita l’amore infinito di Dio e la sua misericordia. Questo significa essere testimoni dell'Amore.
Essere testimoni dell’amore non è un fatto del momento, ma continua nella vita, che non si spegne perché l'amore non è mai inutile.
Viviamo allora l’Ascensione non nella mediocrità, in una vita fatta di mezze misure, ma conformandola, con la grazia di Dio alla Legge di Cristo, vivendo della Provvidenza divina.
Questo dovrebbe già riempirci di gioia, come fu per i discepoli che anzi essere tristi per la partenza del loro amore, del loro amico, del loro maestro: «tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio».
Sentiamoci amati dal Signore e testimoniamo quest’amore di Dio con la stessa gioia che Egli ci dona.
 
Buona Ascensione nel Signore a tutti voi!





immagine: https://www.youtube.com/watch?v=WZ-vIcCy3UM