venerdì 17 giugno 2022

SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

ESSERE PANE SPEZZATO PER L'ALTRO
 

 
Siamo giunti alla Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo o del Corpus Domini, festa
istituita a seguito del "miracolo" di Bolsena, nel 1264 da papa Urbano IV.
Con questa celebrazione solenne, noi non evidenziamo qualcosa di esteriore spesso accompagnata dalla chiacchera, dal cellulare o qualcosa di peggio. Il SS. Corpo e Sangue di Cristo non ha a che fare con questi nostri modi di fare, esso richiama alla presenza reale di Cristo Gesù in mezzo a noi, richiama alla nostra relazione con Dio.
E quale è la nostra relazione con Dio? Un Dio che scambiamo con gli amuleti? Un Dio a nostro piacimento? E potremmo continuare all’infinito. Purtroppo, il nostro modo di fare lo evidenziamo benissimo, anche con le nostre assemblee liturgiche, che di liturgico hanno ben poco. Dobbiamo dire grazie al covid che ha dato uno scossone a certe persone abitudinarie, tanto da ridurre la partecipazione alle Celebrazioni eucaristiche.
Purtroppo, ancora non partecipiamo pienamente di questo grande dono che il Signore ci fa. Non abbiamo nel cuore la gioia dell’incontro con Gesù, se l’avessimo, arriveremmo puntuali all’incontro senza lasciarci distrarre da altro, né prima, né durante, né dopo. Ancora oggi, dobbiamo chiederci perché andiamo a Messa. Chiediamoci: se l’Eucarestia è un essere dono per l’altro oppure se è un continuare a vivere da individualisti? Quante Eucarestie saltate, non celebrate, quasi a dimenticare la nostra appartenenza, quasi a dimenticare il bisogno di pienezza, quasi a dimenticare il bisogno d’amore, come quei discepoli che pensavano più alla pancia che allo spirito.
Nel Vangelo odierno, Cristo annunzia il Regno di Dio e cura le folle e dopo una giornata intera, emergono i bisogni dell’altro.
Il primo atteggiamento dei discepoli è liberarsi del problema: “congeda la folla…”. È l’atteggiamento dell’individualista. Siamo tra quelle persone che non vogliono problemi, che non vogliono abbassarsi. Gesù, invece, capovolge il modo di pensare e invita a quest’abbassamento: «date loro voi stessi da mangiare» (Lc 9,13). Qui il nocciolo del Vangelo: dare sé stessi ad una immensa folla bisognosa. Del resto, partecipare all’Eucarestia non è semplicemente atteggiamento di accoglienza e di fede; per carità anche questo. Partecipare all’Eucarestia significa mettersi in gioco.
Quanta fatica a mettersi in gioco! È stato da sempre così. Il primo è stato Giuda Iscariota e poi altri, fino ad oggi, hanno seguito il suo esempio. E ancora oggi non comprendiamo che le indicazioni di Gesù sono l’unica via di Dio, rischiando di separarci da Lui, dalla vita.
Nonostante le nostre fatiche, Gesù ci invita a imitarlo restando ugualmente obbedienti. Egli nell'Eucaristia, ancora oggi, si offre, in obbedienza, come dono per l’altro.
Celebrare l'Eucarestia in obbedienza è celebrare l'amore, quell'amore che si scopre fragile e forte grazie alla presenza permanente di Gesù in mezzo a noi. Quel “fate questo in memoria di me”, racchiude una parola particolare: “zikaron” che non vuol dire il “ricordo di qualcuno”, ma l’attuazione, il rendere reale, perché Gesù sia presente. Per questo celebriamo in obbedienza.
Dio si avvicina a noi nel mistero della carne e del sangue di Gesù. Dio consegna a noi la sua vita, si incarna ancora una volta nella fragilità della Parola, nella povertà del pane e del vino. Egli si consegna a noi come nutrimento, perché la nostra vita sia dono per l’altro.
Sant’Ignazio di Antiochia scrivendo ai Romani dice: «Sono il frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo». Siamo chiamati ad essere pane spezzato, «pane che viene mangiato». Come il Signore diventa pane nell'Eucaristia e si dona per la vita e la salvezza dell’uomo, così il cristiano che si fa discepolo di Gesù entra in questa dinamica di donazione. Scopriremo così una Eucaristia che si traduce nella vita, perché Essa è sempre l'incontro tra l'umano e il divino da rinnovare sempre, ognuno come è capace di farlo, il resto penserà a completarlo Dio. Allora scopriremo che in Gesù Eucaristia abbiamo la forza della vita che ti trascinerà con sé, perché ci sarà sempre un Pane che sazia che ci renderà capaci di vivere in pienezza la comunione con Dio e tra di noi.
Celebrando l'Eucaristia noi facciamo ritorno al focolare, alla scuola di vita, nonostante le nostre sofferenze, per sentire l'abbraccio amoroso di Dio che coinvolge tutta la nostra vita. Questo è un amore che si deve spandere a macchia d'olio, se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, perché il deserto deve fiorire grazie al mio rendermi disponibile, fino in fondo, nell'amare l'altro. S. Agostino dice al nostro cuore: “cristiano, diventa ciò che ricevi!”, un invito alla conversione iniziando da quell’Ultima cena che è la prima delle tante ogni volta che celebriamo il memoriale della morte e risurrezione di Cristo.
Impariamo, obbedendo, a diventare “memoria vivente di Gesù” per sperimentare la gioia di partecipare alla condivisione e alla sovrabbondanza dei doni di Dio.

Buona festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo!




 
 immagine:https://www.youtube.com/watch?v=_rdi8DRK_p8