mercoledì 29 giugno 2022

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 TESTIMONI DELL'AMORE FINO ALLA FINE
  
 
 
La Parola di questa domenica ci trova in cammino, anzi è la stessa Parola che ci mette in cammino. Infatti, il cristianesimo è una religione in movimento, non è da salotto come piace a molti di noi.
L'evangelista Luca, domenica scorsa dopo averci detto sul come corrispondere alla chiamata di Gesù, questa domenica ci ricorda che ogni cristiano è un missionario, che la missione è compito di tutti i battezzati che formano la Chiesa. La Chiesa esiste, infatti, per evangelizzare. Quindi la missione è di tutta la Chiesa e non solo di una porzione, l'evangelista Luca non aveva motivo di evidenziare l'immagine della "messe abbondante" e i "72 discepoli" se non per indicare la Chiesa intera. Forse a noi piace essere anonimi con una fede mortifera, non essere disturbati, magari sepolti nella polvere di un registro parrocchiale che entrare in trincea. Però, pensare che l'annuncio del Vangelo sia riservato solo al clero, significa impoverire il Vangelo e soprattutto l’insegnamento di Gesù.
Oggi Gesù smonta questo pensiero, smonta il nostro starcene comodi e chiama tutti ad essere discepoli e non solo una cerchia di persone. Gesù chiama tutti all’amore e a sapersi donare per amore, donandoci la grazia necessaria per compierla. E non solo. Oltre ad inviarci ci invita a pregare non per la Messa ma per le messe, cioè l’abbondanza della missione, e non per i numeri dei preti diminuiti. Purtroppo, dentro quest’abbondanza, molti di coloro che si professano cristiani, non hanno interesse, amore per il Vangelo.
La Parola di Dio ci dice di spingere lo sguardo oltre l’orizzonte. La missione non è circoscritta dietro a un microfono di altare ma in quella dimensione di pace, di giustizia, uguaglianza e predilezione per i poveri e per i sofferenti. Per questo siamo chiamati a una coerenza della vita prendendo coscienza che «il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11, 12). L’amore per il Vangelo ci invita a combattere le proprie debolezze e le proprie miserie, ad avere coraggio di non mascherare le proprie infedeltà, ad avere audacia per confessare la fede anche quando l'ambiente è ostile. Cristo ci spinge oltre le comodità anche a costo di subire violenza. E per vivere bene questa missione occorrono operai che abbiano il senso della comunità, capaci di mettersi in gioco, capaci di distribuire la ricchezza del dono di Gesù e vigilare perché il frutto non vada perduto.
Questo è il cammino dell'amore. Per viverlo bisogna svuotarci di noi stessi, delle nostre comodità (e ne abbiamo tante di comodità!), dei nostri pregiudizi, del nostro modo antiquato di pensare e di fare. Siamo troppo pieni del nostro io e non di Dio. Il Signore vuole scuoterci da questo torpore e bussa alla porta del nostro cuore chiedendo di diventare discepoli, narratori di Dio senza fanatismi e nostalgie da burattinai. Dio cerca cristiani maturi per costruire la sua Chiesa e non dei farisei che guardano l'esterno quando al loro interno ci sta del marciume. Abbiamo bisogno che cresca la mia fedeltà a Cristo, il mio desiderio di santità. Che cresca la generosità apostolica nella mia vita di ogni giorno: a casa, al lavoro, nello studio, nello svago.
Qui troviamo l’importanza della preghiera, perché ci purifichi, ci renda trasparenza di Cristo Gesù, ovunque ci troviamo. La messe sarà sempre molta perché non siamo trasparenza di Cristo Gesù, perché non amiamo, non siamo misericordiosi.
I 72 inviati in missione l'avevano capito che dovevano assumere questo stile partendo dalla loro vita e, nonostante che sono andati come “agnelli in mezzo ai lupi”, sono tornati gioiosi perché sicuri che la loro vita era nelle mani di Dio; sono tornati gioiosi di come hanno vissuto la missione nel nome di Gesù.
Quante volte, purtroppo, non si segue questo stile, nemmeno in casa propria, siamo bravi a litigare tra di noi, ad essere maleducati, non siamo rispettosi dell’altro e neanche del Tempio in cui ci raduniamo per la preghiera. E se trattiamo male il Tempio, un edificio sacro, figuriamoci come trattiamo noi stessi, tempio dello Spirito Santo. Siamo tempio dello Spirito Santo perché Egli agisca nella nostra vita e per mezzo di essa nella vita degli altri.
Prendiamo coscienza del nostro battesimo, non restiamo inerti. San Paolo ci ricorda che anche noi siamo corpo di Cristo (1 Cor 12, 27), e abbiamo ricevuto il mandato preciso di annuncio e testimonianza fino alla fine. Camminiamo anche noi, con Gesù, verso Gerusalemme per realizzare la volontà di Dio Padre. Camminiamo per realizzare il bene, per costruire una civiltà dell’amore.
Camminando, puntiamo all’essenziale, ci dice l’Evangelista, usando bene ogni cosa. Viviamo uniti a Dio, al suo amore, alla sua pace per essere amore, pace, ovunque andiamo. Questo è l’annunzio che tutti dobbiamo dare. Se qualcuno non lo vuole ricevere, non agitiamoci ma passiamo oltre. Non siamo chiamati a forzare o costringere. Siamo chiamati a seminare la bellezza di Dio amore, liberamente, certo che quel seme a suo tempo potrà crescere e portare frutto. Forse non li raccoglieremo i frutti, ma il mietitore è solo uno: il Padre.
Invochiamo l’intercessione di Maria, madre e discepola di Cristo, perché possiamo accogliere la grazia che il Signore vuole farci ogni giorno per essere discepoli della trasparenza di Cristo Gesù.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!


 


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