giovedì 7 luglio 2022

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

CON CRISTO PERCORRIAMO LA STRADA DELL'UMANITÀ


Continuiamo il nostro cammino con Gesù verso Gerusalemme. Purtroppo, siamo distratti da una estate anomala con i suoi fenomeni anomali ed estremi, ma non togliamo lo sguardo da Gesù.
Questa domenica la Liturgia ci presenta la parabola del buon samaritano. Una domenica per verificare la salute del nostro amore.
La parabola non è nuova alle nostre orecchie. Quante occasioni abbiamo avuto per scoprire in essa il volto misericordioso di Dio e il dramma dell'uomo. E mentre la nostra vita scorre tra gli alti e i bassi, arriva dall'umanità una domanda: "cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". Una bella domanda che fa pensare alla meta ultima: la vita eterna, un desiderio profondo che risiede nel cuore dell'uomo, di cui la Sacra Scrittura ne rende testimonianza.
Uno dei modi in cui l’orante esprime il suo desiderio di Dio è questo: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua» (Sal 63,2). Qui vita (nefesh, anima) e fragilità (basar, carne) si danno la mano per incamminarsi verso Dio. Ma non sempre è facile capire questo desiderio e realizzarlo nella quotidianità, quella quotidianità che spesso ci sfugge perché attaccati ai nostri bisogni, alle nostre esigenze, al nostro egoismo.
Questo desiderio, però, è accompagnato anche da uno sguardo attento e da un'altra domanda: "Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?".
Nella nostra vita c’è sempre un punto di partenza: io, come leggo? Io, come vivo il mio battesimo? Come vivo la mia vita? Io, come amo? Quanta fatica a farsi questo tipo di domanda. Quanta fatica, per conseguenza, a trovare una risposta di senso. Per questo Gesù racconta la parabola dell'umanità, possiamo dire di un personaggio che rappresenta l'umanità, che rappresenta ciascuno di noi.
Questo personaggio sta facendo un viaggio, non verso Gerusalemme ma da Gerusalemme a Gerico. Il suo orientamento non era il cammino dell'amore, il suo orientamento era tutto al contrario. Quando non si percorre il cammino dell'amore, quando non si ama, il contrario è sempre la morte e quest'uomo incappa su coloro che lo spogliano della sua esistenza, del suo vivere lasciandolo tra la vita e la morte.
Purtroppo, si osserva che non è solo la gente comune ad andare dalla parte opposta, verso la morte, ci stanno coloro che prestano un servizio al Tempio, ci sono coloro che vivono delle celebrazioni liturgiche, attaccati alle loro sicurezze e tradizioni, ci sono le persone religiose, appartenenti a qualche Congrega che non percorrono la strada dell'amore e reagiscono giustificandosi che "tanto non c'è nulla da fare, non può essere il mio prossimo".
Ebbene, occorre il passaggio di un eretico, di chi non fa parte dei nostri, di chi vive nel peccato per far capire come si ama, per far capire che dinanzi all'amore non esistono giustificazioni, per far capire che il prossimo non va ricercato nell’altro perché sei tu il prossimo dell'altro.
Il cammino rimane aperto: un uomo rimane lungo la strada, gli esperti dell'amore continuano la loro strada ma sbagliata, ma ci sta ancora un uomo che cammina, che nonostante viene definito eretico (così era per i Samaritani), cammina per il "santo viaggio" (cfr. Sal 83).
Fare il santo viaggio significa svuotarsi di sé per donare se stesso, Non ha importanza chi sei, perché il cuore della legge è l'amore. I simboli dell'amore sono versati lungo il cammino su chi soffre e non sui bordi o oltre la strada.
Certo ci sta sempre quella fatica del proprio io da superare. San Giovanni della Croce dice: "Se un uomo vuole essere certo della strada su cui cammina, deve chiudere gli occhi e procedere al buio".
Il cammino è verso il sacrario del cuore, cioè dall'esterno verso l'interno.
L'Evangelista ci dice che ancora oggi, noi, facciamo il contrario come il sacerdote e il levita. Non riusciamo a capire che “chi non tende la mano al peccatore, chi non porta il fardello del suo fratello: spezza la canna infranta! Chi disprezza una scintilla di fede nei piccoli: spegne il lucignolo fumigante!” (San Girolamo). È importante per tutti, per ogni discepolo, durante il cammino, abbattere ogni barriera e quanto ostacola l'Amore; che si volga lo sguardo a Cristo per poter far sprigionare il profumo del vangelo dell'amore dalla nostra vita!
Domenica scorsa dicevamo che dobbiamo essere trasparenza di Cristo. Ebbene, oggi siamo chiamati a concretizzare l'essere trasparenza di Cristo, essere chiesa samaritana, diaconale. Battezzati con viscere misericordiose e non rubricisti, farisei attaccati all’esteriore, cristiani che sanno dire soltanto "Signore... Signore..." (Mt 7,21). Siamo chiamati ad imitare Cristo Gesù, il vero buon samaritano, percorrendo la strada dell’umanità, a saper versare il vino della consolazione e l'olio della speranza, attenti e generosi verso le sofferenze e le miserie dei fratelli (Liturgia, Colletta), a condurre verso la locanda dell'Amore per vivere da veri discepoli di Cristo Servo ed ereditare la vita eterna.
Occorre ribadire che dobbiamo svuotarci di noi stessi per donare sé stessi percorrendo la strada dell’umanità.
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!