giovedì 8 giugno 2023

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO A)

CELEBRANDO IL MEMORIALE


Celebriamo la solennità del Corpo e Sangue di Cristo. È la domenica in cui ravviviamo la nostra fede in quel grande dono per tutti e dimenticato da tutti: l'Eucarestia. Una festa i cui simboli, molto semplici, sono i frutti del lavoro: pane e vino.
In questi segni semplici è racchiuso tutto l'amore di Dio per noi. Pane e vino sono gli alimenti che sostengono il nostro vivere quotidiano. Gesù che si fa pane e vino, si fa Eucarestia, dona sé stesso, ogni giorno, sull'altare dell'uomo, sostenendo il suo peregrinare verso la vita eterna.
Ogni giorno siamo chiamati a vivere questa esperienza di fede, a lasciarci sfamare, non di manna che porta al fallimento e alla morte ma a lasciarci nutrire dal Signore per costruire la nostra vita spirituale, la nostra vita eterna.
Purtroppo, questo non è così semplice da capire. Vi è una segmentazione del vivere, come se nulla fosse, come se nulla riuscisse a tenere i vari segmenti che reggono la nostra vita.
Anche il ricordo di qualcosa o di qualcuno sembra svanito nell’aria. Eppure, nella prima lettura abbiamo ascoltato queste parole: «ricordati di tutto il cammino che il Signore ti ha fatto percorrere…». Anche questo lo abbiamo dimenticato. Abbiamo dimenticato Dio sostituendolo con ciò che è effimero. Siamo simili agli Ebrei che vagavano nel deserto pensando ai vari cibi dell'Egitto e dicevano: "come si stava bene quando si stava peggio". Siamo arrivati a perdere il sapore di ogni cosa, a perdere il sapore di Dio.
Purtroppo, la classe sociale pensa che con Dio si stia peggio e cerca sempre quello che gli fa comodo, quello più facile, le cose più saporite della vita che sono di un momento e che conducono alla morte.
Eppure, il profeta Isaia più volte ci ha ricordato: «il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto di grasse vivande, per tutti i popoli, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25,6). Cioè, quel banchetto dell'alleanza, quel pasto sacro che nella Bibbia significa la comunione che si instaura tra Dio e l’umanità, che sperimenta al tempo stesso una profonda comunione reciproca.
Anche Gesù, nella notte in cui veniva tradito, riprende questo ricordare con l’istituzione dell’Eucarestia. Un ricordare che non è un “richiamare alla propria memoria”, ma un rendere vivo, un rendere presente. È il memoriale e non un semplice ricordo.
Questa domenica Gesù questo memoriale lo riprende con queste parole: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui». Cristo ancora oggi offre quest'alleanza, offre sé stesso all'uomo che sta morendo nella grettezza dei beni di consumo, offre un cibo diverso e una bevanda che disseta in eterno.
A fondamento allora troviamo quella necessità di mangiare e bere, così come sottolinea quest’oggi l’evangelista Giovanni. È una condizione irrinunciabile per vivere. Infatti, se nel semplice alimento del pane troviamo la vita, figuriamoci allora in Gesù che è il datore della vita. 
L'evangelista Giovanni aggiunge per noi un verbo particolare per capire: "masticare", cioè la frantumazione del cibo per assimilare.
Cosa vuol dire? La festa odierna ci riporta all'assimilazione interiore di Cristo ogni volta che ci nutriamo di Lui. Facendo questo lo accolgo dentro di me, diventa parte della mia persona. Assimilare la vita del Signore significa assumere la sua forma. Per cui, se la vita di Gesù è “una vita per l’altro”, e io l’accolgo e l’assimilo, il senso è che la mia vita diventi “una vita per l’altro” così come ci dice l’evangelista Giovanni: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Lui ha dato la sua vita per noi; quindi, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3, 16). Ed è l’unico senso che diamo alla parola “assimilare”, non posso assimilare una vita come quella di Cristo senza che la mia vita prenda quella forma, senza che la mia vita assuma la logica della vita del Signore, senza che diventiamo il suo Corpo vivente nel mondo.
Purtroppo, oggi, soprattutto dopo la pandemia, si assiste a un grande vuoto. Non ci sta quel vivere pienamente l’Eucarestia domenicale. È diventata una opzione sostituita da un televisore accompagnata da mille scusanti.
Ricordati… è divenuto solo quando ho tempo, dimenticando così l’appartenenza al Corpo mistico di Cristo, dimenticando il bisogno di pienezza, tipica di quei discepoli che pensano alle cose del mondo più che quelle dello Spirito.
San Paolo nella seconda lettura ci richiama alla comunione, all’unità dove si manifesta la massima carità. C'è da chiedersi, allora, se le nostre eucaristie assumono il carattere dell'unità, della comunione con il Corpo di Cristo che è la sua Chiesa nel segno della carità oppure, un semplice rito che non ci dice più nulla, che non ci rende Eucarestia nella ferialità?
In questo giorno in molte Diocesi si rinnova la processione del Corpus Domini. Ognuno, camminando con Gesù per le strade della quotidianità, può interrogarsi di come vive Cristo per restare unito a Lui, se attraverso un rito oppure una continua adorazione.
Il Signore ci faccia dono di scoprire, non solo nel rito, ma anche nella quotidianità, quell'altare su cui Cristo si dona a noi e sul quale noi poniamo l’offerta di noi stessi.

Buona festa del Corpus Domini a tutti voi!




immagine: https://www.parrocchiachiaravallecentrale.it/programma-domenica-11-giugno/