IMITARE CRISTO BUON PASTORE
Siamo arrivati
alla quarta domenica di Pasqua che abitualmente è dedicata al “Buon Pastore” e
alla “preghiera mondiale per le vocazioni”. Restando al Vangelo, questa
domenica possiamo chiamarla anche “della vita” perché il Buon Pastore è Colui
che dona la vita, è Colui che mette la sua vita in relazione, che si mette in
gioco fino in fondo. Egli è Colui che depone la propria vita, cioè la offre
volontariamente con consapevolezza e libertà, la depone per ciascuno di noi, perché
ci ama seriamente in modo che anche noi possiamo amare gli altri. Ci ricorda
sant’Agostino che «Dio ama ciascuno come fosse l'unico». Egli, infatti, conosce
la nostra vita, la nostra realtà, sa di cosa abbiamo bisogno, sa tutto di noi:
le nostre gioie e le nostre fatiche, i nostri sogni e i nostri limiti ed è
capace di camminare secondo i nostri ritmi di vita, perché ci ha comprato a
caro prezzo, riscattandoci con il suo sangue.
Il Vangelo ci
presenta anche un falso pastore etichettato come “mercenario”. Egli non conosce
e non espone la sua vita a rischio. Egli conosce e guarda solo se stesso,
conosce i suoi interessi, fa le cose a pagamento, è chiuso in se stesso: non
crea e custodisce legami, relazioni, non sente il peso della responsabilità. Di
fronte al nemico, cioè il diavolo, scappa e abbandona le pecore al loro
destino, in preda al lupo.
Celebrare la
Domenica del Buon Pastore significa vivere l'amore salvante del Cristo, un
amore che conquista i cuori per condurli al cuore di Dio: per condurli alla
vita eterna. Ci ritroviamo su questa dimensione? Oppure la nostra vita
assomiglia al mercenario, che non è capace di relazionarsi e che guarda solo i
propri interessi?
Oggi più che mai
siamo chiamati a fare sì che la nostra vita somigli sempre più al pastore buono,
a prescindere del nostro ceto sociale, lasciando agire lo Spirito Santo su di
noi. Il mondo oggi più che mai ha bisogno della freschezza del Vangelo. Abbiamo
bisogno che lo Spirito Santo plasmi i cuori di ogni papà e di ogni mamma. Che
siano cuori che con passione si aprano alla vita, cuori capaci di grandi
slanci, generosi nel donarsi, cuori pieni di compassione nel consolare le
angosce del momento presente e cuori saldi per rafforzare le speranze.
Dicevo che questa
domenica è dedicata alla giornata mondiale di preghiera per le vocazioni,
perché il Signore mandi alla sua Chiesa dei presbiteri, dei religiosi e
religiose, dei missionari e missionarie: «Pregate dunque il signore della
messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2). Oggi appare sempre
meno questa presenza nelle realtà ecclesiali, appare sempre meno questa
presenza in mezzo al popolo di Dio. Preghiamo anche per coloro che già dedicano
la loro vita a Cristo e al suo Vangelo perché siano rafforzati nella fede e nel
ministero. Pregare per questa intenzione è sempre una cosa buona da farsi
sempre, ma dovremmo pregare per tutti i battezzati perché nella Chiesa mancano
cristiani che abbiano passione per Dio e per l’uomo, vivendo incarnati in un
territorio, condividendo con il popolo il cammino e la storia, le gioie e i
dolori, le speranze e le angosce. Cristiani che sappiano dare vita non solo a
se stessi ma a tutti e a tutto.
Per vivere di
questa passione, abbiamo anzitutto bisogno di ripulire l’immagine che abbiamo
di Dio, del nostro essere cristiani. Ci stiamo sempre più presentando come
cristiani che si sentono padroni della propria vita, magari illudendoci di
possederla e padroni della fede magari insegnandolo erroneamente ai propri
figli e agli altri. Siamo come i lupi del Vangelo che cercano di spadroneggiare
e anche di far del male. Ricordiamoci che il Signore non impone nulla nella
vita ma te lo propone per una crescita spirituale e per una vita vera. Il
nostro compito è sempre quello di imitare Cristo nelle relazioni con grande
passione. Diversamente stiamo riducendo il nostro essere cristiani a una idea
morale o a una semplice dottrina.
Allora la
preghiera da farsi non sia un riempire spazio di parole rivolte a Dio o di
belle cerimonie comunitarie. La preghiera sia invece fatta più di ascolto del
Signore che parla al nostro cuore e desidera trovarlo aperto, sincero e
generoso.
Quest’anno,
dedicato alla preghiera in preparazione al Giubileo, è occasione propizia per
riscoprire questo grande dono e dialogare con il Signore, da solo a solo, da
cuore a cuore, «per una speranza viva, per un'eredità che non si corrompe,
non si macchia e non marcisce» (1Pt 1,3-4) perché, come ci ricorda il Papa,
«la preghiera è la prima forza della speranza. Tu preghi e la speranza cresce,
va avanti. Io direi che la preghiera apre la porta alla speranza. La speranza
c’è, ma con la mia preghiera apro la porta» (Francesco, Catechesi, 20 maggio
2020).
Apriamoci allora
alla bellezza dell’amore e non alle cose effimere che soddisfano solo un
appetito mondano lasciando un vuoto interiore nel corso del tempo. Mettiamo
passione per la vita buona del Vangelo. Sentiamoci amati e lasciamo che la
nostra vita trovi la sua bontà e bellezza solo nella misura dell’amore, nella
misura in cui sarò dono per l’altro.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
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