mercoledì 9 aprile 2025

DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)

CAMMINIAMO CON GESÙ NELL'AMORE


Con la Domenica delle Palme iniziamo la Settimana delle settimane, festeggiamo l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme: diamo inizio alla Settimana Santa. Da oggi cominciano i giorni Santi, proprio perché ripercorrono le ultime ore di vita di Gesù: dall’entrata in Gerusalemme, l’ultima cena con gli apostoli, la Passione e la morte sino alla tomba vuota, con la corsa della Maddalena e delle altre donne al Sepolcro in una “cornice” di Angeli e Luce.
Molti questa domenica si recano presso una chiesa per la benedizione della palma o del ramoscello di ulivo. Una buona percentuale vi si reca abitualmente e solo in questo giorno, per portare a casa, come un amuleto, il simbolo benedetto, ma non è questo celebrare la Domenica delle Palme. Non funziona così. Non possiamo essere come la folla di allora che osanna e poi crocifigge. In questa Grande Settimana occorre camminare con Gesù in ogni gesto, in ogni respiro.
Questa, quindi, è la domenica in cui ci prepariamo a salire con Gesù sul calvario, ad essere inchiodati sulla croce insieme a Lui e non per andare a guardare uno spettacolo: nel racconto dialogato del Passio, in una processione per le vie della nostra città, portando a casa foto, ramoscello e cuore chiuso all’amore.
Questa è la domenica della fedeltà che si concretizza nella croce di Cristo. In quella croce è depositata la nostra fedeltà a Cristo Gesù, se veramente desideriamo seguirlo.
La croce è l'icona dell'amore di Dio per tutti noi. «L’amore del Padre che crocifigge, l’amore del Figlio che viene crocifisso, l’amore dello Spirito, che trionfa per la potenza della Croce. Tanto Dio ha amato il mondo… Ecco, cristiano, l’inizio, il mezzo ed il termine della Croce di Cristo: tutto e solo l’amore di Dio».
Cerchiamo di cogliere qualcosa del Passio per la nostra vita. La lettura personale ci invita, anzitutto, a trovare il nostro posto nel racconto della passione di Gesù.
Nelle parole di Gesù, vediamo l’ultima parola di Gesù, un grido di preghiera nella quale si compie l'atto definitivo del suo abbandono filiale nelle braccia del Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». In quest’espressione, ultima della vita di Gesù, si dovrebbe ritrovare ogni buon cristiano, perché la vita cristiana è una consegna. Abitualmente noi tendiamo ad auto referenziarci, a tenere tutto sotto controllo. Ora il cristianesimo ci insegna che la vita è un consegnarsi nelle mani di Dio. Il beato Giovanni Paolo I, facendo riferimento a Is 49,16 disse: «Dio tiene scritto il nostro nome sul palmo della sua mano, è come dire che, se Dio lassù, in paradiso, avesse un tavolo, sopra quel tavolo egli conserva la fotografia di ciascuno di noi. Dio non ci abbandona mai, non si dimentica mai di nessuno, ci ricorda, ci pensa sempre».
Il palmo delle mani di Gesù sono le mani piagate per amore: «Guarda le mie mani», disse a Tommaso (Gv 20,27), e lo dice ad ognuno di noi: “Guarda le mie mani”. Mani piagate che vanno incontro e non cessano di offrirsi, affinché conosciamo l’amore che Dio ha per noi e crediamo in esso (cf. 1 Gv 4,16).
Occorre imparare ad affidarci. Del resto, che cos’è la fede se non affidamento? Che cos’è la fede se non una consegna?
“Nelle tue mani consegno il mio spirito” significa che il mio essere profondo si consegna al Padre e il Padre mi insegna a riconsegnarmi e in quella consegna vi è il dono dello Spirito Santo. Quindi il nostro non è una semplice consegna ma un ricevere il grande dono dello Spirito Santo e saperlo donare.
Chissà quante volte dalla nostra bocca sono uscite parole simili: “ma io non posso fare nulla mi rimetto nelle mani di Dio”. Questo rimettersi è un dare Dio all’altro.
In questa consegna ci siamo ognuno di noi, accolti da Gesù con le nostre qualità ma anche con i nostri “difetti”. Ci spaventa tutto quanto non è conforme all’immaginario comune e a volta facciamo fatica ad accettare quelle nostre caratteristiche che non pensavamo di avere, ma sono proprio quelle che ci rendono unici nel mondo. E Dio sulla croce urla a ciascuno di noi “ti amo e dono tutto me stesso per te!”.
E in questo dono d’amore, Gesù trova la sua pace nel Padre, riponendo in lui senza riserve tutto il senso della sua vita e della sua missione. E il Padre accoglie quell’affidamento risuscitandolo e facendolo sedere alla sua destra, nella gloria.
Viviamo allora la Passione di Gesù riscoprendoci nella nostra fragilità amati. Il mistero di Dio è infinito mistero di Amore che chiede tutto per donare tutto: l'evento di Gesù che raggiunge il suo vertice nella Croce ci rivela che il mistero di Dio è l'esperienza della relazione filiale con un Padre che chiede al Figlio di abbandonarsi completamente a Lui per poter ricevere tutto da Lui.
Viviamo da questa Santa Domenica, ogni giorno della Settimana Santa, contemplando al centro della nostra vita il Crocifisso: lì abbiamo un amore pieno, totale, gratuito, incondizionato e universale, per tutti. Nessuno viene escluso. Tutti siamo chiamati a contemplare questo crocifisso. Il dono che fa è un dono per tutti; il dono che fa è il dono di sé.
 
Buona Domenica di Passione a tutti voi!