UNA FEDE CHE FA RISORGERE
Oggi risuona l’annuncio più bello: «Il Signore è veramente risorto, come aveva predetto, rallegriamoci tutti ed esultiamo», così recita la liturgia pasquale.
Il Vangelo, però, ci riporta al sepolcro sul luogo di morte come se non avessimo vissuto il dramma di Gesù, la sua passione, la sua Pasqua. Il cuore è rimasto in quel luogo di morte. L'evangelista Giovanni, infatti, sottolinea che "era ancora buio". Era ancora buio nel cuore della Maddalena. Era ancora buio nel nostro cuore.
Allora è da chiedersi: stiamo celebrando in sincerità la Pasqua del Signore, oppure brancoliamo ancora nel buio?
Ci troviamo nel “primo giorno della settimana”. È un giorno particolare, creativo, glorioso ma lo scenario non è cambiato: vi è una tomba e un andare e venire di donne e di uomini. C’è una fede in movimento, che corre, che vuole schiarirsi. Buio, pietra, sepolcro; sono tre parole che racchiudono la nostra vita, una vita da schiarire. In queste tre parole c'è un chiaro richiamo al nostro modo di vivere, alla nostra cecità, alla nostra incapacità di vedere, incapacità di capire, in quanto «stolti e lenti di cuore» (Lc 24,25).
Dietro a questa cecità, dietro a questa chiusura sepolcrale ci sta il desiderio di capire. La corsa è la corsa della fede. Una fede da condividere, da confermare. Ma non è salda, è un po' convulsa. Il segno di una pietra sepolcrale ribaltata sconvolge di buon mattino tutto il nostro essere, compreso la fede, quella stessa fede che è in movimento.
La motivazione di questo, dice l'Evangelista, è perché «non abbiamo compreso la Scrittura», cioè non abbiamo compreso tutto quello che è scritto di Lui attraverso le pagine della Bibbia, nonostante le varie spiegazioni che abbiamo ricevuto, che sempre riceviamo. Ecco perché è buio nel cuore: è la condizione di incertezza e sbandamento in cui si trova a vagare chi non segue Gesù, chi non crede in Lui.
Anche oggi, i fatti li dobbiamo accostare alle parole della Sacra Scrittura e lasciarsi illuminare: solo allora potremmo dare vita a una fede pasquale. Fede che troverà la sua pienezza con il dono dello Spirito Santo che illumina le menti aprendole all’intelligenza delle Scritture (cf. Lc 24,45).
Anche ai nostri giorni, c’è una fatica del credere. Siamo più attaccati al nostro io, alle nostre idee, al nostro modo di fare che alla Parola di Dio. Eppure, è la fede nella Parola di Dio e nel suo amore che consente di iniziare a credere la resurrezione in mezzo agli innumerevoli segni di morte che traversano la nostra vita e il nostro mondo. Occorre vivere la fede sentendoci amati dal Signore: questo è alla base della fede nella resurrezione, perché il suo amore per noi è infinito.
Ecco la corsa della fede, la fatica. Nel Vangelo abbiamo Pietro e “l'altro discepolo, quello che Gesù amava”, corrono verso il sepolcro di Gesù superando se stessi, escono dal loro sepolcro rinnovati interiormente.
Bello questo movimento, bello e prezioso. Questo è il movimento di una Chiesa in cammino, una Chiesa da un cammino veloce per chi ha il cuore adagiato sul petto di Gesù e un cammino lento, per chi si attarda ad assimilare il tutto. Questa sarà la Chiesa di sempre ed è la Chiesa della Pasqua, in quanto è il cammino dei conrisorti.
I segni del credere cominciano ad evidenziarsi, occorre saperli vedere con una intuizione profonda. Non basta il segno di una pietra tolta, di un sepolcro vuoto, di bende e sudario lasciati lì. Ripetiamolo nuovamente: occorre comprendere la Scrittura.
Questo è il mattino di Pasqua: è il giorno per comprendere la Scrittura. Il discepolo che Gesù amava, l'abbiamo visto sempre in Giovanni. Gesù ama ogni suo discepolo. Impariamo ad essere il discepolo amato, a risorgere con Cristo, a comprendere la Scrittura. La Scrittura ha bisogno della fede per essere compresa, e la fede ha bisogno dei piccoli segni della quotidianità, dei semplici eventi che attraversano la vita che devono essere osservati con attenzione.
Gettiamo la nostra attenzione in questi nove versetti, troveremo descritta l'incertezza della nostra fede. Una fede che va alimentata. Per farlo bisogna correre, cercare, scavare nel giardino della Scrittura. Certamente troveremo un limite, come il limite di Simon Pietro. La stessa Scrittura, però, ci aiuta ad entrare in un mistero più grande e di riportare la grandezza di quel mistero nella quotidianità dei nostri giorni.
In questa domenica di Pasqua, anche noi andiamo al sepolcro ma non per piangere, non per continuare a mettere pietre sopra il sepolcro, nonostante le varie ingiustizie, violenze, guerre ma per scoprire e comprendere il Risorto se nelle vicende della vita abbiamo fatto esperienza di Lui.
Noi, non crediamo che Gesù è risorto perché c'è un sepolcro vuoto, ma soltanto perché lo abbiamo incontrato vivo e vivificante nella nostra vita. Allora sì, possiamo esultare in Lui. Allora sì che sarà Pasqua del cuore dove sboccerà, sicuramente, una nuova primavera dello Spirito e salmeggiare così: «Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza» (cf. Sal 139,18.5-6).
Buona e Santa Pasqua di Risurrezione a tutti voi!