giovedì 19 giugno 2025

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

DIVENTARE CIBO PER GLI ALTRI


Questa domenica, la liturgia ci propone di vivere la solennità del Corpus Domini, una domenica che parla del centro della nostra vita cristiana: l’Eucarestia, così come hanno confessato anche i martiri di Abitene, nell’attuale Tunisia: «senza la domenica non possiamo vivere», spiegando al persecutore: «Non lo sai, che è la Domenica a fare il cristiano e che è il cristiano a fare la Domenica, sicché l’una non può sussistere senza l’altro, e viceversa? Quando senti il nome “cristiano”, sappi che vi è una “comunità riunita” che celebra il Signore, e quando senti dire “comunità riunita”, sappi che lì c’è il “cristiano”».
Da due millenni siamo convocati attorno all’Eucarestia e questa domenica vogliamo ravvivare la nostra fede, in questo grande dono che è per tutti e allo stesso tempo, dimenticato da tutti.
Oggi più che mai dobbiamo chiederci il perché celebriamo l’Eucarestia. Nella seconda lettura, Paolo parlando ai Corinzi dice: «io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso», raccontando così il momento dell'ultima cena. E così le prime comunità cristiane, si riunivano per fare chiesa, per fare unione, per fare comunità: hanno spezzato il pane. Da questa forza è nato tutto il resto. Purtroppo, ai nostri giorni vediamo un certo allontanamento dalla Celebrazione Eucaristica: è diventato un optional. Molti di coloro che vanno a Messa non vivono quella passione per l’incontro con Gesù Eucaristia, sono morti dentro. Molti invece non vanno proprio e quella volta che vanno si accostano facilmente a fare comunione col il Corpo di Cristo, senza chiedersi come hanno vissuto fino a quel momento senza di Lui.
Due sacramenti ci ha donato Gesù per viverli tutte le volte che lo desideriamo: l’Eucarestia e la Confessione che sono il nutrimento dell’anima e la guarigione dell’anima. Due sacramenti che purtroppo a poco a poco abbiamo messo da parte preferendo le cose del mondo. Purtroppo, più manifestiamo l’attaccamento alle cose del mondo più perdiamo il senso del sacro, il senso dell’Eucarestia e il nostro modo di celebrare lo testimonia.
«Fate questo in memoria di me». Sono le parole di Gesù che ricordiamo in ogni Eucarestia in obbedienza a Lui. Ripetere questo gesto è un memoriale perché rende presente Gesù in mezzo a noi. E questo avviene tramite i presbiteri, peccatori anche loro, chiamati a donare al mondo la presenza di Dio.
Celebrare l'Eucarestia in obbedienza è celebrare l'amore, quell'amore che si scopre fragile e forte grazie alla presenza permanente di Gesù in mezzo a noi.
La nostra vita, ricordiamolo, è sempre racchiusa in vasi di creta (cf. 2Cor 4,7) e alle volte lo dimentichiamo perché in quei momenti pensiamo di essere d'acciaio e invece il mondo ci crolla addosso e continuiamo a non renderci conto che siamo di creta fino alla fine.
Il Vangelo di questa solennità è collocato proprio in un contesto d’amore. Gesù si fa vicino alle folle a differenza dei discepoli che al calar della sera erano diventati un problema da affrontare. Anche ai nostri giorni scappiamo dal problema, perché ci scomoda, perché richiede una nostra risposta ma guardandoci dentro alle volte non abbiamo neanche una risposta per noi stessi e demandiamo ad altri questa responsabilità.
Qui l’intervento di Gesù maestro che cerca di mediare la situazione del momento servendosi di noi che in quel momento ci siamo rifiutati di affrontare il problema con una scusa bella e buona.
Il brano evangelico insegna che tutti siamo chiamati a diventare cibo per gli altri donando quel poco che abbiamo fidandoci di Gesù. Perché è proprio da quel poco che nascerà il miracolo dell’amore. Infatti, è Lui che moltiplica il nostro poco, è Lui che ci rende capolavoro di Dio, è Lui che ci rende amore in mezzo agli altri se veramente siamo disposti a donarci alla fame degli altri.
Purtroppo, ancora ai nostri giorni dinanzi a un problema subito imbocchiamo la via dell’isolamento, della disperazione: strade completamente sbagliate. Proprio in quel momento dovremmo ricordarci che l’Eucarestia nasce in un momento triste, di sconforto, di scoraggiamento, di sofferenza. Occorre in questi momenti accogliere fortemente la parola di Gesù che indica la via dell’unione, della comunione, della condivisione. Questa è Eucarestia!
Il vero miracolo non è la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma quello di una fede che impara a compatire, a solidarizzare donando se stessi. S. Agostino dice ancora una volta al nostro cuore: “cristiano, diventa ciò che ricevi!”. Questo è un invito alla conversione iniziando da quell’Ultima cena, che è la prima delle tante ogni volta che celebriamo il memoriale della morte e risurrezione di Cristo.
Celebrando con ardore l’Eucarestia, noi impariamo, obbedendo, a diventare “memoria vivente di Gesù”, a diventare “pane puro di Cristo” (Sant’Ignazio di Antiochia) perché è dall’Eucaristia, infatti, che nasce la forza di essere cristiani, di rimanere cristiani, di vivere da cristiani.
 
Buona festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo a tutti voi!