venerdì 29 marzo 2019

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

GETTATI AL COLLO. AMA COME AMA DIO!

Siamo arrivati alla quarta tappa del percorso quaresimale e la liturgia ci fa sostare alla mensa della Parola e del Pane rallegrandoci, perché si avvicina il gran giorno della Risurrezione. 
Il tema che attraversa tutta la liturgia festiva è quello della gioia di Dio. In essa ritroviamo quell'anticipo dell'esultanza pasquale, facendoci condividere la gioia del Padre misericordioso che accoglie e fà festa per il proprio figlio. Il vangelo infatti ci fa incontrare l'amore del Padre, di Colui che quanto possiede lo dona perché ama di amore eterno, che si getta al collo, che ha compassione, che non si da pace, che facilmente non si rassegna. Un amore capace di far tornare indietro il figlio dalla morte, di scambiare la pena con la festa di nozze per averlo ritrovato dopo averlo perduto. 
La parola chiave del vangelo lucano è "misericordia". Essa è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona. Infatti, la liturgia odierna ci aiuta ad aprire le porte del cuore a ogni fratello e sorella che attendono di essere amati nonostante i nostri limiti. È un brano evangelico che ci descrive chi è Dio ma nello stesso tempo, descrive nei due figli ciascuno di noi, anche se vogliamo stare alla larga da questa descrizione, lontano dall'amore del Padre, ognuno a modo proprio: chi per altre strade e chi pur restando in casa sentendosi con la coscienza a posto.
L'evangelista Luca ci fa capire che in tutti e due i figli rispecchia il volto del Padre. Un Padre che nonostante tutto continuiamo a non conoscere e che ancora una volta si rivela come Colui che si fa' compagno nel nostro esodo, nelle nostre scelte. C'è in tutto questo travaglio una grande pazienza che è quella di Dio Padre. In fin dei conti la quaresima ha questa finalità della pazienza di Dio, tradotta con ritorno, conversione, perdono cioè tutte quelle espressioni della magnanimità di Dio e della sua forza sanatrice.
Tradizionalmente questa parabola è stata definita "del figliol prodigo". Una espressione un po' errata, una espressione che può rivelarsi anche un "refugium peccatorum", in quanto pensiamo di distinguere tra figli e figliastri dimenticando che per Dio siamo tutti uguali. Luca ci dice che c'è da capire chi è veramente il figlio prodigo: il giovane o il maggiore? Ognuno può cercare la risposta. Per trovarla occorre rientrare in se stessi, nelle profondità del proprio essere, del proprio cuore.
Gesù capovolgendo la situazione, il nostro modo di pensare, ci vuole dare un indizio: Dio, il Padre, ama noi, la persona e non i nostri sbagli, i nostri peccati. Ci educa ad accettare che Dio è misericordia. Chi pensa di essere nel giusto, un giorno può trovarsi come questo figlio maggiore e si scontrerà con la misericordia del Padre. Questa scoperta, invece, è una gioia immensa per il peccatore e una sconfitta mortale per il giusto. 
La conversione consiste nel rivolgersi al Padre che è tutto rivolto a noi e nel fare esperienza del suo amore per tutti i suoi figli. Per questo il giusto, chi si ritiene con la coscienza a posto, deve accettare un Dio che ama i peccatori.
L'invito è indirizzato a tutti: ama come Dio ti ama, convertiti al fratello, "gettati al suo collo", ridonagli dignità e sarà gioia piena!

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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