martedì 2 aprile 2019

Mercoledì della IV settimana di Quaresima

ESSERE A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.



Gesù è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, in mezzo a tanti infermi. Lì presso la piscina chiamata Betzatà, guarisce un paralitico. L'evangelista sottolinea che quella guarigione è stata fatta di sabato. Più avanti, evidenzia che i Giudei perseguitavano Gesù perché operava in giorno di sabato (cfr. Gv 5,1-16).
Sappiamo già che il Vangelo di Giovanni è un'opera per una comunità adulta nella fede. Il problema è se si vuole crescere. Se si vuole vivere quell'immagine e somiglianza di Dio tanto decantata. 
Ci piace stare rannicchiati nel proprio io sicuri di stare al sicuro e "guai a chi intralcia il mio modo di essere, il mio modo di fare". Ma tutto questo non è credere in Dio, non è vivere la vita cristiana.
Gesù è incappato in questo. Nonostante che l'evangelista Giovanni ha approfondito la divinità di Gesù, introducendola alla perfezione, nonostante che sono passati anni da quando abbiamo ricevuto il primo annuncio della fede, siamo ancora bloccati nel proprio io, non riconosciamo la presenza di Dio in mezzo a noi, non sappiamo, anzi non vogliamo accogliere la novità perché il nuovo ci è di imbarazzo e dobbiamo toglierlo di mezzo.
È quanto stanno per fare a Gesù. Egli aveva guarito di sabato un paralitico, quindi ha violato un precetto e questo ha urtato la sensibilità di chi la pensava diversamente.
Anche oggi, se qualcuno vuole fare qualcosa di buono o non fa le cose secondo il nostro modo di pensare, gli mettiamo il bastone tra le ruote, lo condanniamo, gli puntiamo continuamente il dito, non lo accogliamo e, tantomeno, non accogliamo l'azione dello Spirito Santo. E quando non accogliamo l'azione dello Spirito Santo, ci sentiamo superiori a Dio.
Viene spontanea la domanda: ci riconosciamo figli? Questa identità donataci da Dio l'amiamo? Perché se ci riconoscessimo tali, saremmo in grado di affidarci continuamente a Dio e "di amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l'anima e il prossimo come noi stessi". Diversamente abbiamo un problema: continuiamo ad associarci con il male e continuiamo ad accusare. Poi magari ci gloriamo mettendoci anche in mostra, perché nella comunità facciamo parte di tale Associazione, gruppo, Terz'Ordine, etc... niente di più falso!
Oggi siamo noi quel paralitico, Gesù si sta rivolgendo a noi perché "non ci accada qualcosa di peggio" (Gv 5,14) e noi stiamo respingendo la sua grazia, il suo amore. Non possiamo ignorare l'evidenza! Ritorniamo ad essere immagine e somiglianza di Dio. È Dio che ce lo chiede!