giovedì 9 maggio 2019

IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

RICONOSCERE LA VOCE DI DIO

Siamo alla quarta domenica di Pasqua, da sempre chiamata «domenica del Buon Pastore», giorno in cui la chiesa universale prega per le vocazioni. Il tema che accompagna la giornata di quest'anno è: «Come se vedessero l’Invisibile» (EG 150), una citazione dell’Evangelii Nutiandi di Paolo VI ricavata da alcuni versetti della lettera agli Ebrei (Eb 11,3.27), che ci riportano al principio della storia e agli inizi della vocazione, alla fede che nasce dall’ascolto e dona una nuova capacità di saper guardare oltre l'orizzonte.
Il Vangelo odierno è veramente breve, quattro versetti tratte da un discorso più ampio del cap. 10 di Giovanni, ma molto intenso e pregnante di significati per il nostro vissuto quotidiano.
Il messaggio centrale è dato dai primi due versetti: "Le mie pecore ascoltano la mia voce. Io do loro la vita eterna". Gesù offre sempre la vita eterna e non solo ai pastori del Suo gregge! Vita eterna significa: vita autentica, vita per sempre, vita di Dio.
Ora, chi fa parte del gregge? Tutti ne fanno parte, non solo i battezzati, anche coloro che si presentano come lupi (oggi ne abbiamo e continuiamo a farne esperienza di queste persone). Eh sì, il Signore Dio ha un suo proprio ragionamento. Ricordiamo il grano e la zizzania che crescono insieme? (cfr. Mt 13,24-30).
Di tutto questo discorso sembra che solo a qualcuno interessi, sembra che solo qualcuno faccia parte del gregge cioè "coloro che ascoltano la sua voce, che la riconoscono". Quanta verità in queste parole. Certo, se ascolto la Sua voce a Natale, Pasqua e santo Patrono, difficilmente potrò ricordarmi della voce di Colui che mi ama, che prepara un posto per me, che mi offre la vita eterna tutti i giorni, sempre.
Ai Giudei con cui Gesù è in contrasto, che ancora non vogliono credere in Lui, li invita ancora una volta a credere per essere le Sue pecore.
Non è facile vivere questa appartenenza nuziale, ecco perché in questa giornata preghiamo, non solo per la vocazione dei nostri pastori o per quelle religiose (di speciale consacrazione), ma anche per la nostra vocazione, perché ogni vocazione nasce da quel senso di appartenenza, da quel rapporto di conoscenza di amore fra il pastore e le sue pecore. Qui, in questo rapporto di conoscenza, tre i verbi che lo caratterizzano: le pecore ascoltano la voce, il pastore le conosce, le pecore lo seguono.
Dio però non ci ama a mucchio, ma personalmente. Vi è una reciproca comunione di conoscenza e d'amore. "Dio ama ciascuno come fosse l'unico", dice sant'Agostino. Ogni singolo individuo Dio chiama ad essere "figlio nel Figlio", a entrare in quel circolo di rapporti che intercorrono tra il Padre e il Figlio Unigenito in seno alla Trinità. Il rapporto è diretto, da persona a persona, carico dell'affettività sincera e totalizzante che deriva dal sentirsi amato con totalità.
Ogni giorno abbiamo bisogno di imparare ad ascoltare la voce di Dio, anche se siamo sommersi e sollecitati da molteplici voci. Però in mezzo alle «voci della vita», ce ne sta una più forte, vera, che la nostra anima “conosce” perché è quella del Creatore: La Voce di Dio. È la Voce dell'Amato che continuamente si dona. Una donazione che nasce nelle mani del Padre.
Sappiamo che la mano può fare del bene e può fare del male. Ma la mano di Dio Padre è mano piena d'amore e quando ce ne accorgiamo che sono mani d'amore, non possiamo che desiderarle sempre.
Lasciamo allora che la sua mano ci afferri, e saremo sicuri di non affondare per continuare a servire la vita che è più forte della morte, e l'amore che è più forte dell'odio.
La fede in Gesù, Figlio del Dio vivente, è il mezzo grazie al quale sempre di nuovo afferriamo la mano di Gesù e mediante il quale Egli prende le nostre mani e ci guida.
Credo che ad ognuno rimane, come dice papa Francesco, quel «coraggio di rischiare sulla strada che Egli da sempre ha pensato per noi».

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!





Immagine: http://www.monasterosantanna.it