martedì 7 maggio 2019

Mercoledì della III settimana di Pasqua

MARIA, MADRE DELLA CHIESA 


 Dal Vangelo secondo Giovanni (19, 25-27)

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. 


In questi giorni stiamo ascoltando il discorso sul pane di vita. Un pane che si è fatto cibo, un pane che si è spezzato per noi, un pane che si è donato a noi sulla croce.
Oggi le Chiese di Sicilia celebrano «Maria, madre della Chiesa» (nella liturgia della Chiesa Universale è fissata al lunedì dopo Pentecoste), Madre di una chiesa nascente ai piedi della Croce.
Stiamo celebrando i Mercoledì solenni in onore di Maria. Per ogni Carmelitano, Maria è sempre presente nella propria vita, guidandolo e proteggendolo nel suo ossequio a Gesù Cristo. Quello che da secoli raccoglie e unisce i Carmelitani alla beata vergine Maria è lo scapolare.
Il Vangelo ascoltato ci porta all'ora suprema in cui viene consumato il sacrificio della nostra salvezza. Tutto parla di dono: dono offerto e ricevuto. Donandosi al Padre nello Spirito Santo, Gesù dona sua Madre al discepolo, cioè alla Chiesa: «Ecco la tua Madre». 
“Ecco la tua madre”, “Ecco tuo figlio”. In tre versetti la parola madre ricorre cinque volte: Maria non è solo chiamata ad essere la madre del Figlio unigenito del Padre, ma la madre dei figli. L’orizzonte di Maria si allarga all'umanità intera; lei, la madre di Gesù diventa la “donna, la nuova Eva, la madre di tutti i viventi”.
Maria ci è madre e in quanto tale, ci aiuta a dare alla nostra vita la forma di Gesù, come è stata la sua vita. Il vangelo dice che Maria stava «ritta, in piedi» presso la croce, il capo di Maria era all'altezza del capo reclinato di Gesù. I loro sguardi si incontravano. Il discepolo è colui che si incontra con lo sguardo del Crocifisso, che risorge passando «ritto, in piedi» su quel calvario, all'altezza di Gesù.
Quando Gesù, rivolgendosi alla madre le disse: “Donna, ecco tuo figlio”, guardava verso di lei e per questo non sentì il bisogno di chiamarla per nome, per individuarla tra le altre donne. 
Lo stare di Maria con il Crocifisso, nell'ora della morte, suppone l’ora dell’Annunciazione: l’“Eccomi” di Nazareth ha la sua massima estensione sotto la croce. C'è ancora un «sì» che si fa apertura incondizionata all'amore di Dio che rapisce tutta la vita, senza risparmiare nulla.
Nell'esperienza della Croce Maria ci accompagna. Nella solitudine della sofferenza c’è una sola presenza capace di conforto e di speranza: quella di Maria e lo fa rivestendoci della veste più bella, le vesti del Figlio, lo Scapolare. Accanto ad ogni croce c’è dunque la Madre. Solo lei “sta”, per condividere, accompagnare, per aprire alla speranza e alla gioia.
Maria è lì per aiutarci a leggere nelle nostre croci la croce di Gesù, per associare le nostre croci alla croce di Gesù, perché anche il nostro dolore contribuisca alla salvezza del mondo.