IN CAMMINO CON GESÙ VERSO GERUSALEMME
Siamo nella XIII domenica del Tempo Ordinario, il tempo della nostra ferialità, il tempo del cammino. In questo cammino, in cui spesso ci sentiamo soli, non ci accorgiamo che altri discepoli stanno facendo lo stesso cammino ma quello che è più importante è che non ci accorgiamo della presenza di Gesù.
Il cammino del cristiano è un cammino ascensionale ma che si apre alla vita: nasce dal grembo del Padre e ritorna in quel grembo accogliente, pieno di vita, di futuro, di risurrezione.
Nonostante tutto l'impegno che ognuno può metterci, magari perché attratti chissà da quale attenzione miracolistica e di comodo, questo cammino di fede lo troviamo pesante, duro, arduo e questo perché ancora non siamo coscienti di chi è Gesù nella nostra vita, e dove conduce il nostro seguirlo. Dimentichiamo che per Gesù non c'è comodità ma radicalità all'ascolto obbediente del volere del Padre.
Per seguire Gesù bisogna essere attratti dal suo volto indurito. Il volto che Gesù indurisce è la sua determinazione in questo cammino, il volto di Gesù è duro, sì, ma pieno della sua misericordia. La misericordia ora può dare fastidio, perché rompe la situazione di comodo, spezza il nostro modo di pensare. Eppure Gesù ci ripete: "guarda che il cammino che sto percorrendo è il cammino dell'amore. Questo cammino è come quel roveto che arde e non si consuma (Es 3,20)".
Il cammino è fatto in piena libertà, anche per chi la pensa diversamente. È un cammino essenziale, sempre nuovo e aperto ai terreni della vita. Se ci si volta indietro tutto si perde nel vuoto e non si vive in pienezza il battesimo.
A tutti i cristiani, a quanti vogliono seguire Gesù, Egli mette una condizione: la Croce, essa è il nuovo aratro su cui mettere le mani. "Non si può desiderare di essere liberati dalla Croce, quando si è stati scelti in modo particolare proprio per la Croce" (Edith Stein) e non è facile perché la vita cristiana è sempre sottoposta a rischio. Un cuore che è capace di amare va incontro all'altro correndo il rischio di essere rifiutato e perseguitato. A tal motivo non possiamo rifugiarci in un bunker, il problema rimarrebbe. Il discepolo non è un animale che si rifugia nella sua tana. Egli continua a lasciarsi avvolgere dallo sguardo misericordioso di Gesù.
È necessario, allora, ogni giorno svuotarci del nostro io e metterci in cammino con totale dedizione, con tutto il proprio cuore e con tutta la propria anima. La Croce sarà sempre l'unica salvezza, l'unico baluardo che ci farà andare oltre nuovi orizzonti.
Immagine, fonte: http://www.la-domenica.it