martedì 1 settembre 2020

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

CAPACI DI PERDONARE


Questa domenica ci ritroviamo in uno dei cinque discorsi di Gesù. Quello che stiamo ascoltando è chiamato "discorso ecclesiastico". Dire discorso ecclesiastico non significa che riguarda solo gli Apostoli (allora) o i preti (oggi) ma tutta la Chiesa, la comunità cristiana che si comporta male nei confronti di un fratello, nei confronti di un membro della comunità.
Il brano va letto nella prospettiva della sequela, intesa come cammino verso la Croce. In questo cammino di sequela Matteo si preoccupa di presentare il clima spirituale che dovrebbe regnare all'interno della comunità cristiana; possiamo anche dire all'interno del mio gruppo, della mia famiglia, e ci vuole educare gradualmente a guadagnare "qualcuno", a guadagnare il fratello.
Accogliere le parole di Gesù non è facile per nessuno; non è facile concretizzare la fraternità, concretizzare la correzione fraterna. Il Vangelo stesso ci fa capire che noi cristiani siamo delle brutte persone: di fronte all'errore del fratello subito lo accusiamo fortemente, dimenticando facilmente che l'altro è mio fratello e non un nemico da combattere. Invece Gesù insegna ad usare il grandangolo dell'amore riprendendo chi ha sbagliato con gradualità.  Dio ci dice che ogni persona è oggetto del suo amore. Come il pastore non abbandona, ma va alla ricerca della pecora smarrita, così è Dio. Anche il cristiano, sulla base di questo comportamento di Dio, è chiamato a prendersi cura del fratello. Purtroppo fatichiamo in questo perché in noi vive un certo senso di inquietudine non facile da debellare. Anche sant'Agostino denunciava se stesso inquieto, però è stato raggiunto dalla grazia del Signore!
Tutti ci ritroviamo nella stessa barca: sia reale che virtuale. Bisogna partire da una liberazione del cuore: un cuore libero dall'orgoglio, dalla superbia: è il caso di capire chi realmente siamo e dove stiamo andando. 
La correzione fraterna richiede il rispetto dell'altro, ma ciò non significa nascondersi per rispettare l'altro. Tutt'altro! Il Vangelo ci dice che l’atteggiamento fondamentale da assumere è il perdono; è stato già detto che quel prendere la Croce ogni giorno è un prendere un pezzo della vita di Dio. Ora siamo chiamati a prendere "quel pezzo" che assomiglia al perdono di Dio. Per arrivare al perdono di Dio, bisogna che stiamo attenti alla crescita della persona; la correzione è crescita. Dobbiamo imparare a far crescere le persone e non a dire questo sì questo no, li opprimeremmo. C'è una libertà cosciente da vivere e far vivere.
Dobbiamo imparare a cercare solo amore e non l'errore, o come usava dire San Giovanni XXIII: "cerchiamo sempre ciò che ci unisce, mai quello che ci divide". Cercare quest'unione è quel legare in Dio ogni "passo d'amore" che facciamo nella vita di tutti i giorni! Siamo chiamati a tessere la ragnatela della riconciliazione con le persone, gli affetti, le speranze per ritrovarle in Dio
Questo lo si può fare partendo dalla preghiera, una preghiera che arriva al cuore di Dio, una preghiera che è in sintonia con il cuore di Dio, che rivela Dio Salvatore, che rivela Gesù Signore nella nostra vita di tutti i giorni.
La chiave della preghiera allora è “accordarsi” nel cuore e nella mente per essere aperti alla volontà di Dio., perché la preghiera possa essere dono di riconciliazione.
Questa è la Chiesa voluta da Gesù: una comunità di peccatori ma con quella capacità di sapersi perdonare, portando i pesi gli uni degli altri.
Sia per tutti il punto di partenza per una accoglienza fraterna e un amore verso tutti perché la comunità sia luogo della presenza di Dio attraverso la riconciliazione e la preghiera.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!