venerdì 2 ottobre 2020

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

PORTARE FRUTTI PER LA VITA ETERNA


Ancora una volta ritorna una parabola con l'immagine della vigna, una parabola con vari personaggi: un uomo, un terreno, una vigna, i contadini, i servi, il figlio... tanti personaggi per continuare a parlare di Dio amore, un amore che continua nella storia e nel tempo. È il canto d'amore di Dio per ciascuno di noi, di un Dio che ha passione per l'uomo, nonostante la sua infedeltà. Purtroppo quest'infedeltà ci fa talmente ingalluzzire da farci credere i padroni del mondo e il minimo potere ci disturba, anche quello di Dio tanto da cacciarlo via, gettarlo fuori dalla vigna, ucciderlo. Questa è la realtà che viviamo ogni giorno, per questo abbiamo un invito pressante: "Ascoltate un'altra parabola". Quest'invito all'ascolto, mi fa pensare proprio alla nostra religiosità convenzionale, asettica, che non porta frutto; perché il nostro orecchio non ascolta ma sente... e ci sta una bella differenza. L'ascolto implica una obbedienza mentre il sentire è e rimane pieno di suoni, rumori. E si vede bene dal proseguo del brano che raccoglie un clima di amarezza e di violenza.
La parabola è un invito a tornare ad attaccarci a Gesù Cristo, a non scartarlo. La Parola di oggi interessa molto la fede in Gesù Cristo e l'accettazione della sua Parola. Se tutto ciò non sarà saremo come quella vigna ripudiata, arida, secca che non darà mai i suoi frutti: "ogni tralcio che in me non porta frutto sarà potato e, se ancora non porta frutto, sarà reciso" (Gv 15,2ss). Tutto ciò che è attaccamento alle cose, al potere, al successo non darà mai frutto ma genererà solo oppressione, sangue, ingiustizia, fuga disperata, naufraghi e stragi continue. Si ripeterà l'uccisione dell'erede!
Ognuno di noi è tenuto a coltivarla questa vigna, a farla fruttificare. Questo non è un compito che richiede una delega, perché tutti dobbiamo costruire la civiltà dell'amore. È ora di smetterla di giocare a scarica barile aspettando i sacerdoti, i religiosi o un'assistente spirituale per  proseguire nella semina e nella cura della vigna. Occorre riattivare il battesimo che abbiamo dimenticato o celebrato solo sotto il riflettore della festa o del regalo. Ripartiamo dall'altare dell'amore, dall'Eucarestia. C'è bisogno della linfa necessaria: della Parola e dell'Eucarestia per portare i nuovi frutti d'amore, di pace, di fratellanza.
Ritornare all'altare dell'amore significa anzitutto chiedersi se vogliamo essere quel tralcio unito a Cristo o essere reciso perché cristiani a parole, non coi fatti?
Ripensiamo a questa Parola di vita. Portiamola nel cuore e nella vita. Dio è più forte della nostra infedeltà, del nostro tradimento. Scopriamo meglio Gesù Cristo come pietra angolare della nostra vita e professare ogni giorno insieme al Salmista: "da te mai più ci allontaneremo" e portare, con coraggio, non frutti  rossi di sangue e amari di tristezza ma frutti abbondanti per la vita eterna.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!


 


immagine: https://www.incamm.com/2017/10/padre-ermes-ronchipiu-forte-dei.html