giovedì 29 ottobre 2020

TUTTI I SANTI

CHIAMATI ALLA SANTITÀ

Oggi, domenica XXXI del Tempo Ordinario, diamo spazio alla Celebrazione solenne di Tutti i Santi. È il caso di dirci buon onomastico, perché festeggiamo insieme non solo il proprio santo, di cui portiamo il nome, ma tutti i santi. È la Chiesa terrena in comunione con la Chiesa celeste.

La celebrazione di Tutti i Santi ci richiama il cammino segnato fin dal giorno del nostro battesimo: la santità. È un giorno che ci richiama a vivere la santità nella vita di tutti i giorni, sempre! Del resto questo hanno fatto i nostri santi.
Festeggiare tutti i Santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Essi non sono statue collocati nelle nicchie ma fratelli e sorelle maggiori che la Chiesa propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
La liturgia odierna propone, puntualmente, alla nostra riflessione il brano delle beatitudini narrate da Matteo, come regola della santità. Esse non evocano cose straordinarie, ma vicende di tutti i giorni, una trama di situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime...
Se osserviamo il testo, dentro quell'elenco ci siamo tutti: i poveri, i piangenti, gli incompresi, quelli dagli occhi puri, che non contano niente agli occhi impuri e avidi del mondo, ma che sono capaci di posare una carezza sul fondo dell'anima, sono capaci di regalarti un'emozione profonda e vera. E c'è perfino la santità delle lacrime, di coloro che molto hanno pianto, che sono il tesoro di Dio.
Le beatitudini non sono cose da fare, ma il tratto del volto di Cristo e del volto dell'uomo. Quindi richiamano a un modo di essere che contengono in sé la forza di farmi più uomo, per vivere la mia missione nel mondo con gioia.
Ecco perché la liturgia, fin dall'inizio ci invita alla gioia. Gioia che ognuno ripone in Cristo Gesù.
Il ritornello al Salmo responsoriale mi pone una curiosità. Esso dice: "ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore". C'è da chiedersi se cerchiamo il volto del Signore o solo fare quello che ci piace.
Il cristiano si distingue da queste falsità e il vangelo, chiudendo nuovamente con il "rallegrarsi", descrive in otto/nove "battute" come si distingue.
Queste otto/nove "battute" sono anticipate dalla parola "beati". Il termine non è certamente quell'espressione che usiamo noi quando vediamo qualcuno che poltrisce, che senza fatica fa diverse cose, etc. e le diciamo "beato/a te". Dire beato è anzitutto un augurio nella gioia, nel profondo di se stessi. È un augurio da vivere sempre, ogni giorno della vita.
Ci viene insegnato che fare festa in questa giornata significa guardare coloro che già posseggono l'eredità del gaudio eterno. I Santi sono quelle persone che hanno vissuto la loro vita nella gioia, nella piena consapevolezza di essere figli, secondo il pensiero paolino e che non fanno altro che dirci: "vivi anche tu come ho vissuto io".
L'augurio è che ognuno possa raccogliere "la giusta beatitudine" per la sua vita per un mondo che ha bisogno di esempi raccontabili, di storie del bene che contrastino le storie del male, di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcuno.
Vogliamo ricordare un particolare di questo inizio mese che si ricollega alla celebrazione di Tutti i Santi: la commemorazione di tutti i fedeli defunti. Preghiamo sempre per loro, non solo a novembre. Diceva S. Giovanni Crisostomo: "Bisogna soccorrere i defunti non con le lacrime, ma con le preghiere, le elemosine e la carità ". 

Buona santità a tutti voi!


 

immagine: www.radioluce.it