giovedì 26 novembre 2020

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

 VEGLIATE... IN ATTESA DEL VENIENTE!
 
Iniziamo un nuovo anno liturgico accompagnati dall'evangelista Marco, il più antico e il più breve dei quattro Vangeli. Nella sua brevità, Marco si presenta essenziale a tutti noi; ed è in questa sua essenzialità che bisogna cogliere il suo messaggio fino a testimoniare, come il soldato pagano, Gesù figlio di Dio (Mc 15,39) fino all'incontro finale e cantare la sua gloria in eterno.
Iniziare un nuovo anno è sempre una grazia per ricominciare, per sperare, per amare. È un fermarsi a riflettere su come amiamo, se siamo pronti per proseguire il cammino. 
Il Vangelo di questa domenica inizia con due atteggiamenti da osservare e praticare: "fate attenzione e vegliate".
Il primo elemento sembra descrivere una vita distratta, ad avere pensiero altrove. Marco, dice a noi tutti che abbiamo bisogno di porre attenzione. Su che cosa siamo chiamati a fare attenzione? 
Possiamo pensare di stare attenti alle piccole cose di ogni giorno (visto che per quelle grandi ci viene difficile), a ciò che accade nel cuore. Ma l'attenzione è posta anche durante il cammino e alle eventuali persone che possiamo incontrare. Un'attenzione può essere anche verso una realtà povera, muta oppure ricca dei doni che il Signore le ha fatto e che spesso vengono sprecati.
L'altro verbo è vegliate (in queste ultime settimane l'abbiamo sentito più volte). Vegliare, forse qualcuno lo paragona alla preghiera. Non è la preghiera (anche se al dire il vero in questo tempo forte dell'anno la nostra preghiera deve essere più intensa). Vegliare è un guardare oltre l'orizzonte. Uno scrutare quel buio che ci sta attorno (e anche dentro). È una speranza viva piena di futuro, perché dopo la notte sorge il sole!
Colui che veglia in questo modo concreto, tiene – per così dire – carica la molla della Gioia insita nell’amore, e così permette alla Sorpresa in arrivo di sprigionarla subito nel suo cuore. Dice infatti: «Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte al canto del gallo o al mattino; fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati» (Mc 13,35-36). Non a caso Marco indica qui quattro momenti precisi, che riscontriamo nuovamente nelle pagine del Vangelo: essi hanno tutti a che fare con la gioia dell’incontro con Gesù:
1° “alla sera”: la gioia dei discepoli di Emmaus: “Resta con noi perché si fa sera”;
2° “a mezzanotte”: le “vergini stolte” che per accidia “non presero con sé olio” e furono escluse dal banchetto nuziale privandosi così della gioia dello Sposo;
3° “al canto del gallo”: Pietro, al quale Gesù restituì la gioia perduta nel tradimento con il perdono;
4° “al mattino”: il “big-bang” del mattino di Pasqua, quando la gioia della vita del Risorto ha avvolto per sempre il mondo intero.
L’Avvento è di per sé un tempo di gioia, gioia pre-natalizia, ma solo chi imita l’atteggiamento profondo che ebbe la Vergine Maria nei confronti della Parola ne farà esperienza, un’esperienza “reale” come per una mistica gravidanza dell’anima.
Il nostro compito è vegliare su tutto ciò che nasce, sui primi passi della pace, sui germogli della luce. Avvento, infatti, vuol dire letteralmente avvicinarsi, venire vicino. E se non veglio, come accolgo questo tempo di speranza?
Allora lasciamo che la nostra vita sia tesa verso il veniente. E se la nostra vita è tale, è una vita che accorcia le distanze e che vive con attenzione. È una vita che non si arrende agli ostacoli, al male ma sempre aperta al futuro, al futuro di Dio che si incarna nelle nostre esistenze umane.
Lasciamo che l'ultimo imperativo di questa pagina evangelica risuoni ancora nei nostri cuori per poterci incamminare: «Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!




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