giovedì 12 novembre 2020

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A)

FAR RIFIORIRE L'AMORE DI DIO


Siamo alla XXXIII domenica del Tempo Ordinario, il ciclo liturgico sta per terminare, domenica prossima è la solennità di Cristo Re. Per cui ci troviamo a fare i conti con l’anno trascorso: come è stato il nostro cammino di fede? a che punto siamo arrivati? quante occasioni abbiamo perso? 
A dare una risposta ci viene in aiuto la parabola dei dieci talenti. Chissà quante volte l'abbiamo ascoltata, magari in "tutte le salse". Però ogni  volta possiamo cogliere sempre il nocciolo della questione: c'è un talento da coltivare, da custodire e da donare per rendere felice quanti il Signore ha posto sul nostro cammino.
Il talento, che cos'è? Nel Vangelo, nella forma figurativa era un lingotto d'oro o d'argento di una somma ben consistente. Guardando ad oggi, diciamo abitualmente: "hai talento!", per indicare le capacità di qualcuno.
Il cristiano, quale talento ha ricevuto? Il cristiano ha ricevuto il talento del Battesimo. Dire il Battesimo è dire la grazia divina, è dire Dio stesso, è dire amore. Ciò ci dice che ogni persona che incontriamo è un talento, un dono di Dio per me, quel seme prezioso che Dio ha seminato nel mio campo, nella mia vita.
Il talento, l'abbiamo già detto, è un dono, un patrimonio come quello che viene consegnato nel Vangelo odierno. Dio consegna un patrimonio. Quel patrimonio non ce lo siamo del tutto meritato ed in fondo non appartiene del tutto a noi, perché della vita non possiamo fare ciò che vogliamo (anche se la società odierna testimonia il contrario); essa appartiene al Signore ed è un dono che il Signore ci fa. 
La nostra vita è il primo e più prezioso talento che il Signore ci ha dato. La nostra vita è un dono fatto per gli altri. In quest’ottica metteremo a frutto la nostra esistenza solo in quanto la sapremo spendere per gli altri. A cominciare da coloro che il Signore ci ha messo vicino, come compagni di viaggio. Saremo quindi misurati su quanto la nostra vita avrà arricchito: genitori, fratelli, sposi, figli, amici, compagni di scuola o di lavoro, etc. Ognuno di loro è una occasione per capitalizzare il nostro talento, ognuno di loro è misura della nostra capacità di donarci. Il nostro tempo, la nostra volontà, la nostra fedeltà, la nostra progettualità, questi i talenti ricevuti e che siamo chiamati a mettere a frutto. La nostra stessa libertà donata per amore. È l'amore, il talento da fruttificare, che Dio dona. È l'amore del Signore che ci rende capaci, che continuamente ci promuove chiamandoci ad essere «buoni amministratori della sua grazia multiforme» (cfr. 1Pt 4,10), testimoni di Dio. È la vita del Vangelo che deve fiorire e rifiorire. Far rifiorire la vita del Vangelo significa far rifiorire l'amore di Dio in tutto il creato.
Purtroppo l'essere umano vive delle sue paure. Anche il cristiano ha le sue paure. La pagina evangelica odierna ci dice: quale fiducia metti in Dio? Solo con la fiducia, con l'abbandono puoi sconfiggere le tue paure. Non è necessario sotterrare il talento. Non abbiamo bisogno di fasciarci la testa prima di rompercela. "Il Vangelo è maestro della sapienza del vivere, della più umana pedagogia che si fonda su tre regole: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura. E soprattutto da quella che è la paura delle paure: la paura di Dio" (Ermes Ronchi). Occorre sviluppare i doni spirituali donati da Gesù stesso: la parola di Dio, la fede. In altre parole: il regno da lui annunciato.
Rinnoviamo la nostra fede e affidiamoci a Lui per vivere serenamente il Vangelo in novità di vita.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!
 




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